SI TORNA A SCUOLA: DUBBI E SPERANZE DELLA RIPARTENZA

di Francesco Sessa

Le modalità di ripresa delle attività didattiche in presenza nelle classi e negli spazi comuni all’interno delle scuole sono strettamente legate a come evolverà il contesto sanitario sia a livello nazionale sia all’interno delle singole regioni. Ecco il punto della situazione sulla ripresa delle lezioni in presenza.

La didattica a distanza è entrata con prepotenza nelle nostre vite stravolgendo le modalità classiche di insegnamento (e apprendimento) a cui tutti eravamo abituati prima che scoppiasse l’emergenza Coronavirus. Lo sanno bene i più piccoli, abituati inconsapevolmente a crescere passando molte ore della propria vita in compagnia dei coetanei; e lo sanno anche tutti quei ragazzi (adolescenti e universitari) che hanno affrontato da casa passaggi importanti della propria vita, come esami e sessioni di laurea. Ma ora si torna in classe, finalmente. Tra tanti dubbi e speranze.

Partiamo dall’aspetto più chiacchierato (troppo) e discusso: i banchi. Che sono realizzati ad hoc per permettere agli studenti di mantenere la distanza di sicurezza durante le ore di lezione. Ѐ questa una delle novità per consentire la riapertura delle scuole. Il 19 luglio Domenico Arcuri, commissario per l’emergenza Covid, ha indetto un bando per l’acquisto di banchi ad hoc. Argomento che ha scatenato polemiche e dubbi sul costo (si parla di circa 300 euro per ogni banco) e sulle tempistiche. La gara d’appalto europea è stata vinta da undici imprese su quattordici che hanno partecipato: ora è corsa contro il tempo. La consegna dei 2,5 milioni di banchi monoposto, si stima, andrà avanti fino a ottobre. La gestione sarà delicata. Passiamo alle caratteristiche dei banchi: si tratta di una sedia, dotata di ruote, unita a un piccolo banco mobile, che si può tenere davanti a sé o lateralmente. L’obiettivo è permettere agli studenti di seguire le lezioni “in presenza” mantenendo comunque la distanza di sicurezza. Ma anche con i nuovi accorgimenti sui banchi, questo potrebbe comunque non essere possibile: diverse scuole hanno bisogno di cercare spazi alternativi per rispettare le norme di distanziamento sociale. Ecco che un’importante novità introdotta il 13 agosto dal Cts viene in soccorso alle scuole che hanno carenza di aule: per recuperare spazio, infatti, si possono utilizzare anche i classici banchi doppi, purché gli alunni indossino la mascherina. Insomma, la regola da seguire è questa: o si mantiene la distanza di sicurezza di almeno un metro o si indossa la mascherina. Con il Cts che si è comunque riservato la possibilità di valutare la possibilità di introdurre l’obbligo perenne di mascherina in base all’evolversi della situazione sanitaria.

L’altro capitolo riguarda gli orari delle lezioni e lo scaglionamento degli ingressi negli istituti. I sindacati della scuola hanno lanciato l’allarme. Il nodo della questione è la rimodulazione dell’orario scolastico per evitare assembramenti nelle classi e nelle scuole. L’idea è quella di introdurre moduli da 40/50 minuti, con ingressi e uscite scaglionati per classi e un orario spalmato, se necessario, anche al pomeriggio. Il come applicare le regole che verranno stabilite, però, è a discrezione dei singoli dirigenti scolastici. Ovviamente il discorso cambia in base all’età degli studenti. Alcuni esempi? Nelle scuole materne gli orari di ingresso e di uscita sono già flessibili: un’eventuale modifica sarebbe quindi minima rispetto alle regole già in atto. La questione cambia passando alle scuole primarie (elementari): l’idea è quella di scaglionare l’ingresso delle classi in una fascia oraria ampia (7.45-9.00, per esempio) e di conseguenza anche l’uscita. Il discorso si complica quando si parla di scuola secondaria di primo e secondo grado (medie e superiori). Il Cts è stato chiaro nel dire che bisogna evitare che i ragazzi, autonomi negli spostamenti rispetto agli studenti delle scuole primarie, prendano i mezzi pubblici negli orari di punta, ovvero al mattino presto: ecco dunque che l’orario di ingresso potrebbe essere posticipato dalle 9 in poi, con le lezioni che proseguirebbero di conseguenza anche nel pomeriggio. Esclusivamente per le scuole secondarie di secondo grado è comunque prevista una possibile (e molto probabile) adozione della didattica digitale integrata a quella in presenza.

