UNIVERSALITÀ DEL LINGUAGGIO MUSICALE IN MUSICOTERAPIA

di Antonella Zenga

È pensiero diffuso che il linguaggio musicale rappresenti una forma universale di comunicazione. Cosa significa questo in Musicoterapia (MT)? Secondo K. Bruscia: “La MT è un processo finalizzato, in cui il terapeuta aiuta il cliente a migliorare, mantenere o ristabilire uno stato di benessere, usando esperienze musicali e le relazioni che si sviluppano loro tramite come forze dinamiche di cambiamento”.

Emergono due elementi fondamentali: esperienza musicale e relazione. Attraverso l’esperienza musicale condivisa si costruisce la relazione fra musicoterapeuta (MT) e cliente. Questi attraverso una dinamica circolare si integrano e agiscono terapeuticamente per dare vita a un processo di cambiamento. Suono e relazione non a caso accompagnano l’ingresso alla vita di qualsiasi essere umano. Ogni bambino venuto al mondo ha vissuto una profonda esperienza di ascolto all’interno dell’utero materno, immerso trai i suoni del mondo esterno, attutiti e filtrati dal liquido amniotico e tra quelli prodotti dalla madre: la sua voce, il battito cardiaco, i borborigmi intestinali, il ritmo binario del suo respiro. Ogni bimbo si presenta al mondo con un vagito, sua prima espressione vocale, e ri-conosce i suoni della vita prenatale attraverso il contatto con la mamma che istintivamente comunica con lui. La voce diventa canto, carezza, dondolio… La prima relazione di ogni essere umano si realizza dunque attraverso un’esperienza corporea, sonora e musicale. L’universalità del linguaggio musicale in MT è presto spiegata dall’innata predisposizione al suono che risponde al bisogno stesso di prepararsi alla vita e a quello primario di sentirsi in relazione. Secondo il principio dell’ISO esposto da Benenzon, dalla gestazione in poi ogni individuo costruirà una sua propria identità sonora (ISO) che si struttura a partire dall’ISO Universale, comune a tutti gli uomini (battito cardiaco, il ritmo del respiro, le pentafonie, il suono dell’acqua), distinguendosi poi grazie alla sovrapposizione dei vissuti sonori successivi alla nascita, attraverso le proprie esperienze culturali e sociali. Si definisce così un “tempo biologico” che caratterizza ognuno di noi. In seduta, l’adeguamento reciproco fra tempo biologico del cliente e del MT porterà al raggiungimento del tempo terapeutico. Il MT sceglie le esperienze musicali più adeguate alla persona per costruire la relazione, adottando modalità attive che prevedano l’uso di strumenti, della voce e del movimento nello spazio, oppure recettive, maggiormente centrate sull’ esperienza di ascolto. Quanto brevemente descritto fin qui permette di comprendere come nel setting di MT il linguaggio musicale consente di aprire un canale di comunicazione alternativo alla portata di chiunque, a prescindere dall’età, dalla cultura, dallo stato fisico e mentale, come presupposto di un percorso finalizzato al miglioramento, al mantenimento o al ripristino dello stato di benessere.

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