IC 1 MARTINI DI TREVISO. FARE SCUOLA NELLA CREATIVITÀ… NON SOLO MUSICALE

di Piero Chianura

Una visita alla scuola secondaria a indirizzo musicale Arturo Martini di Treviso guidati dalla Dirigente scolastica Luana Scarfi e da una delle insegnanti di musica più attive dell’istituto, la prof.ssa Anna Tonini. È così che scopriamo una realtà nella quale creatività, passione e competenza non sono parole vuote di una semplice dichiarazione di intenti.

I luoghi simbolo di Treviso in un affresco dipinto dagli studenti

L’Istituto Comprensivo 1 si trova in una zona periferica della città di Treviso e accoglie ragazzi dai 3 ai 14 anni, appartenenti a famiglie di varia estrazione sociale e culturale, per accompagnarli in un percorso educativo che, dalla scuola primaria a quella secondaria di primo grado, punta a un progetto unitario con finalità comuni e nel segno della continuità. 
La dott.ssa Luana Scarfi (nella foto in apertura) è Dirigente scolastica di ben sette plessi: due scuole dell’infanzia, quattro scuole primarie di cui una speciale che accoglie bambini con disabilità molto importanti, una a indirizzo Montessori, una a tempo pieno e un’altra a tempo normale. Infine la scuola media a indirizzo musicale che abbiamo visitato e in cui ha sede anche la segreteria generale. La visione è quella di coinvolgere i docenti in un concetto di verticalizzazione del curriculum degli studenti di tutti i plessi a partire dal segmento dei più piccoli fino alla scuola secondaria, in un percorso che pone in primo piano la creatività non solo artistica o musicale.

MusicEdu Come è stata pensata la verticalizzazione del curriculum?
Luana Scarfi Abbiamo messo in piedi un sistema gestionale organizzato per gruppi di aree, che coinvolge rappresentanti di ciascuno dei segmenti per varie attività. Per esempio, l’area logico-computazionale coinvolge un docente per la scuola per l’infanzia, uno per la primaria e uno per la secondaria. Così l’area del linguaggio e quella dell’arte e della creatività che include due docenti per ogni segmento, uno per la parte visiva e uno per quella musicale. L’idea è quella di trovare un fil rouge che faccia sì che i percorsi didattici si leghino l’uno all’altro con un senso di continuità. Ed è straordinario come i docenti di varie discipline riescano a integrarsi nelle unità didattiche. Per garantire questo filo rosso di passaggio graduale da un segmento all’altro in ambito musicale, per esempio, è stato definito un set di melodie che vengono riprese nei vari anni a venire a un livello di difficoltà sempre più avanzato. Si parte da uno strumentario Orff a disposizione della scuola dell’infanzia e primaria per arrivare all’orchestra e coro della secondaria di primo grado. Questa verticalizzazione del curriculum musicale fa anche comprendere al bambino quanto la crescita sia progressiva.

MusicEdu Nella secondaria di primo grado, come è organizzato il percorso dell’indirizzo musicale?
Anna Tonini Abbiamo quattro cattedre, una di chitarra, una di flauto traverso, una di pianoforte e una di violino. L’offerta formativa per chi è iscritto all’indirizzo musicale è di 33 ore. Le ore pomeridiane dedicate allo strumento sono 3: un’ora di tecnica strumentale, una di teoria e lettura musicale per classi e un’ora di attività orchestrale a partire dalla classe prima come propedeutica di musica di insieme. È prevista anche attività corale per tutti i ragazzi che non suonano uno strumento e per loro le ore pomeridiane sono di fatto un’occasione di socialità e lavoro comune finalizzato al canto insieme all’orchestra. 

MusicEdu Siete in qualche modo collegati con i licei musicali della zona?
Anna Tonini Bisogna considerare che i due licei musicali più vicini distano da qui circa 35 km, perciò per le famiglie è un impegno lasciare subito i loro ragazzi di 13/14 anni liberi di muoversi in autonomia. Però abbiamo una percentuale di un buon 20% di ragazzini che, dopo essere partiti da zero da noi, alla fine della terza media fanno l’esame di ammissione al liceo musicale, soprattutto al più vicino Marconi di Conegliano.

