FRANCESCO MASSAGLI. IL PIANOFORTE POPOLARE

di Piero Chianura

Il suo canale Youtube ha circa 31.000 iscritti ed è lì che è esplosa la sua popolarità tra gli aspiranti pianisti. Ma Francesco Massagli non è uno youtuber, bensì un esperto e titolato insegnante di pianoforte jazz che ha deciso di mettersi al servizio di chi desidera imparare a suonare per accompagnare le canzoni, non attraverso la classica partitura a pentagramma ma il più popolare formato testo e accordi. Dopo due libri in self publishing e l’apertura della fortunata piattaforma di e-learning Pianoforte Web, la sua attività di formatore per pianisti alle prime armi ha visto la recente pubblicazione di un nuovo testo edito da Volontè&Co.

Francesco Massagli ha insegnato pianoforte e musica d’insieme per oltre 15 anni in diverse scuole di musica a Lucca, la sua città. Dopo aver conseguito il diploma accademico di primo livello in Pianoforte Jazz presso il Siena Jazz University si è diplomato nel secondo livello in Pianoforte Jazz con votazione 110/110 con lode presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze. Laureato in Cinema, Musica e Teatro – curriculum Musica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, ha seguito numerose masterclass con pianisti tra cui: John Taylor, Aaron Goldberg, Shai Maestro, Kevin Hayes e Stefano Battaglia. Nel 2019 dà il via al progetto di e-learning Pianoforte Web dedicato all’insegnamento della musica e del pianoforte online pubblicando i libri Accompagnare al Pianoforte Vol.1 e Vol.2 in self publishing e il libro Piano Solo: armonizzare una melodia al pianoforte con Volontè&Co. 

MusicEdu Come è nato il tuo progetto didattico?
Francesco Massagli Io nasco come musicista pop, su un percorso da autodidatta fatto negli anni 97/98. In quegli anni c’erano pochi libri didattici che io compravo vicino a casa mia nell’unico negozio che li aveva. Avevo seguito degli insegnanti privati con una impostazione classica, ma la mia idea, fin dalle scuole medie, era quella di suonare in una band come tastierista, quindi con un’idea di mondo sonoro diverso da quello pianistico, e comunque da pianista accompagnatore di canzoni. Allora facevo le mie trascrizioni dei brani ascoltando le cassette audio, con un percorso di affinamento dell’orecchio musicale non tradizionale. Poi, nel corso degli anni, ho trovato nuovi insegnanti che mi hanno permesso di avvicinarmi al jazz e alla musica blues, in particolare Michael Allen, il pianista/tastierista di Al Green [autore della famosa “Take me to the River”, NdR]. Quando poi hanno aperto il Siena Jazz University sono entrato lì per formarmi a livello accademico sulla musica jazz, genere che oggi mi interessa e mi appassiona di più rispetto alla musica pop. Il fatto è che io credo che si possa insegnare partendo da una didattica professionale sulla musica pop senza necessariamente doversi appoggiare a metodi didattici importati dagli Stati Uniti. Perciò, negli anni ho creato da solo molto materiale didattico che ho poi organizzato in libri e successivamente in corsi, che avevo impostato prima che esplodessero anche in Italia i corsi online. Ricordo che quando gli smartphone cominciarono a poter fare video, consigliavo ai miei allievi di registrare il video della mia lezione così da poterla rivedere a casa per studiare senza doversi affidare solo alla memoria o dover aspettare la lezione successiva per correggersi. A volte preparavo io stesso dei video che davo a tutti e questo portava degli ottimi risultati.

MusicEdu Come è avvenuto il tuo passaggio all’insegnamento “online”?
Francesco Massagli A marzo del 2020, proprio mentre stavo decidendo se sfruttare la laurea in pianoforte jazz per entrare a insegnare nella scuola pubblica, mi è esploso tra le mani il progetto Pianoforteweb che avevo scelto di seguire seriamente nel periodo della pandemia, come attività professionale.

