STAUFFER CENTER FOR STRINGS. ALTA FORMAZIONE INTERNAZIONALE

di Piero Chianura

Cremona è da sempre la capitale delle eccellenze che ruotano attorno al mondo degli strumenti ad arco, ma da un po’ di anni si susseguono iniziative che puntano ad accrescere ulteriormente questo primato a livello internazionale. Una delle più recenti è l’apertura dello Stauffer Center for Strings, il primo centro musicale internazionale per l’alta formazione, la ricerca, la composizione, la produzione, il management e l’innovazione, interamente dedicato agli strumenti ad arco, e di cui Direttore Generale è Paolo Petrocelli.

Si tratta di un progetto culturale ambizioso che nasce dall’esperienza dell’Accademia Stauffer per formare e sostenere ancora meglio le giovani generazioni di talenti musicali, provenienti da tutto il mondo, all’interno di una nuova sede, il Palazzo Stauffer (già Palazzo Stradiotti). L’iconico edificio storico è stato restituito alla città di Cremona proprio grazie all’impegno della Fondazione Stauffer, che ne ha voluto fare un vero e proprio campus tecnologico, impreziosito da un esclusivo progetto di design d’interni firmato da Pininfarina, con un’attenzione alla sostenibilità.

Paolo Petrocelli, Direttore generale dello Stauffer Center For Strings

MusicEdu Stiamo parlando di un progetto che ha forti radici nel passato.
Paolo Petrocelli La Fondazione Stauffer si è costituita nel 1970 grazie all’eredità di un privato cittadino nativo di Sesto Cremonese, Walter Stauffer, che dopo aver trascorso tutta la sua vita in Svizzera ha deciso di riportare tutte le sue fortune qui a Cremona. La fondazione privata è nata con l’idea di aiutare l’ecosistema musicale di Cremona, che già allora cominciava a strutturarsi, impegnando fin da subito le sue ricchezze a sostegno dei giovani studenti, inizialmente liutai e allievi dell’istituto di liuteria, e poi verso altre linee di azione, da quella in musicologia fino al supporto ai giovani musicisti. Fino al 1985 la Fondazione Stauffer ha lavorato sostanzialmente come un ente erogatore attraverso un programma di borse di studio a sostegno delle realtà di riferimento a Cremona. Ma nel 1985 il maestro Salvatore Accardo, che aveva già con Cremona un rapporto più che famigliare, ricevette il suggerimento dell’allora curatore della collezione di strumenti della liuteria storica, di proporre alla fondazione Stauffer un progetto di alta formazione musicale, sulla scia dei corsi dell’Accademia Chigiana di Siena, dove Accardo già insegnava da molti anni. Il modello era quello di un’accademia molto dinamica legata ai temi di eccellenza rivolta ai giovani talenti. Nacque così l’esperienza dell’Accademia Stauffer a cui aderirono, oltre a Salvatore Accardo per il violino, altri grandi della scuola italiana di archi: Bruno Giuranna per la viola, Rocco Filippini per il violoncello e Franco Petracchi per il contrabbasso. I corsi erano ospitati presso sedi diverse perché la Stauffer non aveva una sua sede operativa. Per le classi di questi maestri sono passate centinaia e centinaia di allievi italiani e stranieri che sono diventati a loro volta protagonisti della musica internazionale.

Da sinistra: Bruno Giuranna, Salvatore Accardo, Antonio Meneses e Franco Petracchi.
Il Quartetto di Cremona.

MusicEdu Di fatto, la sede dei corsi era tutta la città di Cremona, già luogo di laboratori di liuteria e sede di altre eccellenze del mondo degli archi.
Paolo Petrocelli Questo è stato proprio uno degli elementi di forza dell’Accademia Stauffer, cioè identificarsi in modo così stretto con il patrimonio artistico e culturale, nonché della storia della liuteria ad arco di Cremona. Fino a quattro/cinque anni fa quando la fondazione decide di rilanciare il suo impegno sul fronte della formazione dando una sede importante all’Accademia individuando il Palazzo Stradiotti, su cui fa un investimento di recupero con un’azione di vera e propria rigenerazione urbana.

