LA FORMAZIONE IN MUSICOTERAPIA. A CHE PUNTO SIAMO?

di Antonella Zenga

L’istituzione del diploma accademico di II livello in “teorie e tecniche in MT” grazie al D.M. del 6 Dicembre 2021, ha avviato un processo di rinnovamento in molti Conservatori italiani. 
Il risultato di questo processo tuttavia sarà visibile concretamente solo a partire dall’A.A. 2022-23. 

Nel mese di febbraio infatti,  il MUR ha dato l’opportunità di presentare le richieste di nuova attivazione e/o modifica degli ordinamenti didattici e molti Conservatori hanno mostrato interesse verso l’attivazione di questo nuovo diploma accademico. Alcuni di loro, con diverse modalità, hanno già presentato il corso descrivendone l’organizzazione a partire da una lettura rapida del decreto, tuttavia ad oggi non è possibile avere un panorama definito relativo all’intero territorio nazionale. Le procedure per l’attivazione del corso infatti seguono strade non uniformi, dettate dai diversi percorsi che ciascun Conservatorio deve seguire sulla base di esperienze pregresse. Il decreto per esempio, impone di stipulare una specifica convenzione con un’istituzione universitaria per l’erogazione degli insegnamenti delle discipline scientifiche. Questo processo a secondo delle situazioni può richiedere tempi differenti, dal momento che per alcuni la convenzione è già stipulata, per altri è in fase di avviamento, per altri è ancora da costruire. Si assiste dunque ad una fase preparatoria complessa e  naturalmente transitoria, da cui difficilmente oggi si può trarre una visione definitiva. E’ indubbio che dal decreto emergono due peculiarità della formazione del Musicoterapeuta (Mt): il carattere interdisciplinare e la centralità della formazione musicale su cui si innestano competenze di tipo medico, psicologico e musicoterapico. Si delinea con maggior precisione una figura professionale specifica, con ampie prospettive occupazionali che vanno dall’ambito sanitario a quello educativo, dove il Mt non è solo, ma interagisce con competenza in un’ equipe. In attesa di vedere come sarà la situazione alla partenza del prossimo A.A. nei Conservatori, le scuole private, che hanno permesso fino ad oggi  la diffusione della  MT in Italia, propongono i propri corsi, spesso affidati ai medesimi docenti presenti in quelli proposti, in varia forma, dai Conservatori. Parallelamente si assiste a un rifiorire di master, corsi privati di specializzazione in ambiti specifici, seminari di MT online e quant’altro. Tutto ciò rimbalza sui social innescando accesi dibattiti a testimonianza del grande interesse che da tempo la MT sollecita, ma causa confusione e scarsa informazione. I futuri Mt  sono spesso all’oscuro di tanta storia che è passata sotto i ponti della MT e oggi chiedono solo quale sia la strada da intraprendere per acquisire una formazione che prepari alla professione e che rilasci un titolo spendibile sul piano lavorativo. È auspicabile che l’istituzione di un apposito diploma di II grado, deciso con D.M. possa  andare a regime dal futuro A.A., facendo chiarezza e mettendo ordine nel panorama presente, coniugando, dove possibile, alcune esperienze passate con quelle future affinché, come purtroppo talvolta capita, con l’acqua sporca non venga gettato anche il bambino.

2 commenti su “LA FORMAZIONE IN MUSICOTERAPIA. A CHE PUNTO SIAMO?

  1. il problema più rilevante a proposito, secondo il mio parere, è che da un diploma accademico di secondo livello non esce una figura professionale di musicoterapeuta ben definita perché manca il processo formativo di base costituito dal DA triennale.
    La figura che uscirà da questo diploma di II grado inoltre sarà una figura che avrà conseguito un DA in discipline diverse dalla Musicoterapia, quindi una figura ibrida, non specifica, e potrà solo praticare attività in privato non avendo ottenuto con questo DA di II livello, l’abilitazione alla professione di musicoterapeuta. Questo DM si accorda benissimo alla legge 4/2013 che cerca di regolamentare tutte le attività non ordinistiche e del tutto private, ma non riconosce la funzione sociosanitaria del Musicoterapeuta, negando una caratterizzazione da questi acquisita negli ultimi 35 anni di attività.

    1. Gentile Stefano Martini,
      Che vi siano dei problemi da gestire in una fase transitoria come questa è fuori di dubbio, tuttavia credo che vi siano alcuni benefici che,a mio parere , vanno brevemente evidenziati:1) lo strumento di lavoro del Mt è la musica e il luogo istituzionalmente riconosciuto per studiarla in tutte le sue possibili declinazioni, è il conservatorio 2) le altre competenze necessarie per la formazione in MT, sono affidate all’ università, dunque si pongono le basi per una formazione, univoca, di alto livello, pubblica, e riconoscibile a livello statale / pubblico 3) solo su queste basi è possibile parlare della futura professione , con l’auspicio che si integri passato e presente, come sempre avviene nelle fasi di transizione, definendo un tempo limite oltre il quale non sono più accettabili tutti i tipi di formazione in MT, dal corso online al seminario di poche ore… 4) è solo un primo passo, per mettere un punto fermo a partire da un decreto ministeriale, certo ora sarebbe fondamentale aprirsi al dialogo e all’ accoglienza delle tante diversità che hanno caratterizzato la MT in Italia. Penso che se si vuole lasciare una prospettiva ai futuri Mt, sia compito di chi ha fatto crescere la MT fin qui, offrire la propria esperienza, in tutti i sensi, accettando dei compromessi e contribuendo come può

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