MusicEdu Dopo la pandemia, chi ha avuto come te la fortuna di raggiungere un pubblico numeroso attraverso l’attività online, più remunerativa rispetto a quella del musicista tradizionale, ha smesso di cercare concerti a tutti i costi, scegliendo di suonare dal vivo solo nelle occasioni migliori.
Francesco Massagli Sì, perché, a meno che non si collabori con un artista famoso o si abbia una propria attività importante, la gran parte dei musicisti professionisti deve adattarsi a tante situazioni delle quali farebbero anche a meno…

MusicEdu Con l’aggravante che sui palchi continuano a suonare i musicisti più anziani, lasciando poco spazio a voi musicisti più giovani…
Francesco Massagli Personalmente non ho mai fatto questa considerazione. Vedo invece altri problemi. Ho 39 anni e quando ne avevo 16 suonavo nelle band rock come tastierista facendo esperienze professionali che mi facevano guadagnare qualcosa ogni sera. Poi ho vissuto l’ultima scia di quel periodo in cui si lavorava suonando musica dal vivo, che oggi è completamente sparito. Ricordo che nella mia città, Lucca, c’erano tantissime sale prova che dovevi prenotare perché erano sempre occupate, mentre oggi non ce ne sono praticamente più. Penso che, più che un problema di rinnovo generazionale, ci sia piuttosto un problema culturale di gusti musicali cambiati. Anzi, trovo che i musicisti più anziani, proprio perché hanno vissuto quel periodo, sono ancora molto appassionati di musica. Considera che gli iscritti ai miei corsi online hanno un’età che va dai 45 agli 85 anni! E anche nelle scuole di musica in cui insegnavo prima, ricordo che venivano soprattutto i bambini piccoli portati dai genitori per studiare pianoforte classico oppure i pensionati che avevano una passione nel cassetto e si iscrivevano al loro primo corso di musica. Ma la fascia dei 15enni, che una volta voleva suonare nelle band ed era anche interessata all’improvvisazione, stava già praticamente sparendo.

MusicEdu In un Paese come l’Italia, costituito da una prevalenza di cittadini anziani, oggi è proprio la fascia dei pensionati ad essere la più attiva nell’apprendimento della musica fuori dal curricolo scolastico. E la possibilità di seguire un corso online da casa consente loro di farlo anche in presenza di una mobilità ridotta.
Francesco Massagli Inoltre la pandemia ha dato anche un’accelerata a tecnologizzare tutti, anche quelli che avevano una certa ostilità nei confronti delle tecnologie. Ma anche se la crescita del mio corso online, che per me è avvenuto grazie al canale youtube, è stato spinto anche dai libri pubblicati in self publishing su Amazon, nello specifico del pianoforte credo che i risultati dipendano dal fatto che il novanta per cento delle scuole di musica non riesce a soddisfare le persone prive di conoscenze musicali che hanno come obiettivo quello di imparare a suonare il pianoforte per accompagnare le canzoni pop oppure che sono interessati a linguaggi jazzistici e di improvvisazione. Chi si iscrive a una scuola di musica per fare un corso di pianoforte viene assegnato a un insegnante che, nove volte su dieci, si è formato in conservatorio con un percorso classico. È inevitabile che questo insegnante trasferirà al suo allievo una serie di processi didattici e di obiettivi da raggiungere che sono completamente diversi da quelli che avrebbe voluto lo studente.

MusicEdu Come è crescito Pianoforteweb?
Francesco Massagli Il libro pubblicato su Amazon ha spinto sicuramente la piattaforma Pianoforteweb academy perché avevo creato un collegamento multimediale tra il libro e i contenuti audio e una video-lezione di presentazione presenti sul sito, a cui bisognava registrarsi per accedervi. Chi invece voleva approfondire oltre il libro si poteva iscrivere direttamente alla piattaforma. Lavorando nel digitale si usano diversi modi per comunicare al proprio pubblico: i libri, il canale Youtube, la piattaforma, le pubblicità di Facebook per arrivare all’ultimo anello di conversione diretta che è la newsletter ai contatti acquisiti principalmente tramite Facebook. Tra i vari canali, però, Youtube è quello che a livello di crescita organica, senza investimenti, genera risultati costanti. È quello più impegnativo per chi come me deve creare contenuti, ma è anche quello su cui il numero delle visualizzazioni continua a mantenersi alto sui contenuti anche più vecchi. 

MusicEduI video per Youtube richiedono un linguaggio specifico che hai dovuto imparare, immagino.
Francesco Massagli Come fare un video Youtube lo impari copiando gli altri. Per Pianoforteweb Academy, per esempio, ho seguito Pianote, una piattaforma enorme con milioni di iscritti. Dal punto di vista dei contenuti e del modo di comunicare, che poi alla fine è quello che fa la differenza, ho cercato di essere me stesso, anche se la telecamera accesa ti porta a impostarti in un modo differente richiedendo poi un lavoro di montaggio che rende il tutto ancora diverso. La lezione fisica è fatta delle informazioni che passi allo studente e di consigli personalizzati, mentre i video registrati riguardano solo i contenuti. Per dare un senso al tutto occorre dare obiettivi specifici. Infatti quelle sul web non sono lezioni di pianoforte ma tutorial che insegnano qualcosa che una persona si porta a casa, anche se in un solo video.