MusicEdu Direi che è stata un’operazione di rigenerazione urbana che si è concretizzata tramite un’azione di tipo culturale e anche sociale, coerentemente con le linee guida dei programmi di sviluppo europei.
Paolo Petrocelli È corretto visto che l’idea è stata quella di recuperare un edificio storico e riconvertirne l’uso rendendolo vivo e soprattutto pensato per i giovani come un campus musicale a tutti gli effetti. Direi che è un’opportunità unica in ambito musicale a livello mondiale. Ma questa azione ha aperto uno scenario di ulteriori scelte che la Fondazione si è vista dover prendere e cioè immaginare un futuro per la stessa accademia. E questo è il motivo del mio arrivo con l’obiettivo di sostenere un piano di sviluppo e di crescita per la nuova Accademia Stauffer. 

MusicEdu Di solito da un piano di sviluppo di tipo manageriale di natura privata ci si aspetta più attenzione agli aspetti economici che a quelli culturali.
Paolo Petrocelli Elemento di unicità dell’Accademia Stauffer è anche quello di essere a tutti gli effetti un’Accademia non profit, visto che eroghiamo fin dall’inizio tutta la nostra offerta formativa in forma gratuita per i destinatari. Non vendiamo corsi e diamo un’opportunità a chi ne ha bisogno e si merita questa opportunità. Non dovendo generare profitto, abbiamo la libertà e l’autonomia di definire il nostro piano strategico sulla base di alcuni elementi di eccellenza. Per noi è fondamentale organizzare le nostre attività nel pieno rispetto delle aspettative dei docenti che coinvolgiamo ma anche offrendo ai nostri allievi qualcosa che sia davvero utile per il loro futuro. 

MusicEdu Esiste comunque un piano di sostenibilità economica a lungo termine?
Paolo Petrocelli È chiaro che per un’organizzazione come la nostra è fondamentale sviluppare un progetto che sia sostenibile nel tempo proprio perché è auto-finanziato. L’apertura di questa struttura impegna ulteriormente la fondazione a lunghissimo termine e non avendo un in-come esterno dobbiamo essere in grado di coprire i costi generati. Quello della fondazione Stauffer è un modello virtuoso che si rigenera grazie agli asset finanziari di cui disponiamo. Non abbiamo un patrimonio passivo che andiamo a erodere, ma uno dinamico che si rigenera nel tempo. Il che non significa che non sia prevista una gestione economico-finanziaria accorta e lungimirante di competenza del consiglio d’amministrazione della fondazione. C’è da dire che comunque non siamo una fondazione multimilionaria che investe cifre astronomiche. Abbiamo un budget ragionevole che tiene in piedi un progetto con un senso di condivisione che lo rende sostenibile. Gli stessi insegnanti si sentono ispirati a venire a Cremona, quasi a prescindere. Se il progetto si fosse realizzato in un’altra città non sarebbe stato così attraente per i docenti e i partner.

MusicEdu Un’oculatezza che si riflette sulla scelta delle attività da avviare…
Paolo Petrocelli L’impegno che mettiamo nelle attività deve avere una ricaduta molto concreta e percepibile. Nell’alzare l’asticella, cioè nell’ampliare l’offerta didattica grazie alle dimensioni di questa nuova struttura da 2.000 metri quadrati, che ci consente di ospitare più docenti e allievi, abbiamo pensato a una crescita non in una dinamica competitiva con le altre accademie, ma costruttiva, chiedendoci anzitutto quale potesse essere il tassello che potevamo aggiungere al panorama dell’alta formazione a livello mondiale. È così che abbiamo progettato questa struttura come una vera e propria piattaforma internazionale, partendo dal brand Stauffer Center for Strings, ovvero un centro musicale internazionale interamente dedicato agli archi all’interno del quale si innesta l’Accademia. Nel progetto sono stati invitati a collaborare non solo i 40 artisti coinvolti, ma anche diverse istituzioni partner, dunque una platea ampia di professionisti e altre realtà in grado di offrire contenuti.

