SOLFEGGIARE OGGI. AL CONSERVATORIO DI COSENZA, UN NUOVO APPROCCIO ALLA DIDATTICA TEORICA

di Francesco Sessa e Carmelo Farinella

“Solfeggiare Oggi” è un progetto che ha lo scopo di mettere a confronto diversi approcci della pedagogia musicale, nel tentativo di creare un dialogo e un’interazione tra di essi. L’approccio alla teoria e alla didattica musicale avviene, in questo senso, secondo un’ottica inclusiva. È dal 2017 che il seminario si tiene al Conservatorio di Musica Stanislao Giacomantonio di Cosenza: MusicEdu ne ha parlato con Francesco Perri, direttore, e Lucio Colombo, docente di teoria e solfeggio e coordinatore didattico del Conservatorio.

Chiostro del Conservatorio di Musica Stanislao Giacomantonio di Cosenza

MusicEdu Ci presentate il progetto “Solfeggiare Oggi”?
Francesco Perri L’idea è nata cinque anni fa come momento di approfondimento delle tematiche relative all’insegnamento e allo sviluppo dell’educazione musicale, sia nei Conservatori sia nelle altre filiere della formazione. Abbiamo programmato una serie di convegni annuali che potessero approfondire tanti aspetti della didattica relativa alla teoria musicale e al solfeggio. Negli anni sono stati toccati diversi aspetti: da quello pratico-accademico a quello relativo ai diversi sistemi di educazione, fino ad arrivare alla cosiddetta “musica diversa”. Che è quella che maggiormente impatterà il convengo di quest’anno. Senza tralasciare uno sguardo sulle nuove tecnologie, come la DAD. Bisogna capire tecnicamente se ha ancora senso solfeggiare con il classico metodo Pozzoli o se esistono altri sistemi comparativi.
Lucio Colombo Da diverso tempo io e Francesco ragionavamo su cosa si potesse fare. Negli anni si sono toccati i vari rami dell’albero, ma mai la radice. Si parte sempre dalla parte più semplice, ovvero il Conservatorio. Questo sarà il quarto anno di “Solfeggiare oggi”, siamo partiti forte facendo venire Carlo Delfrati e i maggiori rappresentanti delle varie metodologie di insegnamento. Sia quelle più storiche sia quelle che si stanno sviluppando con più forza.

MusicEdu Un tema centrale è quello della disabilità.
Lucio Colombo Per il prossimo convegno ci siamo allargati, andando a chiamare i più bravi dal punto di vista metodologico delle disabilità: il prof Mauro Montanari per i DSA, Andrea Gargiulo per l’autismo, Pietro Mariani che verrà a parlare della musica per i ciechi. Con altri tratteremo anche il tema delle musicoterapie in fin di vita.
Francesco Perri Per la prima volta in 50 anni, quest’anno abbiamo aperto le iscrizioni alle disabilità. Anche alla luce di questa tendenza dell’AFAM nazionale, stiamo cercando di aprire reti di collaborazioni con associazioni o enti che si occupano di disabilità. Faremo anche un master specifico di musicoterapia, che partirà dal 2022.

MusicEdu I decreti di riordino dei Conservatori hanno favorito questa apertura o sono stati anche ostacolanti?
Francesco Perri Quando nel tempo ci si rende conto che nel parco studenti sono presenti diversi allievi con disabilità certificate, bisogna fare il punto della situazione e trovare un sistema, ma soprattutto dei docenti disponibili: non abbiamo insegnanti di sostegno o tutor. La legislazione è sicuramente utile e la stiamo seguendo con attenzione, fermo restando che devono esserci integrazioni per quanto riguarda la strumentazione aggiuntiva o il personale.

MusicEdu Nella scuola fino al secondo grado il problema spesso è il turnover, con il rischio di creare un bel gruppo e cambiare tutto l’anno successivo. Nell’Alta Formazione si avverte questo aspetto?
Francesco Perri Il nostro corpo docenti è formato da insegnanti di ruolo e altri a contratto, che da un anno all’altro potrebbero non essere più con noi. Da quando mi sono insediato come direttore, a novembre 2020, ho iniziato questo percorso: di fatto questo è il primo anno oggettivo in cui è prevista questa inclusione. Il punto chiave è che ci siano docenti che abbiano voglia di essere formati. Ho creato questa rete con associazioni sul territorio, per cui mi auguro che il gruppo fondante, formato da docenti di ruolo, abbia voglia di includere gli altri. Nel Conservatorio di oggi, il piano di studi è frammentato: la difficoltà è trovare un docente in ogni settore specifico.

