BANDA LARGA ULTRAVELOCE. A CHE PUNTO SIAMO?

di Francesco Sessa

In tempi di didattica a distanza e di scuola digitalizzata, ci si concentra giustamente sulle metodologie di insegnamento, sulla strumentazione necessaria e sul coinvolgimento degli studenti. Spesso si dà per scontato, o non si prende in considerazione, la base necessaria per poter costruire tutto il castello, il punto di partenza da cui bisogna necessariamente partire: la banda larga ultraveloce. 
A che punto siamo?

Viene definita “banda larga” la trasmissione e ricezione di dati a una velocità di connessione superiore a 144 kb/s. Si definisce ultraveloce quando la velocità di connessione effettiva in download è di almeno 30 Mb/s. Come abbiamo scritto nel terzo numero di MusicEdu, in vista dell’inizio dell’anno scolastico 2020/21, già nel 2015 la Commissione Europea aveva stabilito come obiettivo per il 2020 il raggiungimento del 50% delle famiglie in UE con la banda ultraveloce. Quota che il nostro Paese ha esteso all’85%. I numeri però ci dicono che siamo lontani dall’obiettivo: nel 2019 le famiglie italiane raggiunte dalla banda larga ultraveloce erano solamente il 36,8%. Ma c’è di più: nel 2016 la Commissione ha stabilito che entro il 2025 il 100% delle famiglie dovrà essere raggiunto dalla banda larga ultraveloce. E viene inoltre previsto il raggiungimento di una velocità pari a un gigabit al secondo (1.000 Mbps) per scuole, biblioteche e uffici pubblici.

Il tema è delicato e all’ordine del giorno: non si può perdere tempo, servono investimenti importanti e un’operazione massiccia. Un aiuto in questo senso arriva dalla Commissione europea, che ha approvato un sostegno pubblico di 325 milioni di euro per dotare 12.000 scuole italiane di una connessione Internet ultraveloce. La misura riguarda le scuole in cui attualmente non esiste una banda larga ultraveloce, come dichiarato anche da Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza: “La misura aiuterà gli studenti e gli educatori anche nel contesto della pandemia da Covid-19, dando loro accesso agli strumenti didattici online attuali e futuri. Questa decisione consente l’uso di fondi pubblici per fornire servizi Internet ad altissima velocità alle scuole in zone del territorio italiano in cui gli investimenti privati sono insufficienti”. Le sue parole sono riportate sul sito ufficiale della Commissione europea.

Si cerca dunque un’accelerata in materia di banda larga ultraveloce. E un input arriva anche dal governo italiano, che nella nuova bozza del 12 gennaio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il Recovery Fund – Next Generation EU ha messo in campo 4,2 miliardi di euro per l’infrastrutturazione in banda larga, per la spinta del 5G e per il monitoraggio satellitare. Il punto 1.2 dell’ultima bozza è dedicato a “Digitalizzazione, Innovazione e Competitività del Sistema Produttivo”: a “Banda Larga, 5G, Monitoraggio satellitare” si vorrebbero dedicare “4,2 miliardi (di cui 1,1 già stanziati per progetti in essere)”. 

Si legge nella bozza: “Nel corso di questo decennio, dovremmo affrontare una trasformazione digitale sempre più rapida, che peraltro è al centro della competizione geopolitica. Il digitale caratterizzerà sempre di più le filiere industriali della manifattura italiana, oltre a ogni aspetto della vita sociale (mobilità, istruzione, salute). Il digitale è la piattaforma abilitante delle riforme e della competitività. Come ha mostrato l’accelerazione impressa dalla pandemia, la capacità digitale sarà sempre più un fattore cruciale di inclusione. Solo un investimento capillare nel digitale, in infrastrutture, competenze e cultura, potrà liberare il potenziale di tutti i territori italiani”. I punti salienti sono il Piano Italia 1 Gbit/s, che prevede il completamento del progetto Banda ultra larga, e la copertura in fibra ottica in realtà pubbliche ritenute prioritarie, tra cui ovviamente le scuole.

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