MusicEdu In sostanza avete messo la struttura in rete con il mondo degli strumenti ad arco a livello internazionale, il che consente di sostenere iniziative più impegnative in condivisione  con altri partner.
Paolo Petrocelli Il tema centrale è offrire il miglior posto possibile ai nostri giovani allievi di età tra i 15 e i 30 anni, che hanno però oggettivamente le capacità per affermarsi sul piano internazionale. Oltre ai nostri corsi di violino, viola, violoncello, contrabbasso e quartetto d’archi, programmi di formazione annuale guidati dai quattro docenti storici, abbiamo avviato il corso annuale di formazione per i primi violini Concertmaster Artist Diploma. Questo corso prevede un format innovativo che ha messo insieme i dieci primi violini delle dieci più importanti orchestre europee. Questo programma ha attirato tantissimo interesse da parte di decine di giovani violinisti da tutto il mondo. Ogni mese i partecipanti incontrano il primo violino di una grande orchestra europea, in presenza. Lo scorso anno hanno partecipato oltre 300 allievi da tutto il mondo, che hanno vissuto qui a Cremona. Un’altra novità sono gli Stauffer Labs, ovvero i laboratori di formazione multidisciplinari che offrono agli allievi musicisti l’opportunità di integrare la loro formazione su piani differenti quali, per esempio, quelli del management, della comunicazione, della produzione musicale, della liuteria e quant’altro, con l’idea che possano diventare artisti completi a 360 gradi misurandosi anche con professionisti di tutte queste aree strategiche legate al mondo della musica, con i quali possiamo connetterci facilmente perché abbiamo la fortuna di essere molto dinamici. Da noi non c’è quel gap che c’è di solito tra il mondo della formazione e quello del lavoro. Lo dico con la consapevolezza che molti colleghi, anche quelli dei conservatori italiani con cui ci si confronta spesso, soffrono la mancanza di libertà operativa nel poter prendere decisioni che gli consentirebbero di connettersi con la realtà portando a bordo professionisti più competenti e confrontarsi con programmi meno obsoleti. Da questo punto di vista noi rivendichiamo il fatto di non far parte del sistema AFAM, un sistema di eccellenza che però sappiamo avere una serie di elementi critici che non si riescono a risolvere. Nel nostro piccolo, in sei mesi abbiamo chiamato qui a raccolta gran parte di quella comunità musicale di eccellenza internazionale che è possibile anche in Italia mettere assieme.

MusicEdu Vengono in mente i nostri ragazzi, che dopo aver preso una laurea in Italia si vedono costretti a fare un master di specializzazione all’estero per poter dire di aver fatto un percorso di formazione completo. Per chi si forma sugli strumenti ad arco, si può dire che la vostra struttura sia in grado di offrire questa specializzazione senza dover uscire dal nostro Paese.
Paolo Petrocelli Anche se non rilasciamo titoli o certificati, perché non vogliamo perdere la nostra libertà, lavoriamo con tantissimi giovani che hanno già acquisito un titolo o lo stanno prendendo presso altre strutture, ma desiderano entrare in connessione con quel mondo che vedono troppo distante da loro. Qui trovano oggettivamente un binario entro cui inserirsi dal punto di vista professionale, dopo lo studio accademico.

MusicEdu Come avviene l’ammissione dei ragazzi ai corsi?
Paolo Petrocelli Anzitutto stiamo facendo un lavoro di comunicazione presso istituzioni vicine a noi, conservatori e altre accademie perché non vogliamo essere una realtà chiusa, elitaria ed esclusiva. Vogliamo invece individuare, assieme alle altre realtà che fanno alta formazione in Italia e nel mondo, quei giovani che hanno bisogno di un’esperienza qui in Stauffer e arrivare a loro anche per il tramite dei docenti e dei direttori dei conservatori e delle università. Siamo molto attenti nel processo di selezione di questi allievi perché dobbiamo davvero individuare quelli che si trovano nel momento giusto per godere di tutto questo. A noi non serve avere un gran numero di iscritti per ricevere finanziamenti. Lo scorso anno, primo anno accademico nella nuova sede, abbiamo avuto circa 320 allievi da tutto il mondo, 120 nei corsi annuali e circa 200 nei vari workshop, masterclass ecc. Quest’anno ci siamo attestati sugli stessi numeri. Le ammissioni vengono realizzate con audizioni in presenza, tranne quelle delle Concertmaster Artist Diploma che vengono fatte anche sfruttando i mezzi tecnologici visti i numerosi candidati stranieri.