MusicEdu Dal punto di vista editoriale, qual è stato il tuo percorso di creazione dei libri?
Francesco Massagli Inizialmente si trattava di affrontare un problema a cui cercare di dare una soluzione attraverso il libro. Sui miei primi due libri Accompagnare al Pianoforte Vol.1 e Vol.2 la questione era: come apprendere il classico formato di scrittura testo e accordi e riuscire a leggerlo per accompagnare una canzone? Così ho impostato un percorso abbastanza classico attraverso uno studio approfondito degli accordi, uno studio dei collegamenti armonici tra gli accordi, ritmi di accompagnamento e una serie di specificità dei linguaggi musicali, degli stili. Poi, a dicembre 2020, mi ha contattato Marco Volontè che era rimasto colpito dal mio canale Youtube e dai miei libri in self publishing, per chiedermi di pubblicare un nuovo libro per lui. Per differenziare rispetto ai primi due libri, ho dato una risposta a una domanda che arrivava dai miei studenti e cioè come armonizzare in piano solo a partire dal formato lead sheet con melodia in chiave di violino e le sigle degli accordi. È una didattica che fa parte dell’ABC della musica jazz, ma non per chi non si dedica al jazz e, pur essendosi formato in ambito classico, non è in grado di armonizzare in piano solo neppure un brano semplice come “Tanti auguri a te”. Si tratta di un livello base che avrà molto probabilmente un secondo volume rivolto a chi vuole studiare il pianoforte come strumento complementare e vuole lavorare sull’armonia non dal punto di vista teorico ma con un riscontro sonoro. Un corso di armonizzazione ti fa “mettere le mani in pasta” facendoti ascoltare come si combinano insieme i suoni. Piano Solo: armonizzare una melodia al pianoforte è suddiviso in tre capitoli che possono essere anche trattati come scatole chiuse in tre argomenti separati. Il primo è dedicato a quello che ho chiamato “il materiale musicale di base” dei linguaggi moderni, che è diverso da quello della musica classica. Per esempio, lo studio delle scale nella classica è più che altro un esercizio ginnico, di sviluppo di agilità e articolazione delle dita. Magari si riesce a eseguire scale velocissime, ma se ci si chiede quale sia la tredicesima bemolle della scala maggiore di Re o la settima della scala di Reb, manca la consapevolezza delle relazioni che ci sono tra le note di una scala, che invece per chi lavora con questo materiale in modo estemporaneo è imprescindibile. Io ho impostato un lavoro di visualizzazione partendo da intervalli, scala maggiore, accordi, triadi quadriadi ed estensioni. Quindi in questo capitolo c’è una sorta di Bignami di teoria musicale ma con un taglio pratico che prevede esercizi non per perfezionare la tecnica, ma per visualizzare questo materiale. Quello della visualizzazione delle parti è uno studio che si fa anche lontano dal pianoforte e lo fanno molti grandi pianisti classici quando lavorano sulle musiche lontano dalla partitura perché aiuta a entrare nella mentalità del compositore.

MusicEdu La visualizzazione lontano dalla partitura, peraltro, si fa spesso sullo strumento, non solo sulla tastiera, ma anche con la posizione delle dita sulla chitarra, per esempio.
Francesco Massagli Il secondo capitolo che ho chiamato “armonizzare la melodia” è inteso come armonizzazione nota per nota. Ho preso in considerazione due brani di musica popolare tradizionale “Amazing Grace” e “Silent Night” e su questi ho sviscerato una serie di possibilità, armonizzando prima a due voci, poi a tre e a quattro, studiando così gli intervalli. Il terzo capitolo è invece quello del suonare in piano solo, il concetto più noto per chi si avvicina al pianoforte, e cioè accompagnare con la mano sinistra mentre si suona la melodia con la destra. Anche qui l’idea è stata quella di sviscerare le possibilità partendo dall’uso di una sola nota sulla mano sinistra per arrivare ad accompagnamenti più complessi. In generale il libro si sviluppa in maniera progressiva per fermarsi comunque a un punto che è ancora accessibile a uno studente principiante.