MusicEdu In ogni caso, far praticare la musica con piacere anche a chi non continuerà poi negli studi musicali aiuta a formare un pubblico di ascoltatori.
Anna Tonini Dal mio punto di vista, in questo momento storico, sono i genitori che dobbiamo prendere per mano per condurli verso qualcosa che li arricchisca e che possano condividere con i loro figli. Infatti, spesso i ragazzi si entusiasmano qui a scuola, incoraggiati dai docenti, ma poi a casa trovano qualche difficoltà nell’esercitarsi con lo strumento e si demotivano perché i genitori si infastidiscono nel sentirli ripetere all’infinito gli esercizi. Per questa ragione, qualche anno fa era partito un corso/incontro serale libero e gratuito di avvicinamento alla musica classica rivolto ai genitori dei ragazzi iscritti al corso di strumento musicale. Un insegnante accoglieva i genitori e, partendo da temi noti, magari utilizzati come jingle per la pubblicità, arrivava a parlare dell’autore, della sua attività ecc. e così, poco alla volta, i genitori avevano cominciato a portare i loro ragazzi ai concerti e a richiedere sempre di più questo tipo di incontri, perché avevano capito che potevano riappropriarsi di qualcosa di bello da vivere insieme agli altri genitori. E soprattutto riuscivano a comprendere che lo studio di uno strumento musicale richiede un lavoro quotidiano e un apprendimento tecnico che prevede la ripetizione di passaggi che potrebbero essere fastidiosi per chi ascolta. Io credo che questo sia un lavoro che una scuola dovrebbe cominciare a fare con i genitori su tutte le arti in generale, non solo sulla musica. E per quanto riguarda i ragazzi, quando gli fai vedere cosa sarebbero in grado di fare, li catturi, li calmi e li distrai da cose più veloci e meno profonde. E pensare che qualche anno fa volevano chiudere la nostra scuola perché, essendo in periferia, non era considerata prestigiosa e posizionata in un contesto ideale!

Luana Scarfi Dobbiamo ringraziare chi ha voluto lavorare intensamente per tenere legate le famiglie e i loro figli alla nostra scuola. Grazie alle lezioni pomeridiane di strumento musicale, anche gli altri colleghi docenti più attivi hanno pensato a soluzioni che potessero tenere a scuola ragazzi che a casa non vivono situazioni molto facili. Siamo riusciti a tenere duro impegnandoci a relazionarci con il contesto sociale e così negli ultimi anni abbiamo avuto un lieve ma inesorabile aumento delle iscrizioni.

MusicEdu Sappiamo che avete fatto anche un lavoro di apprendimento della musica in lingua inglese in chiave Clil.
Anna Tonini Quando abbiamo attivato le certificazioni dello strumento musicale al pari di quelle in lingua inglese [tramite Trinity College London, Ndr], abbiamo trovato il modo per fare lezioni in comune io per la musica e la mia collega per l’inglese, nelle quali io stessa ho imparato un po’ di inglese e lei un po’ di musica. Tra l’altro, il valore delle certificazioni viene ben compreso dalle famiglie.

La “Galleria Martini”

MusicEdu Non è un caso che ci abbiate fatto entrare nella vostra scuola da una porta laterale, quella che dà l’accesso alla “famosa Galleria Martini”…
Luana Scarfi Siamo orgogliose del progetto della nostra Galleria Martini che ha vinto alla Biennale di Venezia il primo premio del concorso nazionale “Leone d’Argento per la Creatività”, nella categoria scuole secondarie di primo grado. La Galleria è il risultato della trasformazione di un un deposito freddo e poco utilizzabile in cui per anni erano stati raccolti scatoloni di documenti provenienti da altre scuole e qualche armadietto per i ragazzi. Durante il periodo della pandemia il Comune aveva predisposto fondi da usare per una serie di azioni tra cui adeguamenti strutturali e così ho deciso di usare i nostri con una visione più a lungo termine. Abbiamo trasformato questo luogo in uno spazio laboratoriale vivo accessibile a tutti e riscaldato, utilizzando dei termosifoni provenienti da altre aree che risultavano surriscaldate, compreso uno dal mio ufficio. La cosa speciale è stato il suo uso come spazio per la creatività e l’arte. Abbiamo chiesto al Comune l’autorizzazione per farlo dipingere ai ragazzi accompagnati dai docenti di arte e così è diventato una vera e propria galleria, uno spazio espositivo in continua evoluzione perché i docenti di arte portano qui i lavori dei ragazzi per rendere visibile ciò che sono in grado di fare. Abbiamo decorato anche delle sedie vecchie che avremmo dovuto buttare, rendendole opere d’arte recuperate dal disuso, come emblematici modelli di design e arredo che mettono in mostra il valore del riuso. Così i ragazzi prendono coscienza del loro talento perché non bisogna essere Picasso per elaborare un’opera d’arte, ma bisogna avere il cuore per farlo e mettersi d’impegno. In questo spazio i musicisti fanno lezione di teoria.

Luana Scarfi in posa con il Leone d’Argento per la Creatività

MusicEdu Tutti gli spazi comuni della scuola portano i segni della creatività dei ragazzi, a partire dalle pitture sulle pareti fino ai manufatti artistici dislocati un po’ dappertutto.
Luana Scarfi I ragazzi vivono gli spazi della scuola che attraversano perché li hanno fatti propri. Anche il grande auditorium lo scorso anno ci è stato chiesto dai ragazzi per mettere su una band rock e così è diventato un luogo di incontro al di là della scuola. Ma anche la classe di arte in cui disegnano e il laboratorio di arti plastiche dove abbiamo anche un forno per cuocere la ceramica sono stati ripensati con le risorse che ci sono arrivate per la pandemia con una visione di continuità nel futuro pensando alle attività dopo la pandemia. Così i ragazzi possono lavorare su tante cose. Per esempio, da molti anni collaboriamo con Confartigianato e con il Comune di Treviso realizzando dei pannelli che vengono usati per abbellire il sottopasso della stazione ferroviaria. Questa attività valorizza tantissimo il lavoro dei ragazzi e gli stessi ex-allievi della scuola se li ritrovano ogni volta che passano da quel sottopasso.

L’auditorium

MusicEdu Siete anche molto avanti nella dotazione di attrezzature digitali per i ragazzi.
Luana Scarfi Sarà anche il mio background di docente di matematica applicata, ma amo moltissimo l’interazione con la robotica e le tecnologie digitali che considero forme d’arte anch’esse. La robotica, così come tutte le altre forme disciplinari in realtà può essere appresa da piccolissimi e il concetto di coding mentale può essere applicato a qualsiasi cosa. Il gioco stesso non è altro che un esercizio mentale per arrivare allo sviluppo di alcune competenze. Con i docenti abbiamo lavorato per fare la formazione necessaria a non “far prendere polvere” alle macchine, mettendo ancora una volta insieme i docenti di arte con quelli di matematica, scienze e tecnologia. Abbiamo collaborato con un liceo scientifico per mettere in piedi un progetto di software di produzione per agganciare la matematica alla musica, un connubio che si è perso nei secoli, ma che è perfetto per la sua logica molto interessante per i ragazzi appassionati di musica.  Un’altra cosa particolare che abbiamo realizzato è un laboratorio mobile con dei carrelli dotati di notebook e tablet che possono essere portati a spasso per essere usati in diverse aule. Abbiamo anche stampanti in 3D e, per i ragazzi che lo desiderano, questo tipo di laboratorio prevede anche un corso di Photoshop. Ritengo infatti che sia fondamentale dare a tutti i ragazzi un’opportunità senza però obbligarli perché è così che vengono davvero fuori i talenti. Io non posso forzare mentalmente ragazzi che magari hanno già una passione per la musica o per la scrittura e obbligarli a impegnarsi nella stampa 3D o qualunque altra pratica in cui non si appassionano. Posso fargli vedere qualcosa di interessante ma poi è giusto che seguano il proprio talento e inclinazione. 

