CANTAFAVOLE. A SCUOLA CON GIANNI RODARI PER FAR CRESCERE PICCOLI CANTAUTORI

di Gianluca Lalli *

Le Favole al telefono di Gianni Rodari nascono dall’idea di una distanza da colmare: il ragionier Bianchi, rappresentante di commercio, ogni sera racconta una favola alla sua bambina raggiungendola con una telefonata e bruciando, con l’incantesimo del racconto, ogni separazione. Nel centenario della nascita del grande scrittore piemontese, le sue favole, costruite sul più rivoluzionario tra i sensi, quello dell’utopia, sono tornate nel 2020 a fare sognare e pensare in una nuova opera che coniuga note, parole e immaginazione, riuscendo a scavalcare anche le distanze imposte dalla pandemia. 

Questa l’idea che ho avuto realizzando proprio nell’anno rodariano il disco Le favole al telefono in cui ho messo in musica sette delle settanta favole dello scrittore di Omegna oltre a “Il paese dei bugiardi”, una delle Filastrocche in cielo e in terra, che apre l’album. Liberamente ispirato all’opera di Rodari, il concept album di poesia in musica nasce in via diretta dal “Cantafavole”, laboratorio di scrittura creativa attraverso il quale, da anni, guido bambini e ragazzi alla scoperta  dell’arte del cantautorato lasciando che i giovani autori, a partire dalla lettura di una favola o di un altro testo letterario, liberino la loro fantasia, andando alla ricerca della propria voce attraverso l’invenzione di rime, assonanze, immagini, strofe da tradurre nella più inclusiva delle arti, la musica.

Ho 44 anni. Da bambino ho trovato proprio nelle favole di Rodari, nella fantasia come luogo di tutte le ipotesi, la miccia capace di accendere la mia passione per un’immaginazione percorsa sempre da una forte tensione morale. Il disco su Rodari non è un caso nel mio cammino di cantautore e, in qualche modo, rappresenta un ritorno:  il mio primo incontro con la letteratura è avvenuto proprio attraverso le invenzioni di questo grande maestro. Durante le lunghe serate invernali, in cui fuori c’erano freddo e neve, io e i miei fratelli, davanti al camino, aspettavamo la lettura delle sue favole, prima di andare a letto. Le pagine di Rodari mi colpivano per la loro semplicità e immediatezza, che non è mai superficialità: la sua scrittura rivela una morale che serve ai bambini, come ai grandi, per immaginare la possibilità di correggere nel mondo gli errori che quasi sempre corrispondono a  ingiustizia e disuguaglianza.

La tematica principale su cui si basano le favole da me musicate è quella della “ricerca di sé e di una propria visione del mondo”, autentica e non sottomessa a dettati altrui. Così, Giacomo di Cristallo è la storia di un bambino trasparente che sconfigge il tiranno attraverso l’accecante bagliore della verità; Martino Testadura è l’unico a trovare la strada che non porta in nessun posto mentre il giovane Gambero decide di camminare in avanti a dispetto delle tradizioni che a volte possono diventare dei dogmi.

La passione per la letteratura ha messo radici nella mia infanzia per poi dilagare durante la mia adolescenza abbracciando poi tutta la letteratura. Nel mio paesino di montagna, Colle di Arquata, incastonato tra i monti in provincia di Ascoli Piceno, gran parte degli abitanti erano carbonai e boscaioli e non c’erano strutture ricreative: noi bambini o giocavamo a pallone tra le ortiche oppure scoprivamo nuovi mondi possibili attraverso i libri. Così, leggendo, ho incontrato grandi scrittori e poeti come Orwell, Goethe, Fante, Silone, Zamjatin e Bradbury che poi ho musicato nei miei dischi, da Il tempo degli assassini (2011) ispirato a Rimbaud, a La Fabbrica di uomini (2014), a cui ha collaborato Claudio Lolli, che prende spunto da un libro di racconti dello scrittore italoamericano Oskar Panizza, in cui si tratta l’attualissimo e paradossale tema della solitudine nelle grandi megalopoli. Fino a Metropolis (2017) che mutua il suo titolo dalla distopia di Fritz Lang.

Questo connubio tra parole e musica è culminato nell’album dedicato a Rodari, nell’anno in cui i numerosi eventi di presentazione previsti in presenza, sono stati sospesi a causa dell’emergenza Covid. Trasformando un limite in opportunità, io non ho però fermato il “Cantafavole” che, anzi, veicolato da una didattica  a distanza animata di creatività, ha potuto raggiungere moltissimi studenti, anche i più fragili e isolati, non solo in Italia ma anche oltre Oceano, coinvolgendo l’Istituto italiano di cultura di Montreal in Canada. Poco prima delle vacanze natalizie, per esempio, ho incontrato gli alunni della scuola Giovanni XXIII di Cava De Tirreni e il loro vivace coinvolgimento, seppure a distanza, mi ha colpito: la potenza della musica e le parole di Rodari sono in grado di attraversare lo spazio e il tempo,  entrando nelle case, attraverso un pc o un cellulare, per educare alla fantasia.

Il rammarico di non essermi potuto confrontare, durante la preparazione dell’opera, con Gianni Rodari (come fece Sergio Endrigo, quando si presentò a casa dello scrittore con le canzoni tratte dalle sue poesie) è stato compensato dall’accoglienza riservata alle mie canzoni dalla figlia di Rodari, Paola, che ha dato il suo placet per la realizzazione definitiva del progetto. Paola non è solo la figlia di Rodari, ma è anche la destinataria delle Favole al telefono… ecco una delle magie che avvengono quando ci si avvicina a un personaggio come Rodari, maestro nel trasformare sogni e fantasie in favolose realtà.

Magia della più inclusiva delle arti, alla riapertura delle scuole, brucerò le distanze imposte dalle restrizioni sanitarie coinvolgendo nel mio laboratorio creativo un gruppo di alunni di un liceo di Parma, ragazzi e ragazze con disabilità che da ottobre stanno frequentando le lezioni da scuola incontrando i loro compagni solo attraverso uno schermo. Inventando una didattica a distanza creativa e immersiva, il “Cantafavole” diventa occasione per prendere parte a un “esercizio di fantastica” che molto sarebbe piaciuto a Rodari: imparare a  riconoscere la propria voce, diventando ciò che si è, come sa fare la solitaria viola apparsa un giorno in un deserto di ghiaccio che non si stanca di profumare l’aria intorno a sé nonostante agli altri la sua singolare fragilità appaia come stranezza. In anni nei quali sembra avere vinto, anche a scuola, un modello che chiede a bambini e ragazzi di uniformarsi nella direzione di una sempre maggiore competizione per il successo, inseguendo sogni e desideri decisi da altri, le Favole al telefono in musica, con la forza dilagante della poesia, arrivano a risvegliare nei più piccoli, ma anche, ci auguriamo, nei loro educatori, la consapevolezza che trovare la propria felicità significhi soprattutto poter scoprire e esprimere la propria voce, la propria personale intonazione, al di là di ogni rigido conformismo e di ogni spartito già scritto.

* Gianluca Lalli è poeta, cantautore (vincitore dei premi Rino Gaetano 2005, Hard Rock cafe 2013 e Poggio Bustone 2020), regista e insegnante.

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