OPEN HOUSE RAI. VISITA AL CENTRO DI PRODUZIONE RAI TV DI MILANO

L’obiettivo di Open House Milano è aprire le porte dei palazzi milanesi più rappresentativi dal punto di vista architettonico, per consentire ai cittadini di conoscere meglio la propria città esplorandone la sua evoluzione urbanistica. Fondato a Londra nel 1992 con lo stesso obiettivo, il format Open House Milano, insieme a quelli di Torino, Roma e Napoli, fa parte della più ampia rete Open House Worldwide a cui aderiscono 55 città nel mondo.

Nei giorni 13 e 14 maggio scorsi, un buon numero di cittadini non solo milanesi ha aderito all’Open House RAI “apre le porte al pubblicodello storico Palazzo della Radio di corso Sempione, da sempre luogo di interesse storico e artistico.

Si parla molto della RAI dal punto di vista politico, dimenticando che questa vera e propria istituzione nazionale ha raccontato per oltre 70 anni la vita del nostro Paese e che gli spazi che hanno ospitato gli eventi televisivi dal lontano 1952 a oggi permeano ancora di un passato ricco di qualità e molto interessante da diversi punti di vista.
Progettato nel 1939 dallo studio Ponti Fornaroli Soncini in collaborazione con l’ingegnere Nino Bertolaia per diventare la nuova sede dell’EIAR (Ente ltaliano Audizioni Radiofoniche), il palazzo di Corso Sempione venne inaugurato ufficialmente il 9 ottobre 1952 quando l’avvento della Televisione rubò la scena alla Radio, ispiratrice del progetto iniziale di Giò Ponti.
Dal 12 al 27 Aprile 1952, per tutta la durata della XXX Fiera Campionaria di Milano, la Rai organizzò un ciclo di trasmissioni sperimentali dal nuovo centro televisivo, che originariamente, contava 23 auditori radio e due studi TV e che negli anni è stato via via aggiornato per rispondere alle esigenze di una produzione in continua evoluzione dal punto di vista tecnico e artistico.

La visita all’interno degli studi del Centro di Produzione TV di Milano è una vera e propria esperienza formativa, un viaggio nel tempo, tra architetture, suoni e immagini, oggetti e costumi. Dal cortile interno dove era collocata la grande torre di trasmissione si entra nel “nuovo Studio TV3“, realizzato nel 1965 in sostituzione di quello del 1956. Usciti da qui, si percorrono i corridoi arredati con le fotografie e i costumi degli sceneggiati prodotti negli anni ’60. Poi si passa a lato del TV2 che, con il TV1, ha visto nascere la televisione in Italia essendo stati entrambi gli studi, inaugurati proprio nel 1952. Poco più avanti si trova una emozionante sala dell’architetto Giò Ponti, recuperata appositamente per Open House per esporre una decina di costumi storici degli anni 60/70 a tema bianco e nero, alcuni dei quali sono stati ri-utilizzati nella produzione con e di Roberto Bolle “Danza con me” del 2020.
Salendo le scale, si tocca con mano una delle tante geniali realizzazioni del grande architetto milanese Giò Ponti: l’elegante corrimano in legno che procede, senza soluzione di continuità, dall’ingresso sino all’ultimo piano.
Al secondo piano si trovano le sale dell’ufficio del Responsabile del Centro con annessa Sala Consiglio e quadri e opere rilevanti dal punto di vista artistico.

Sul pianerottolo ci troviamo di fronte a una “giraffa” (il famoso mezzo di ripresa audio di derivazione cinematografica, a lungo utilizzato negli studi televisivi) restaurata dall’ex tecnico RAI Antonio Neglia e perfettamente funzionante. Accanto uno storico registratore a nastro a 24 piste.
Si passa poi all’Auditorio “G” e il TV4, sede di tutti i telegiornali in onda a Milano. Questo studio nasce come Auditorio, sede dell’orchestra di Musica Leggera della Rai e successivamente viene trasformato in studio televisivo agli inizi degli anni 90.

Al quarto piano, il magnifico Auditorio “A”, che ha ospitato radiodrammi, orchestre e trasmissioni importanti in diretta. È qui che Maddalena Novati, coadiuvata da dipendenti Rai in pensione spiega come si ricreavano i rumori in diretta degli sceneggiati radiofonici anche attraverso la cosiddetta “scatola dei rumori”.
Si arriva infine all’ultimo piano, il quinto, dove ci si accomoda nella sala convegni per assistere alla visione di un video realizzato per i visitatori con le ultime tecniche legate all’audio immersivo.

Si esce emozionati, ma con la sensazione che il ruolo di memoria storica che la Rai ha rappresentato per il nostro Paese non sia più considerato così importante da chi ha il compito di governarla oggi. Le cose più innovative e di grande valore artistico prodotte da “mamma Rai” risalgono ormai a troppi anni fa…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *