SE RIAPRONO LE SCUOLE SENZA LE ASSOCIAZIONI PER LA MUSICA…

Di Giuliana Pella e Lorella Perugia *

La musica, intesa come materia didattica, è uno dei temi al centro del dibattito quando si parla di svolgere le attività in totale sicurezza. Affermazioni poco chiare e allarmiste sul pericolo del canto, ma anche i timori sugli strumenti a fiato o sulla musica d’assieme, stanno rischiando di limitare fortemente una parte fondamentale dell’apprendimento musicale.

A fare chiarezza è intervenuto il Miur con una nota del 15 Settembre (n.16495) sollecitata dal Comitato per l’Apprendimento Pratico della Musica in collaborazione con alcune associazioni del Forum Nazionale per l’Educazione Musicale.
Conservatori, Licei Musicali e Scuole secondarie hanno avuto risposte e rassicurazioni su come gestire le lezioni individuali e collettive proprie della disciplina, svolta dai docenti interni, senza dover così rinunciare, pur nel rispetto della sicurezza per tutti, alle pratiche didattiche. 

Diversa è la condizione di scuole primarie e dell’infanzia, dove l’educazione al suono e alla musica è affidata da decenni e in grandissima parte a operatori esterni specializzati, vista la necessità di una professionalità didattica che unisca la formazione pedagogica a quella musicale. 
Già da una ricerca del MIUR del 2008 risultava che del 98% delle scuole del primo ciclo che dichiaravano di svolgere programmi di musica nella scuola, oltre il 55% si affidava alla collaborazione di docenti esterni specializzati provenienti da associazioni musicali, cooperative o liberi professionisti. Di fatto, oggi questa situazione non è cambiata nella sostanza.

Così, a seguito dell’emergenza Covid, per questo nuovo anno scolastico le scuole hanno per la quasi totalità chiuso l’ingresso agli esperti esterni. 
Ma può la scuola rinunciare a una formazione globale e all’attivazione di quei processi di maturazione in ambito cognitivo, espressivo e affettivo che solo la musica, con i suoi effetti benefici sullo sviluppo cerebrale, può attivare?  

Le collaborazioni che le scuole hanno bruscamente interrotto sono, nella stragrande maggioranza dei casi, collaborazioni continuative che, con diverse modalità, sono state integrate nella comunità scolastica e nel piano dell’offerta formativa, con una ricaduta significativa anche sulla formazione in servizio dei docenti della scuola. Questa esclusione non è dovuta a note o circolari ufficiali, ma resta un dato di fatto. 
I dirigenti sono impegnati sulla sicurezza e oppressi dalle responsabilità legali. Letture intransigenti delle norme igienico-sanitarie hanno innalzato muri invalicabili, spesso senza porre attenzione alle necessità didattiche e senza disponibilità al dialogo e al confronto, anche con quelle associazioni con cui le scuole collaboravano da anni. Questa situazione genera, da un lato impoverimento didattico, dall’altro il rischio di mandare sul lastrico migliaia di lavoratori del settore per la chiusura di cooperative di servizi che basano le loro attività sul rapporto con le scuole, associazioni musicali che si mettono da anni al servizio della scuola e scuole di musica ospitate nei locali scolastici. 

Tutto questo cela un problema di riconoscimento professionale, non nuovo. C’è bisogno di considerare una strada per regolamentare gli interventi educativi svolti in maniera organica e diffusa da specialisti esterni di ambito didattico-musicale, un patrimonio di competenze completamente ignorato nella ripresa scolastica e con i risvolti sopra citati.

Servono tavoli tecnici per studiare soluzioni alle limitazioni attuali sulla didattica musicale per bambine e bambini. Le associazioni hanno progettato in questi mesi alternative alla didattica in presenza, mettendo in campo efficaci pratiche a distanza, stimolando attività in spazi alternativi e sviluppando modalità ed esperienze per lo svolgimento in piena sicurezza di laboratori musicali in presenza. Questo patrimonio di conoscenze dovrebbe poter continuare a essere messo al servizio anche della scuola.

I Patti educativi di comunità sembravano una strada di apertura e raccordo, ma sono finiti nel nulla dopo lo scioglimento della commissione istituita per progettare la ripresa della scuola. 
Perché non trasformare questo limite in risorsa?
Una idea di comunità educante non l’avevamo mai vista così vicina: un’alleanza territoriale, una “integrazione del lavoro fatto a scuola con esperienze legate alla comunità” per riportare le parole dal prof. Patrizio Bianchi. 
Troppo innovativa? L’autonomia scolastica non ha strumenti per avvalersene? 

LE AZIONI INTRAPRESE E LA RETE DEL FORUM

Il Forum si sta adoperando molto in queste settimane per portare questi temi all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica, grazie anche all’apporto della sua rete. 
Tre sono le interrogazioni presentate al Miur da diverse forze politiche in pochi giorni per sollecitare una risposta sul tema.  
Siamo in procinto di pubblicare con ANP (Associazione Nazionale Dirigenti scolastici) una nota congiunta che invita i Dirigenti e le Scuole a non trascurare opportunità d’interazione e partirà a breve un tavolo tecnico per la redazione di un protocollo che fornisca risposte e modelli per l’interazione tra scuola e privato sociale in merito alle norme di sicurezza. 

Con il Forum Nazionale del Terzo Settore stiamo organizzando un webinar dal titolo “Scuola-Creatività-Terzo Settore: non rinunciamo alla musica, in piena sicurezza, per la crescita educativa delle nuove generazioni” a cui parteciperanno politici ed esperti del settore. 

Anche ALI (Autonomie Locali Italiane) infine, con cui stiamo per firmare un protocollo d’intesa, si sta adoperando per sensibilizzare gli Enti locali, che possono svolgere un ruolo determinante, per la crescita di una comunità educante, come sta accadendo in alcune realtà virtuose.  

Durante i mesi di lockdown la musica ha sorretto la collettività e aiutato a sentirsi uniti e vicini come non mai, ma pare che molti se ne siano già dimenticati.   
Info: FORUM NAZIONALE PER L’EDUCAZIONE MUSICALE

* Presidenza Forum Nazionale per l’Educazione Musicale

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