MusicEdu Francesco, sei diventato direttore in piena emergenza Covid: con quali prospettive stai lavorando?
Francesco Perri La grande difficoltà nostra era quella di poter assicurare la lezione. Abbiamo sempre cercato di capire quale fosse la soluzione migliore. Sulle materie storico-teoriche, la DAD è una modalità interessante. Ma il ragazzo che sta a casa ha una rete domestica e spesso ci sono state difficoltà di latenza.

MusicEdu Già dal secondo grado di istruzione c’è il problema dell’indirizzo professionalizzante: ritenete che il Conservatorio debba consentire di sviluppare una passione personale? O dovrebbero essere maggiormente rafforzati gli enti e le associazioni che coltivano l’interesse personale a prescindere dall’Alta Formazione?
Francesco Perri Dobbiamo sempre tenere in considerazione un aspetto: i Conservatori appartengono all’AFAM. La nostra è un’esigenza performativa: ci deve essere un percorso professionalizzante. Chi passa da noi deve poter essere un professionista o un insegnante. Al sud sta nascendo ora, e poco alla volta, questa attenzione. Il riferimento è il Conservatorio, soprattutto in una piccola città del sud. Questa è una riflessione importante: da un lato c’è il blocco dei piani di studio e delle normative, dall’altro la necessità di una formazione più generalista e inclusiva. Non è semplicissimo, tutto è costruito intorno al primo aspetto. L’idea della rete a cui abbiamo pensato va nella direzione di un dialogo, ma per entrare nel mondo della filiera musicale abbiamo bisogno che al nostro fianco ci siamo i licei musicali e le scuole medie. Spesso ci troviamo di fatto costretti a prendere ragazzi che non sono così professionalizzati, dal punto di vista tecnico, per entrare al triennio. L’asse si sta spostando nel mondo universitario.
Lucio Colombo Non si può toccare il ramo senza intervenire sulla radice, come dicevo prima. Perché altrimenti si ha una realtà distorta. Io non so dire qual è la soluzione, ma si tratta di problemi didattici oggettivi, vissuti e gestiti sul campo. Noi possiamo venirne fuori lavorando di più e seguendo i ragazzi singolarmente.

MusicEdu Come Conservatorio del sud, avvertite una differenza di visibilità rispetto al nord Italia?
Francesco Perri Nel sud Italia ci sono grandi conservatori: Palermo, Roma, Napoli, che è il primo Conservatorio nella storia d’Italia. Cosenza ha 50 anni: è chiaro che non ci si può paragonare ai Conservatori di Milano, Roma o Napoli. Ma è una differenza legata alle relazioni e alla storia. C’è poi l’aspetto sociale: noi come mondo del sud viviamo un continuo trasmigrare. Voglio capire perché un allievo decide di fare il biennio a Milano e non rimanere a Cosenza. La motivazione qual è? Non è dovuta alla didattica o alla formazione. Ma alle opportunità di lavoro: un ragazzo con un buon talento preferisce andare a Milano per la presenza di situazioni lavorative che potrebbero garantirgli una sistemazione. Noi non possiamo colmare questo gap storico, per questo stiamo cercando di avere una filiera di produzione più forte. Non è facile, ci vogliono decenni di storia e idee. Ma la visione è quella di creare una rete di produzione. La grande crisi del mondo musicale la si incontra dopo gli studi: stagioni non ce ne sono, i teatri sono in crisi. Non c’è la volontà forte di investire sulla musica, che è una grande leva economica. Oggi una famiglia ci pensa molte volte prima di iscrivere il figlio, tanto che ora il Governo ha dato la possibilità della doppia carriera universitaria. Il punto non è la qualità, ma il dopo: cosa fanno gli studenti una volta laureati al Conservatorio?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *