UNA PRODUZIONE ARTISTICA DALLA A ALLA Z… CABLAGGIO AUDIO COMPRESO

IL DIETRO LE QUINTE DE LA MIA VERTICALITÀ DI GIANNI SALAMONE

Per un artista, oggi i tempi sembrano maturi per tornare a essere finalmente se stesso. Un compositore che desidera prendersi cura della propria arte anziché assoggettarla a regole di mercato che poco hanno a che fare con la Musica, può dedicarsi ai suoi progetti e, dopo aver fatto tesoro dell’esperienza necessaria a maturare un proprio stile, decidere come proporsi al suo pubblico anche attraverso i canali digitali. Potrà anche affidarsi a uno stimato produttore che lo apprezzi per quello che è e lo aiuti a mettere su una band e un team di persone che condividano il suo progetto, con la prospettiva che il successo arriverà se portato avanti con determinazione e coerenza.

IL PROGETTO ARTISTICO
Così ha deciso di fare il cantautore toscano Gianni Salamone con il suo progetto La mia verticalità, di cui ha affidato la produzione a Marzio Benelli, che ne ha curato prima la registrazione su disco e poi l’ha portata su un palco per produrre un video del concerto dal vivo. Marzio Benelli, per capirci, è uno dei più quotati tecnici del suono italiani, responsabile di numerose produzioni di musica pop anche internazionale (Caetano Veloso, Mick Ronson, Ginger Baker…) nonché di musica classica per etichette importanti come la Quadroframe.

Ma come si può oggi pensare di produrre un artista e fare in modo che raggiunga il pubblico senza passare da un’etichetta discografica? “In passato io e Gianni abbiamo provato a proporre il suo lavoro alle case discografiche senza fortuna” racconta Marzio Benelli: “ma oggi siamo convinti che si possa fare una produzione per conto proprio e poi sfruttare i canali di Internet per promuoverla. Così abbiamo registrato dei provini in studio per poi arrangiarli e produrli insieme, io, Gianni e Giacomo Guatteri, coinvolgendo altri musicisti“.

La condivisione tra artista e produttore è fondamentale soprattutto nei momenti di duro lavoro: “Ho sempre lavorato con Marzio con umiltà, fin dal primo giorno in cui ha cominciato a credere in me, perché è uno dei pochi professionisti rimasti a far le cose per bene” afferma Salamone: “Poi è arrivato un periodo molto prolifico in cui sono riuscito a comporre un pezzo al giorno mettendo dentro tutto me stesso e quando ho avuto un numero sufficiente di brani l’ho chiamato per proporgli di produrre il disco, anche perché avevo reperito il denaro per farlo“. 

Ma anche se ci sono i soldi per la produzione, occorre che i musicisti coinvolti siano convinti della bontà del progetto per dare il meglio di sé e rendere la produzione convincente: “Gianni ha composto i brani e io l’ho aiutato ad arrangiarli” racconta Marzio: “e nei due anni di produzione le cose non sono state semplici perché ogni scelta richiedeva un investimento in denaro. Però tutti i musicisti che abbiamo coinvolto sono stati meravigliosi e hanno dato molto più di quanto gli era stato chiesto.”. 

DALLO STUDIO DI REGISTRAZIONE AL PALCO
Se alla produzione del disco avevano partecipato sei musicisti, per il progetto live è stato necessario mettere su una band di 18 elementi per eseguire tutte le parti. Si sa che sul palco si crea un clima diverso da quello dello studio, che porta anche a qualche adattamento sulle stesse composizioni: “Quando si registra in studio c’è un carico emozionale che rimane impresso su disco e che arriva sempre all’ascoltatore“, racconta Salamone: “Tutti i musicisti coinvolti nel concerto dal vivo hanno approcciato alla composizione mettendoci del loro quando gliene abbiamo dato la possibilità, ma rispettando in modo quasi sacrale la composizione, perché tutti hanno capito l’importanza del testo e della melodia. Però, avevamo dei musicisti così bravi, che abbiamo deciso di allungare alcuni brani per lasciare spazio alle loro improvvisazioni“.

