MT ALLA SCUOLA POPOLARE DI MUSICA DI TESTACCIO. ASCOLTARE E RISPONDERE AI BISOGNI DELLA SCUOLA ITALIANA
di Antonella Zenga
Si è svolto a Roma presso la SPMT un incontro finalizzato alla divulgazione della musicoterapia (MT) come specifica risorsa da proporre alle scuole del territorio. Come è noto oggi la scuola rappresenta uno spaccato che descrive efficacemente l’evoluzione continua della società e dei suoi processi di adattamento.
Il vissuto della pandemia ha modificato modi di vivere e sentire, che hanno generato disagi profondi per le diverse parti sociali coinvolte, sia negli alunni e nelle loro famiglie, sia fra gli educatori e i docenti. Emerge dunque una grande varietà e quantità di bisogni speciali su cui la MT può intervenire, ponendosi come disciplina che utilizza il linguaggio musicale per favorire il benessere nelle persone mediante la declinazione dell’esperienza musicale in linea con le sue diverse possibilità. Al riguardo, con il DM n. 2905 del 6 dicembre 2021 si definisce il musicoterapeuta (MT) come un professionista che ottiene tale qualifica in seguito alla sua specializzazione in Conservatorio, dopo uno specifico corso di II livello che prevede una convenzione con l’Università. La sua formazione si basa su un uso competente del linguaggio musicale integrato con conoscenze mediche, psicologiche e pedagogiche. Si tratta di un musicista specializzato per questo specifico lavoro. È importante che la SPMT, da sempre portatrice di un’idea di musica come patrimonio di tutti e a tutti i livelli, abbia aperto le porte alla MT e al territorio assecondando un ruolo che da sempre le appartiene. È stato compiuto un primo passo, che con i dovuti tempi porterà a realizzare progetti di MT mirati ai bisogni della scuola (dal nido alle superiori) che potrà farne richiesta usufruendo del sostegno e dell’indiscussa esperienza della SPMT.
L’incontro, attraverso la presenza di esperti del settore, musicoterapeuti, docenti del corso di MT, psicologa e insegnante di sostegno, ha accompagnato i presenti verso un approfondimento dei vari temi attinenti alla MT e ai contesti in cui andrebbe a operare, sottolineandone le potenzialità e le diverse finalità. È stata prevista una parte esperienziale, in cui i presenti hanno potuto sperimentare strumenti, prima non convenzionali e poi più tradizionali, mettendosi in gioco grazie a un’improvvisazione di gruppo e vivendo in prima persona cosa comporti comunicare con sé stessi e con gli altri attraverso il libero uso dei suoni.
È importante che sia stato fatto questo primo passo perché rappresenta l’avvio di un cammino di reciproco ascolto fra SPMT, scuole e territorio. Si fornisce così un modello per una buona pratica che avvia un circolo virtuoso in cui la MT può svolgere il suo compito principale: favorire l’apertura di nuovi canali di comunicazione e facilitare la costruzione di relazioni fra le persone e fra le stesse istituzioni.
Speriamo che in un prossimo futuro si riconosca che per fare il musicoterapeuta si debba istituire una formazione di base triennale in musicoterapia e non utilizzare solo le formazioni di base dei musicisti. Trent’anni in Italia di formazioni di base triennali e quadriennali in musicoterapia non possono non significare nulla. Per trent’anni i musicisti usciti dal conservatorio si sono assoggettati ad una successiva formazione di base, quella in musicoterapia. Fare il musicoterapeuta non significa solo saper suonare bene e apprendere strategie o metodi o protocolli. È necessario formare lo studente all’incontro con la disabilità, con la diversità e soprattutto all’utilizzo del linguaggio emotivo.