PAOLA BERTASSI. DALL’EDITORIA AI PROGETTI SUL CAMPO

di Max Pontrelli

In occasione del 25° compleanno della Scuola Civica Città di Novate, abbiamo incontrato la sua direttrice, Paola Bertassi, didatta riconosciuta per il suo lavoro, sia sul campo sia in ambito editoriale, finalizzato alla divulgazione della musica nelle scuole. Una missione, viene da dire, che dura da un trentennio e che ha come obiettivo quello di fornire a tutti gli insegnanti di musica i mezzi pratici necessari a facilitare l’approccio con gli allievi per poterli coinvolgere in un percorso di apprendimento fruttuoso.

MusicEdu Venticinque anni sono un traguardo importante. Vuoi raccontarci come è nata la scuola?
Paola Bertassi Questo percorso è iniziato nel 1997 con 22 allievi iscritti, fino ad arrivare a oggi con circa 400 allievi. Prima della pandemia gli allievi erano anche più numerosi ma il ridimensionamento forzato ci ha fatto capire che un numero leggermente più contenuto ci fa svolgere meglio il nostro compito nelle 10 aule a nostra disposizione. Dal 2016 siamo convenzionati con il Conservatorio di Como e i nostri studenti posso sostenere gli esami qui in sede, collegati on line con il Conservatorio. Da un anno e mezzo è iniziata un’interessante collaborazione con l’Accademia Dimensione Musica di Lainate diretta da Daniela Tinelli. Con loro da quest’anno emettiamo certificazioni Trinity College, che trovo molto utili e che ho rivalutato soprattutto per permettere agli allievi più piccoli di avere in mano una certificazione, a prescindere dall’impegno futuro che vorranno affrontare durante il percorso di apprendimento.

MusicEdu Come sono cambiati il metodo di insegnamento e le aspettative da parte degli allievi?
Paola Bertassi Da parte degli allievi più piccoli, quindi attraverso le loro famiglie, c’è la richiesta di avere un obiettivo tangibile da raggiungere, che sia un certificato o una “medaglia”. Noi mettiamo in primo piano e valorizziamo il percorso per raggiungere l’obiettivo. L’esame è un pretesto per concludere un percorso e, anzi, può essere un punto di partenza per risolvere altri mille nodi per chi vuole intraprendere un percorso da musicista perché ha deciso di fare sul serio. Nella nostra scuola non ci sono esami interni annuali e puntiamo sul fatto che il bambino viva la musica divertendosi, che diventi una compagna per la vita, insieme agli altri.

MusicEdu Perciò la vostra proposta è ricca di iniziative che valorizzano la musica di insieme…
Paola Bertassi Abbiamo l’orchestra d’archi, le band per il concerto “Novate Rock”, il Coro dei monelli… È fondamentale che i ragazzi condividano tra loro il risultato del loro apprendimento. Addirittura, poco dopo avere avviato la scuola, la nostra proposta di musica di insieme è stata subito recepita anche da studenti esterni, per esempio quelli iscritti ai primi corsi del Conservatorio, che non avendo uno spazio per questo tipo di attività, venivano da noi a praticarla. E, a proposito di aggregazione, abbiamo un bel gruppo di ragazzi che lavora al progetto di Musical mirato all’età dell’adolescenza. Durante il lockdown questo progetto ha tenuto i ragazzi attivi e partecipi, seppure nella formula della lezione a distanza, dando loro un’importante e concreta possibilità di portare avanti il lavoro svolto.

MusicEdu Mi pare di capire che investi molto sui tuoi giovani collaboratori e allievi.
Paola Bertassi Sì. Una parte dei ragazzi del gruppo Musical, dopo la pausa forzata dal Covid, mi sta aiutando tantissimo e mi sembra giusto, nonostante io abbia la mia visione e i miei punti di vista, di lasciare loro lo spazio e la possibilità di mettere in atto modalità diverse dalle mie. Questo sta portando a risultati molto interessanti proprio perché il nuovo direttivo della scuola è giovane e dinamico. Più di dieci anni fa ho iniziato a responsabilizzare tutti i ragazzi che avevano mostrato interesse a essere parte attiva della scuola, dandogli fiducia e facendoli mettere in gioco. Alcuni sono diventati poi insegnanti; gli ho letteralmente lasciato le chiavi della scuola per far sì che diventasse la “loro” scuola. 

MusicEdu Tornando al metodo di insegnamento, come si affronta la generazione del “tutto e subito”, senza perderla strada facendo?
Paola Bertassi La nostra sfida è formare “creatori di buon gusto”, fornire loro gli strumenti per riconoscere le cose fatte bene. Non è semplice: i ragazzi sono spesso martellati da musica di scarsa qualità. Abbiamo i corsi di computer music e i generi preferiti sono anche da noi rap, trap, ma qui insegniamo a farla meglio attraverso il coinvolgimento attivo dei ragazzi, che scoprono che esiste anche un “passato”. La musica è passato, presente e futuro. A loro sembra che esista solo il presente; il futuro magari non lo immaginano, ma la chiave sta comunque nel fornire gli strumenti per riuscire a intravvedere un futuro attraverso l’ascolto del passato. Quindi facciamo corsi di formazione musicale di base, obbligatori. Ma le lezioni non sono basate sull’insegnamento canonico del solfeggio. Per esempio, spiego il perché sono nate le frazioni in chiave e perché esistono le frazioni musicali. Nei bambini, se riesci ad accendere la curiosità, se gli mostri un video a tema, se sfogli un’enciclopedia collegandoti, come dicevamo prima, al passato, li coinvolgi nel presente fornendogli gli strumenti creativi per immaginare il futuro. Lo scopo non è quello di farli sedere a un pianoforte per dattilografare il brano, ma di avere una maggior consapevolezza di quello che stanno imparando. Ho appena portato nelle scuole un progetto con il quartetto d’archi della Fil (orchestra filarmonica di Milano) su Mendelssohn, esplorando il personaggio per far capire chi era davvero questa persona, come viveva la musica. Era una persona come noi, molto “rock”, molto di più di un sacco di gente di oggi. Se avesse avuto una band o semplicemente una tastiera elettronica o un computer, chissà che cosa avrebbe fatto! Non si sarebbe di certo fermato al clavicembalo. Nella mia esperienza di insegnamento nella scuola primaria introduco le lezioni con uno stralcio di un video di un concerto: possono essere i Pink Floyd o Beethoven o qualsiasi altra cosa. Li incuriosisco così, a piccole dosi, con temi diversi tipo le guance di Dizzy Gillespie. Quando studiavo composizione in Conservatorio, l’allora direttore Guido Salvetti mi ha passato una grande ricetta per l’insegnamento durante le sue lezioni di Storia della musica: l’aneddoto raccontato sulla persona vera, il collegamento umano alla sua realtà storica. Il successo di questo approccio spinge i ragazzi a essere curiosi e ad approfondire. Sono loro che portano i genitori al Teatro alla Scala, che gli spiegano gli strumenti musicali. Cerco di trasmettere la leggerezza nel vivere la musica. 

MusicEdu I metodi che hai pubblicato con Curci rispecchiano pienamente questo tuo punto di vista.
Paola Bertassi Sì. Per esempio, con Musica in cartella cerco di fornire degli strumenti concreti e facilmente utilizzabili per i colleghi insegnanti appassionati di musica per potere organizzare lezioni sull’argomento musicale anche senza l’ausilio degli specialisti esterni. Musica si fa un po’ di più alla scuola dell’infanzia, perché il genitore investe tanto sul bambino quando è molto piccolo, alla primaria è un po’ più a “macchia di leopardo”: se va di fortuna, la scuola mette a disposizione un piccolo finanziamento magari raccolto dal comitato genitori che un anno investe nella musica e l’anno dopo invece nello sport, come anche è giusto che sia. Alla scuola secondaria di primo grado, improvvisamente la lezione di musica torna per tre anni e alla scuola secondaria di secondo grado sparisce di nuovo. A volte questo è scoraggiante. Porto i miei allievi di quinta della scuola primaria a decifrare uno spartito semplice, riescono anche a cantarlo leggendolo, sanno che cosa è un fagotto e non lo chiamano “fenicottero”, come mi è capitato di sentire, hanno un’idea di che cosa sono i generi musicali, se chiedo chi è Bach non mi rispondono: “è un deodorante”. Un minimo di cultura generale, ma poi: colpo di spugna e il percorso finisce. Alla scuola secondaria di secondo grado ci vorrebbero dei corsi pomeridiani per fornire ai ragazzi la possibilità di aggregarsi per fare attività musicale: un coro, una band. Andrebbero ideati dei programmi di supporto.