Il punto però è che, per produrre una ripresa dal vivo di un progetto prodotto in studio con meticolosità, non basta la bravura di Salamone e dei musicisti chiamati a supportarlo. Occorre anche una produzione che garantisca la qualità di tutti i passaggi, dal corretto posizionamento della band sul palco alla scelta delle attrezzature migliori, con tutte le professionalità necessarie per gestirle. Pur con le rinunce che una produzione senza budget illimitato deve fare: “Avevamo 18 musicisti sul palco più un click e i canali necessari sarebbero stati di più ovviamente, se consideriamo che la sola batteria richiederebbe minimo 4 canali. Ma il banco di mixaggio ne aveva solo 32 e così ho fatto qualche scelta, per esempio tenere in mono il pianoforte e la chitarra. Solo nel caso del quartetto d’archi che si trovava al centro del palco ho allargato un po’ il suono per fare in modo che si potesse percepire meglio ogni singolo strumento.” spiega Benelli.
Bisogna considerare che la ripresa in stereo degli strumenti è una cosa che si fa in studio. La realtà di un concerto dal vivo è fatta di sorgenti mono che vengono posizionate sul mix stereo coerentemente con la posizione dei singoli musicisti della band sul palco. 

IL CABLAGGIO COME ELEMENTO QUALIFICANTE
Arriviamo invece all’aspetto tecnico che ha caratterizzato questa produzione, cioè una particolare attenzione al cablaggio audio, che ha garantito una qualità della produzione, inaspettata per gli stessi musicisti che vi hanno partecipato: “Ho deciso di chiamare Angelo Tordini di Reference Cables quando mi sono accorto di avere utilizzato tutti i miei cavi Reference e avevo dunque bisogno di una DAP (Distribuzione Audio di Palco). Così Tordini ha deciso di aiutarci tirando anche tutti i cavi necessari, quelli adatti per ogni strumento, e alla fine ero strafelice perché c’era lo stesso suono che avevo in studio“.
È per questo che Marzio Benelli ha chiesto al service audio Power Rent di montare tutte le attrezzature necessarie, esclusi i cavi. Così Angelo Tordini di Reference Cable ha allestito da solo il cablaggio dell’intera band, predisponendo innanzitutto quattro stage box che raccogliessero i cavi delle singole sorgenti (senza grovigli di cavi sul palco) e indirizzassero linee bilanciate microfoniche e direct out anche tramite multicord, così da accompagnare tutti i segnali degli strumenti senza alcuna perdita di qualità verso la consolle digitale Yamaha. “Avevamo consegnato a Reference Cables una Input Channel List in modo che potesse scegliere il set di cavi dedicato a ognuna delle sorgenti presenti sul palco, del quale gli abbiamo anche fornito la pianta con uno stage plot che riportava la posizione di ogni musicista”, spiega Benelli: “e loro  ci hanno restituito una speciale Input Cable Channel List che indicava tutti i cavi coerenti con i microfoni, le direct out e le Direct box scelte dal fonico per ciascuno strumento. Quando Angelo è arrivato in teatro, ha mandato tutti i musicisti giù dal palco e dopo quasi otto ore di lavoro aveva cablato tutto nei particolari, uno strumento dopo l’altro, voci comprese” chiosa Benelli. 

Sì, ma i musicisti come hanno accolto le “interferenze” da parte di Tordini? “L’incontro con Angelo ha cambiato il mio punto di vista. Ricordo che la prima volta che ho usato un cavo Reference sul mio microfono, sentivo come se fossi più intonato e da allora non ho più usato effetti sulla voce. Anche il mio chitarrista ha dichiarato di non avere mai avuto prima un suono così bello sul suo strumento“.

La qualità dei suoni ripresi dal vivo non ha richiesto alcun particolare intervento di correzione prima del mixaggio: “Dal mixer Yamaha digitale abbiamo registrato in multitraccia con Steinberg Nuendo su Mac Studio Pro a risoluzione 24 bit/48kHz. Ho realizzato il mix audio per il montaggio su video come se fosse una normale sessione in studio e cioè usando 3 plugin in particolare: Tape Face della Kiive Audio e T-racks Master EQ 432 e Stealth Limiter di IK Multimedia” conclude Benelli.

ECCO IL VIDEO DELLA PRODUZIONE

E QUESTO È IL VIDEO DEL CONCERTO DAL VIVO

Info: Reference Cables

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