QOBUZ PER CHI AMA LA MUSICA. STREAMING E DOWNLOAD DIGITALE IN HI-RES

Quando agli inizi del 2000 nacque il formato audio compresso MP3 fu possibile ridurre lo spazio occupato da un file musicale digitale fino a 1/10 rispetto a quello originale non compresso (Wave o AIFF). La musica potè così essere trasferita su Internet senza pesare sulle lente connessioni di allora e memorizzata sui primi lettori MP3 già capaci di archiviare tra i 2mila e i 200mila minuti totali di musica. 

Oggi che la connessione sul web avviene a velocità di gran lunga più elevate e che la musica viene ascoltata nel formato liquido in streaming online o comunque scaricata velocemente su memorie molto capienti, non c’è ragione di preferire il formato MP3 a quello lineare, tanto più che ormai quasi tutti i master delle produzioni discografiche escono dallo studio di registrazione nel formato digitale hi-res a 24 bit, con frequenze di campionamento che variano, a seconda delle risoluzioni richieste dai produttori, da 48kHz a 96kHz, fino a 192kHz.
La scelta della francese Qobuz di rendere disponibile lo streaming e il download di musica digitale nel formato hi-res riduce il divario tra chi produce musica ad alta risoluzione e chi l’ascolta nel formato compresso. La filosofia è quella di riportare gli ascoltatori a una dimensione qualitativa e non più solo quantitativa della musica riprodotta, anche attraverso il riconoscimento economico del lavoro di chi produce musica, in primo luogo i musicisti. Ne abbiamo parlato con Raffaele Cuccu, Country manager per l’Italia di Qobuz.

MusicEdu Anzitutto raccontaci chi è Qobuz.
Raffaele Cuccu Qobuz nasce a Parigi ormai 13 anni fa grazie all’idea di un circolo di cultori della musica principalmente classica e jazz. Inizialmente, l’ambito di riferimento è francofono e si costituisce attorno a una rete di direttori d’orchestra, musicisti ed etichette che in quel periodo si fondono assieme per offrire lo streaming e soprattutto la vendita di musica in digitale. Il primo “attacco pionieristico” di Qobuz è quello di non cedere alla cultura dell’MP3 offrendo subito il primo servizio ibrido di streaming e download in qualità cd 16bit, 44.1kHz. È il 2006/2007 e in quell’occasione Qobuz lancia in esclusiva mondiale il disco dei Daft Punk, musicisti propensi al progetto Qobuz, perché risponde alla disciplina del rispetto del lavoro dell’artista, del produttore e dell’etichetta attraverso l’acquisto del loro prodotto. A un certo punto Qobuz lancia la qualità studio a 24bit, la cosiddetta hi-res, ricevendo la certificazione Japan Audio Society. Nel 2016 Xandrie rileva il marchio Qobuz e lancia lo streaming in hi-res. La restituzione e il ventaglio armonico-sensoriale che ci dà l’hi-res è veramente pesante, anche rispetto alla qualità CD. Chi è nato con il formato MP3 non ha idea della differenza, ma per chi produce musica o ascolta musica in modo consapevole, l’hi-res rende molto più chiaro il senso del mix finale di un brano, con i suoi silenzi e le sue variazioni dinamiche. 

MusicEdu In quali Paesi siete presenti attualmente?
Raffaele Cuccu Negli ultimi anni Qobuz si è estesa dalla Francia ad altri Paesi europei, fino agli Stati Uniti e in Giappone grazie alla fusione con e-Onkio, un servizio di download giapponese. Abbiamo aperto in Australia, Nuova Zelanda e Scandinavia e prestissimo apriremo anche in Sudamerica, tutti luoghi in cui portiamo la nostra filosofia. 

MusicEdu Come riuscite a promuovere questa filosofia in un Paese come l’Italia?
Raffaele Cuccu In Italia cerchiamo di associarci con realtà che la condividono. Poi ci occupiamo di promuovere gli artisti prendendoci cura del loro prodotto per portare l’ascoltatore a conoscere come è stato realizzato e dandogli l’opportunità di ascoltarlo al massimo della qualità possibile. Quando si apprezza il prodotto di un artista bisogna prenderne in considerazione l’acquisto perché ciò permetterà a chi lo ha fatto di continuare a produrre la sua musica. Dobbiamo pensare che l’industria discografica non è fatta soltanto di grandi nomi, ma soprattutto di persone come noi che investono tempo e denaro nella produzione di musica, la cui vendita consente loro di vivere. È esattamente come quando paghi per andare a un concerto. Qobuz tre anni fa ha fatto la scelta di vendere solo in qualità hi-res facendo uno sforzo enorme per abbassare i prezzi, pur di spingere l’ascoltatore a riflettere sull’importanza dell’acquisto di un disco fisico o digitale che sia. Siamo riusciti a trovare una forma di compromesso che consenta ai clienti di avere un abbonamento streaming annuale a 149,99 euro (14,99 euro al mese) e con 50 euro in più annui avere la possibilità di acquistare file in hi-res di un catalogo che ha superato i 70 milioni di titoli. Ovviamente è disponibile un periodo di prova gratuito [come quello di tre mesi offerto ai lettori di MusicEdu http://try.qobuz.com/big-box-media/ NdR]. 

MusicEdu La qualità del servizio Qobuz passa anche dai tanti  articoli che affiancano il catalogo audio.
Raffaele Cuccu In questi 13 anni Qobuz ha investito sia economicamente che umanamente in contenuti editoriali. Quasi il 50% degli impiegati di Qobuz sono giornalisti e figure vicine alla produzione musicale. Tutte le playlist vengono compilate manualmente da esperti e questo ci ha dato, pur in una nicchia di appassionati, una credibilità che ci ha spinto a continuare ad affrontare questa sfida. 

QOBUZ DUO: 1 ABBONAMENTO = 2 ACCOUNT
Qobuz ha appena lanciato la nuova offerta QOBUZ DUO, che fornisce l’accesso a due account sottoscrivendo un solo abbonamento. Costa €19,99 al mese (€210,00 annui) e prevede la possibilità di un mese di prova gratuito.
https://www.qobuz.com/it-it/music/streaming/offers/duo

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