IL MUSICOTERAPEUTA. PREZIOSA RISORSA PER LA SCUOLA

di Antonella Zenga

Forse anche grazie alla recente emergenza covid e all’esperienza del lockdown, in cui la musica nelle sue diverse forme ha riempito vuoti affettivi e silenzi surreali, è possibile oggi osservare  un rinnovato interesse verso la musicoterapia (MT). Un segnale evidente è venuto dal mondo della scuola. Infatti se un tempo era il Mt che presentava il suo progetto, generalmente a favore degli alunni disabili, nella speranza che venisse accettato e finanziato, oggi sempre più frequentemente la richiesta viene direttamente dalla scuola. Evidentemente proprio in virtù della sua formazione interdisciplinare, si individua nel Mt l’operatore adeguato per intervenire sulla complessa varietà dei bisogni scolastici.

I fruitori di un progetto di MT nella scuola di oggi vanno dall’età prescolare all’adolescenza e all’interno di questa ampia fascia di età si delineano bisogni di ogni tipo: pensiamo solo a come si è modificata la comunicazione non verbale, che è un aspetto fondamentale della MT, nell’interazione con il bambino del nido nell’ultimo biennio. L’uso della mascherina per questi bimbi ha eliminato il sorriso, valorizzando lo sguardo e la voce nelle sue mille sfumature e questo ha determinato anche nell’educatore, senza dimenticare il genitore, un adeguamento certamente non scontato né facile. La mascherina, come la distanza forzata tra coetanei o i vissuti legati all’isolamento e alla paura di un virus “che c’è ma non si vede”, tutto questo è solo una parte della miriade di bisogni speciali che sempre più prepotentemente cercano ascolto nella scuola. A questi si aggiunge la necessità di favorire l’integrazione fra le molte diversità che caratterizzano la scuola di oggi: diverse abilità, culture, opportunità sociali, tempi e modalità di apprendimento. Infine ci sono i docenti sempre più esposti al burnout e per i quali un percorso di MT potrebbe essere occasione di  libera espressione, ascolto reciproco e condivisione di gruppo. Il linguaggio musicale e i suoi elementi, utilizzati con la competenza del Mt, sono strumenti  preziosi che rendono esprimibile ciò che a parole non si sa, non si vuole o non si ha il tempo di dire. Ciò è possibile grazie all’uso attivo degli strumenti e della voce nel contesto non verbale o attraverso il canale simbolico che l’esperienza del fare e ascoltare la musica permette di utilizzare. Spesso si confonde la MT con interventi di didattica musicale per l’inclusione. Sono percorsi ben distinti che con modalità differenti perseguono finalità diverse e richiedono specifiche competenze professionali. Il recente diploma accademico di II livello in teorie e tecniche in MT, una volta andato a regime, forse aiuterà a comprendere le differenze e a valorizzare questa professione aprendole la strada verso un inserimento più stabile nella scuola, a beneficio di bambini, ragazzi e adulti  siano essi i docenti o addirittura i genitori.

Un commento su “IL MUSICOTERAPEUTA. PREZIOSA RISORSA PER LA SCUOLA

  1. Non solo la MT viene confusa cn la didattica musicale per l’inclusione, ma anche con l’animazione musicale. In ogni contesto, come giustamente affermi tu, sono gli obiettivi che l’operatore si pone che fanno la distinzione. Se mi permetti, seguendo il tuo concetto, vorrei aggiungere che nella didattica è chiaro che l’obiettivo primario è affrontare insieme un percorso di apprendimento per, poi, formare un gruppo musicale con il quale l’insegnante lavora per attuare l’inclusione. Nell’animazione musicale la finalità è il divertimento, e quindi neanche è necessario un progetto; è sufficiente un programma di eventi. Al massimo si può lavorare sui blocchi espressivi. Un intervento di MT richiede invece l’elaborazione di un progetto che abbia come obiettivo primario la formazione del gruppo di lavoro nel quale tutti i componenti cooperano all’inclusione del disabile o dell’alunno che manifesta comportamenti disadattivi o che presenta problematiche di tipo socio-culturali o socio-economiche. In questo caso è consigliato usare solo strumenti a percussione come tamburi, djembè, tamburelli, xilofoni a scala pentatonica, reco-reco perché hanno la caratteristica di poter essere suonati anche solo dopo un periodo di esplorazione. Non è importante acquisire una competenza specifica musicale perché l’osservazione e il conseguente intervento dell’operatore (in questo caso del musicoterapeuta) sono indirizzati alla proposizione di comportamenti adattivi. La musica, poi con gradualità, permette di ascoltare gli altri, di condividere i suoni, di interagire e di coinvolgere tutti i componenti del gruppo in una performance collettiva dall’alto portato emotivo.
    Per quanto riguarda il Diploma II livello del Conservatorio, spero anch’io quello che tu auspichi. Debbo però ammettere che un II livello basato sulle Teorie e Tecniche (tutto al plurale) senza una formazione di base triennale sulla MT, rimanga un vano tentativo di rimediare a una situazione in cui la MT in Italia non è riconosciuta dallo Stato come disciplina autonoma né è riconosciuto il ruolo pubblico del Musicoterapeuta nell’Area Sociosanitaria ad Alta Integrazione Sanitaria.

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