L’aula informatica
l’armadietto dei piccoli robot

MusicEdu Il rapporto con il mondo digitale può essere attivo o passivo perché puoi assistere a una realtà virtualizzata che ti racconta qualcosa oppure puoi creare qualcosa tu partendo da modelli che ti servono per progettare. Qual è il vostro approccio?
Luana Scarfi In realtà noi dobbiamo comunque insegnare l’ABC, ma lo dobbiamo insegnare chiedendosi “a cosa mi serve?” e “perché lo devo usare?”. Se uso un robottino o faccio una stampa in 3D devo sapere bene qual è il suo scopo. Ognuno di noi può arrivare alla massima eccellenza con il proprio talento se è accompagnato da chi gli dà gli elementi per arrivarci e poi deve essere veramente appassionato. Il ruolo della scuola è quello di estrazione perché i ragazzi imparino a conoscere il loro talento e la loro passione. Se ci facciamo caso, i nostri ricordi di scuola non riguardano lezioni di una certa materia, ma sicuramente progetti speciali a cui abbiamo lavorato. Ovviamente le lezioni ci lasciano un complesso di competenze, ma io ricordo più facilmente le uscite didattiche in luoghi particolari per l’emozione che mi hanno dato. Anche qui i ragazzi si portano dietro il ricordo delle cose che hanno fatto con passione, a partire dalle colonne dipinte in Galleria o il concerto fatto a fine anno. Sono queste le cose che lasciano il segno nel loro orientamento futuro. Anche se c’è una cultura orientativa che andrebbe modificata e che pensa, per esempio, che certe tipologie professionali diano meno opportunità ai ragazzi. In proposito ho una mia teoria che definisco “delle tessere smussate”. Io considero il mondo delle professionalità come un grande puzzle in cui facciamo spesso entrare a forza la “tessera” di ognuno di noi con una professione che non ci è propria ma lo facciamo perché, a monte, è stato improntato a un progetto orientativo con contenuti non appropriati. Queste forzature implicano che anziché avere un bellissimo puzzle nell’ambito della comunità delle professioni, ne abbiamo uno a tessere smussate, perché fatte entrare a forza. Se invece imparassimo a valorizzare ciascuno di noi, il nostro posto dentro al puzzle lo troveremmo perfettamente. Rendere monche queste tessere fa dei danni personali enormi. Ecco perché bisogna lavorare in questo senso.

MusicEdu La sua metafora del puzzle racconta anche quanto una visione individuale distorta comprometta alla fine anche l’intero puzzle, cioè l’obiettivo comune a cui dovrebbero concorrere tutte le singole tessere.
Luana Scarfi Certamente. Per questo motivo dobbiamo sempre relazionarci con il mondo esterno. Infatti, un altro obiettivo è far vivere sia ai docenti che agli studenti esperienze di relazione fuori dal proprio ambiente che trasformi la loro visione delle cose. Da questo punto di vista, per esempio, l’esperienza dell’Erasmus per me è fondamentale.

MusicEdu La sua è una visione che pochi dirigenti hanno. Quanti, per esempio, hanno la sua capacità di pensare al mondo digitale in modo così lucido?
Luana Scarfi La ringrazio, ma credo che ogni dirigente abbia una sensibilità diversa. Certo il mio background culturale mi aiuta perché ho lavorato nel pubblico, nel para-pubblico in università nell’ambito delle relazioni internazionali e nel privato nella consulenza e nell’informatica. Ma penso di avere lacune in ambito umanistico e per questo cerco di dare anche ai docenti di formazione umanistica altrettante opportunità di crescita. Una delle difficoltà di noi Dirigenti è essere costretti a ragionare a breve termine perché, banalmente, abbiamo contratti di lavoro triennali. Ma se io ragionassi su questo lasso di tempo butterei tante risorse senza poter dare una prospettiva a ciò che acquisto. Tutto quello che abbiamo potuto comprare in questi anni di pandemia è qualcosa che mai una scuola pubblica si è potuta permettere negli anni precedenti. Perciò bisogna ragionare in un’ottica di medio/lungo periodo, soprattutto pensando alla “ferraglia”, l’hardware fatto di computer e tablet tutti soggetti a un’obsolescenza velocissima. Per esempio, abbiamo fatto un lavoro con le reti cablate secondo me meraviglioso e con una ditta che ha anche lavorato tutta l’estate per finire nei tempi, ma come faccio a non pensare che tra qualche anno potrebbe arrivare uno strumento tecnologico completamente nuovo che ha bisogno magari di un cablaggio specifico? Avere una visione che permette di guardare “fuori dalla scatola”, come si dice in inglese, aiuta moltissimo perché ti permette di guardare da lontano e… lontano. Ma capisco che non è una visione molto diffusa.

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