Le parti sociali hanno chiesto a ministero dell’Istruzione e Cts di svolgere “test sierologici per tutto il personale scolastico in concomitanza con l’inizio delle attività didattiche e test a campione per la popolazione studentesca con cadenza periodica”. Un’altra raccomandazione da parte del Cts è l’utilizzo dell’app “Immuni” da parte di tutti i ragazzi sopra i 14 anni, dei genitori e del personale scolastico. Per quanto riguarda la misurazione della temperatura, si svolge a casa prima di andare a scuola. Indicazione che ha provocato qualche dubbio. Una questione spinosa è: cosa fare in caso di studente positivo al Covid? L’ipotesi della chiusura di tutto l’istituto non viene presa in considerazione. Scatterà la quarantena, però, per chi ha avuto contatti stretti nelle 48 ore precedenti e prima dell’inizio dei sintomi: compagni di classe ed eventuali operatori scolastici. I présidi hanno stilato un vademecum in cui sono contenute le linee guida del Protocollo di sicurezza del ministero dell’Istruzione: tra queste c’è anche la necessità di uno spazio all’interno della scuola adibito a ospitare esclusivamente sospetti casi di Coronavirus. In caso di confermata positività, si dovrà risalire ai contatti e si procederà alla quarantena di essi.

Ma se la situazione sanitaria dovesse nuovamente precipitare, con una conseguente nuova chiusura delle scuole? Il Ministero dell’Istruzione ha inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione le Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata (DDI), previste dal Piano per la ripresa delle scuole a settembre. Abbiamo già scritto della concreta possibilità che le scuole secondarie di secondo grado integrino didattica digitale e didattica in presenza. Diverso il discorso per quanto riguarda i gradi precedenti (dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria di primo grado), per cui non è invece prevista la didattica digitale integrata, ma solo quella in presenza. In questo caso il Piano viene adottato per preparare gli istituti qualora non fosse nuovamente possibile proseguire con la didattica in presenza nelle scuole. Qualora si verificasse una situazione per cui si rendesse necessaria la chiusura degli istituti e il ricorso esclusivamente alla didattica a distanza, è già stato stabilito l’orario minimo: almeno 10 ore settimanali esclusivamente per le classi prime della scuola primaria (elementari); almeno 15 ore per le altre classi della scuola primaria (dalla seconda alla quinta) e per la scuola secondaria di primo grado (medie); almeno 20 ore per la scuola secondaria di secondo grado (superiori). Per quanto riguarda la modalità di insegnamento con questa eventualità, si prevede che “le lezioni saranno in modalità sincrona per tutto il gruppo classe”. Il che vuol dire, dunque, mantenere a distanza le stesse modalità di insegnamento utilizzate in presenza. Modalità tradizionali con un nuovo strumento, in sostanza, e non un ripensamento della didattica a distanza ad hoc per sfruttare al massimo le (enormi) potenzialità multimediali che il digitale è in grado di offrire. Si va verso una “didattica tradizionale a distanza” e non una nuova “didattica digitale”; metodi tradizionali con strumenti nuovi; il digitale esclusivamente come mezzo e non come parte integrante della nuova didattica. La strada verso un vero cambiamento sembra ancora lunga.

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