PIANO DELLE ARTI. DIMEZZATI I FONDI PER PROMUOVERE CREATIVITÀ NELLA SCUOLA
dal Forum Nazionale per l’Educazione Musicale
La bozza ministeriale per il Piano delle Arti 2023-25 prevede il dimezzamento dei fondi, già peraltro esigui, destinati alla realizzazione dei progetti educativi scolastici legati al Piano delle Arti, che sono passati da 2 milioni a 1 milione di euro l’anno per il prossimo triennio.
Il Piano delle Arti, istituito con Decreto Legislativo 60 del 13 aprile 2017, nasceva allo scopo di promuovere, divulgare e riscoprire la cultura umanistica e i linguaggi artistici all’interno delle scuole, riconoscendo ai temi della creatività un ruolo fondamentale per lo sviluppo di competenze specifiche e trasversali, indispensabili alla crescita. Attraverso il finanziamento di progetti legati agli ambiti musicale-coreutico, teatrale-performativo, artistico-visivo e linguistico-creativo venivano incentivati percorsi educativi anche verticali dall’infanzia alla secondaria di I grado, moltiplicate iniziative, laboratori, eventi formativi in grado di mettere in comunicazione reti di scuole e associazionismo accreditato, sui temi della creatività.
Per questo il Forum Nazionale per l’educazione musicale ha inviato le seguenti specifiche osservazioni al Ministero dell’istruzione e del merito.
Il taglio immotivato previsto dalla bozza ministeriale per il Piano della Arti 2023-25 evidenzia assenza di prospettive e l’obiettiva impossibilità di sostenere un piano nazionale diffuso, e questa volontà è resa ancora più graffiante e contraddittoria dalle dichiarazioni introduttive al Piano che rimarcano pomposamente come i linguaggi artistici siano fondamentali nel percorso curricolare e come debbano essere garantiti in quanto “dimensione necessaria”. Frasi che fanno sorridere alla luce dell’impegno di spesa, e che sarebbe più onesto ridimensionare.
La destinazione dei pochi fondi esclude inoltre, nel primo anno, i Poli ad orientamento artistico, ossia i centri progettuali del Piano delle Arti, che rappresentano un importante raccordo operativo per le comunità educative, le famiglie, i soggetti coinvolti: contravvenendo a quanto imposto dal relativo Decreto Ministeriale (n. 16/2022) che li istituisce.
Un punto ancora si vuole mettere in evidenza con questo documento ossia l’assenza politica nella costruzione di competenze necessarie in grado di affrontare la co-progettazione e la co-programmazione con il Terzo settore che finisce sempre per essere coinvolto come mero “fornitore di servizi”. Manca ancora una cultura e una reale formazione del corpo docente e amministrativo nelle scuole in grado di riconoscere all’associazionismo una funzione alla pari con l’istituzione, che dovrebbe saper cogliere il ruolo educativo-integrativo che le realtà territoriali hanno svolto e continuano a svolgere in molti settori come ad esempio quello didattico-musicale in cui si è ben dimostrato quanto l’associazionismo possa essere all’avanguardia rispetto al mondo istituzionale.