MusicEdu Sono previsti file multimediali online?
Francesco Massagli Tutte le partiture di esempio presenti nel libro trovano i corrispondenti file audio in download sulla piattaforma di Volontè&Co, dove si trovano anche un video generale e uno relativo a ciascuno dei tre capitoli. All’interno del libro c’è anche un’appendice con una serie di lead sheet di canzoni popolari con cui potersi esercitare in modo da assimilare le informazioni applicandole a contesti diversi.

Piano Solo: armonizzare una melodia al pianoforte su: Volontè&Co

Per seguire Francesco Massagli:
SITO WEB: https://pianoforteweb.it/
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@PianoforteWeb/videos
PAGINA FACEBOOK: https://www.facebook.com/pianoforteweb
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/pianoforteweb.it/

UN CURRICOLO VERTICALE AUTONOMO PER IL JAZZ

Da più parti si sostiene che la formazione in ambito jazz necessiti di un curricolo proprio, non agganciato a quello classico anche perché, come stabilisce già il decreto 211 del 7 ottobre 2011 a proposito dei piani di studio nei percorsi liceali si riconosce la necessità di studiare “i diversi contesti e momenti della storia della musica” (dunque, non solo quella “classica”) sottolineando come necessaria “la maturazione progressiva di tecniche improvvisative (solistiche e d’insieme) e di lettura/esecuzione estemporanee”. Poiché nessun docente di formazione classica è in grado di insegnare anche queste capacità, risulta evidente che servano competenze specifiche di alta specializzazione, come quelle fornite dall’alta formazione jazz nei Conservatori. A favore del riconoscimento di un percorso autonomo di formazione jazzistica nel curricolo musicale si sono spesi autorevoli insegnanti jazz e tra questi anche Francesco Massagli, coinvolto in prima persona nel dialogo con le istituzioni. “Sono stato uno dei principali protagonisti del coordinamento che promuoveva l’inserimento del jazz nei licei musicali” racconta Massagli: “organizzando un’audizione in Senato, dove ho potuto verificare che a livello istituzionale c’è un paradigma molto radicato, che insiste sul fatto che per suonare jazz o pop bisogna prima aver fatto un percorso classico. Un paradigma che considera cioè il percorso classico come quello generico che offre le basi per poter appredere tutto il resto. Il fatto invece è che il percorso classico è molto specifico perché insiste sul repertorio della musica colta occidentale, che non è la musica di tutto il mondo, pur essendo molto vasta e di importanza storica indiscutibile. Chi ha fatto 10 anni di pianoforte classico su una montagna di repertorio da studiare ha fatto una scelta monografica su quel mondo musicale, legittima, ma comunque fortemente specializzata. Per un musicista classico le capacità musicali che lo portano all’eccellenza sono la lettura a prima vista, la tecnica strumentale e l’interpretazione di un testo scritto. La lettura è anche una parte della musica jazz, ma in un percorso di studio jazz c’è maggiore trasversalità, perché prevede composizione, arrangiamento, improvvisazione… quindi la differenza è quella di un musicista che si forma e che mette le mani in pasta sulla musica in modo creativo“. 

È un dato di fatto che la formazione classica non offre grandi capacità di improvvisazione al di fuori della partitura: “Negli ultimi anni la musica è entrata nella scuola pubblica in modo molto più presente rispetto a una volta. Ma nei licei musicali, che vanno a coprire in qualche modo i 5 anni del livello pre-accademico prima del triennio e del biennio di specializzazione AFAM (i 10 anni di pianoforte complessivo di una volta) non si considera l’insegnamento del jazz  equiparato al percorso classico, come lo è poi nei conservatori. Ed è qui che i musicisti classici insistono sul fatto che con una preparazione classica si può proseguire nel percorso jazz, non volendo riconoscere la legittimità di un percorso specifico jazz. La cruda verità è che, siccome la torta dell’insegnamento della musica nella scuola pubblica è già piccola per gli insegnanti classici, non si vuole cedere una fetta anche agli insegnanti jazz. Ma non ci sono motivazioni musicologiche o didattiche per cui il jazz non possa essere insegnato nei licei musicali ma, soprattutto, non ci sono ragioni per cui un laureato in strumento con indirizzo jazz non possa insegnare strumento nella scuola pubblica“.

Un’apertura sembra arrivare dai bandi che consentono l’ampliamento dell’offerta formativa nella direzione delle musiche jazz e moderne, legati al decreto n. 3327/2021. Ma secondo Massagli: “si tratta del classico ‘contentino’ che stanzia finanziamenti per fare dei progetti, ma di fatto quello che accade è che poi sono gli stessi insegnanti interni di formazione classica a realizzare progetti di jazz“.

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