MusicEdu Spesso pare che il genitore sia convinto per primo che il figlio non sia interessato.
Paola Bertassi  È vero. Per esempio: tutti giocano a calcio, perché dare un calcio a una palla è alla portata di tutti. Senza volere entrare nel merito, penso solo che sarebbe bello che ci fosse lo stesso atteggiamento di supporto delle famiglie rispetto a far fare al figlio un’esperienza con la musica. E non è più una questione di costi, come sappiamo. Spesso le famiglie pensano che per fare musica i figli debbano avere talento e che è difficile suonare uno strumento. L’apprendimento della musica, come altre discipline e arti, aumenta l’autostima, stimola a progredire. Ci saranno anche dei momenti di difficoltà, ma si impara a superarli. Tutti hanno il diritto a partecipare a un progetto musicale, magari cantando o suonando anche solamente una nota. In un mio metodo ho scritto delle canzoni con parti cantate, parti “rappate” e parti parlate in modo da dare a tutti gli allievi una parte e trovare una collocazione per ognuno all’interno del brano.

MusicEdu Lezione frontale o lezione collettiva?
Paola Bertassi Per chi inizia il percorso di apprendimento di uno strumento musicale è fondamentale che non sia da solo con l’insegnante. Ci vuole sempre un compagno: il confronto è fondamentale non per creare rivalità ma, anzi, per avere un supporto. Lo scopo è quello di abituare gli allievi a suonare davanti a una terza persona per potere sciogliere l’ansia da prestazione. La lezione deve essere un momento piacevole, altrimenti alla prima esibizione la loro preoccupazione sarà solo quella di non sbagliare davanti alla famiglia. La nostra festa di fine anno, che non mi piace chiamare “saggio”, è proprio pensata come momento di aggregazione di tutti gli allievi, che devono sentirsi emozionati e non angosciati. Per noi, però, questo non è l’unico momento in cui l’allievo si trova in un certo modo a dimostrare in due minuti quanto è diventato bravo. Organizziamo più occasioni di confronto, anche più ristrette, in modo che vengano vissute con più serenità. Si affrontano insieme anche le paure. Abbiamo un progetto di pianoforte e orchestra organizzato in collaborazione con il Conservatorio di Bolzano dove il pianista Carlo Grante viene da noi per una serie di lezioni. Il Maestro lavora con i ragazzi come se fossero colleghi riuscendo ad alzare il livello di qualità in modo esponenziale e portandoli a risultati incredibili. Un altro esempio sono i corsi che facciamo con Davide Lattuada, primo clarinetto del Concertgebouw, che prepara i musicisti più maturi anche alle audizioni per le orchestre. I due anni di lockdown hanno avuto un impatto negativo sulla capacità dei musicisti di suonare davanti ad altre persone e questo corso è pensato proprio con la formula della lezione collettiva per superare questa difficoltà, anche a livello professionale, dove la posta in gioco è alta, cioè un’opportunità di lavoro. Per i ragazzi e bambini la posta in gioco invece è: niente, divertiti!

MusicEdu Prospettive per il futuro?
Paola Bertassi Come didatta, l’ampliamento fino al quinto volume del progetto Musica in cartella  a cui tengo moltissimo. Con la scuola di musica abbiamo iniziato una collaborazione con il teatro di Varedo per mettere in scena i ragazzi attraverso concerti e altre attività. Il direttivo dei ragazzi si è associato formalizzando in cooperativa la propria veste ufficiale e legalmente riconosciuta per l’organizzazione di eventi. Abbiamo una quantità di gruppi musicali di generi diversi costituiti dagli allievi o docenti che avranno un portavoce riconosciuto per le loro attività. Abbiamo avviato il progetto “Hikikomori” per tutti i ragazzi in Italia che si sono ritirati dalla vita sociale per chiudersi in casa durante la pandemia e non ne sono più usciti. Diamo loro l’opportunità di tornare ad avere fiducia attraverso la realizzazione di un album musicale totalmente prodotto da loro in collaborazione con la nostra scuola. La musica va vissuta “in presenza”. Con voi di MusicEdu inizia a novembre il corso di “liuteria per tutti”, dedicato agli allievi di chitarra e basso: un laboratorio per conoscere a fondo il proprio strumento e lavorare con le mani per metterlo a punto, fornendo i mezzi per avere una consapevolezza diversa del proprio mezzo di espressione artistica. E come ulteriore novità abbiamo il progetto “scuola 4.0” insieme a Beppe Bornaghi che insegna Tecnologie della musica al Conservatorio di Bergamo e al CPM Institute di Milano, dove ho introdotto al mio metodo di insegnamento l’utilizzo della tecnologia con una formula moderna, attuale e accattivante per gli allievi.

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