MusicEdu A proposito degli insegnanti invece, quali sono le prospettive in termini di ricambio generazionale?
Paolo Petrocelli Qui si apre una prospettiva certamente sfidante. La Stauffer oggi è strettamente legata alle figure di “giganti” che hanno dato tantissimo all’accademia, all’interno della quale sono oltre 35 anni che insegnano con continuità. Ma cosa ne sarà tra 10 e più anni? Quando io sono arrivato qui ho portato i miei valori e le mie idee, tra cui quella di far crescere la dimensione italiana collegandola con quella internazionale. Ovviamente non tutto è fluido e facilmente attuabile, ma sono convinto che lo si debba fare, pensando anche all’eccellenza italiana in quest’ottica di sviluppo in ottica internazionale, prevedendo dunque anche passaggi di consegne a ex allievi più giovani, che oggi sono a loro volta protagonisti della scena violinistica non solo italiana.

MusicEdu Nel binomio musicista-insegnante non sempre queste due competenze riescono a ritrovarsi a livello di eccellenza, all’interno di singole figure. Inoltre i giovani impegnati ad affermarsi come musicisti in giro per il mondo non è detto che siano disponibili a insegnare.
Paolo Petrocelli Io credo che non si tratti solo di aggiornare un corpo docenti ma di aggiornare il format, tenendo sempre conto delle trasformazioni che accadono a livello di sistema. La qualità di un corso di alta formazione che debba rimanere legata a un solo grande nome di un docente è un’idea che si può riconsiderare anche alla luce delle trasformazioni profonde avvenute nel mondo della musica. Per esempio, oggi un giovane che vuole affermarsi come professionista si confronta in una dinamica internazionale e con una platea di altri colleghi straordinari in un contesto altamente competitivo. È chiaro che tutti ambiscono a diventare grandi concertisti, primo violino di un’orchestra o in ensemble prestigiosi, ma noi in Stauffer possiamo dare a questi giovani gli strumenti per posizionarsi potenzialmente su diversi fronti e sempre in posizioni di eccellenza, perché solo pochi di loro ce la potranno fare nella direzione esclusivamente solistica. Dando loro più strumenti possiamo invece fare in modo che possano affermarsi come solisti, ma anche come prima parte in un’orchestra, come ottimi cameristi e anche come ottimi insegnanti. Per rispondere alla tua domanda, dunque, per fare questo forse dobbiamo mettere anche in campo più docenti “spacchettando” le aree di competenza in un programma di alta formazione che veda coinvolti più esperti nelle diverse aree di riferimento. La sfida sta nell’avere la serenità e il coraggio di rimanere una realtà di eccellenza, punto di riferimento di uno scenario reale, come lo è sempre stata l’Accademia fin dalla sua nascita.

MusicEdu Come è nata la vostra biblioteca digitale?
Paolo Petrocelli Grazie a una partnership con Universal Edition Wien, gli studenti e i docenti dello Stauffer Center for Strings possono accedere a una biblioteca dotata di un migliaio di partiture digitali focalizzate sul repertorio per strumenti ad arco. Le partiture sono consultabili utilizzando le postazioni tecnologiche installate all’interno della bibliomediateca dello Stauffer Center e attraverso dispositivi tablet. Si tratta in assoluto della prima esperienza Universal Edition di una biblioteca digitale all’interno di un’accademia.

MusicEdu Un’altra vostra idea interessante è stata quella di attivare un vero e proprio campus che aggrega gli studenti per tutto il percorso di studio annuale.
Paolo Petrocelli Per la prima volta dopo 36 anni, lo scorso anno abbiamo organizzato una cerimonia per la consegna dei diplomi ed è risultato evidente che la classe tutta assieme stava condividendo un traguardo comune, un gruppo di musicisti di una stessa generazione che si era formato qui da noi… Anche i maestri hanno compreso in quel momento che il loro impatto avviene su diverse generazioni di allievi, non solo sui singoli. Per noi è importante far significare agli allievi di essere parte di una comunità di artisti come la intendiamo oggi, con tutta una serie di nuove sfide che vanno oltre a quella di esecutore, sia pure di eccellenza.

Si ringrazia Laura Patrizia Rossi e Vittoria Rigamonti per la collaborazione

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