ASSOCIAZIONISMO MUSICALE. UN CONTRIBUTO ALLA CRESCITA PROFESSIONALE E DELLA DIDATTICA MUSICALE

di Lorella Perugia * 

L’associazionismo esiste da decenni in Italia ma solo dal 2016 il nuovo Codice del Terzo Settore ha normato in un solo testo tutte le tipologie di organizzazioni denominate “enti del Terzo settore (ETS)”. È nata così una definizione comune per soggetti diversi: dalle piccole organizzazioni alle reti nazionali, dalle cooperative sociali agli enti filantropici, che ne riconosce giuridicamente il ruolo svolto, le ristruttura in poche categorie definite, ne evidenzia confini di azione, caratteristiche e regole di funzionamento. 

Il nuovo Codice ha riorganizzato quindi a livello legislativo e costitutivo le associazioni e gli enti affini ma soprattutto ha avviato un processo di riconoscimento e consapevolezza sia verso l’interno che verso l’esterno di quel mondo che da decenni si affianca alle istituzioni pubbliche, fornendo servizi laddove le istituzioni pubbliche non riescono e non possono arrivare, collaborando con esse e interagendo in parallelo con gli operatori economici, per l’interesse delle comunità.

Nel definire l’associazionismo, il nuovo Codice si concentra principalmente sul suo ruolo sociale e aggregativo, sull’azione volontaria, sulle finalità di utilità sociale e socio-assistenziale anche laddove sono compresi lavoratori specializzati, ma dimentica il ruolo formativo e professionalizzante che molte realtà associative hanno saputo mettere in campo e sviluppare. 
Mi riferisco alle associazioni culturali e in particolare a quelle musicali che il Forum Nazionale per l’educazione musicale in gran parte rappresenta e che per decenni, oltre a garantire l’educazione musicale di base in maniera capillare nei territori e anche in moltissime scuole pubbliche e private, hanno contribuito alla crescita professionale dei lavoratori del settore che vi si sono avvicendati, promuovendo ricerca didattica e confronti con l’estero, elevando competenze e consapevolezza negli insegnanti di musica,  affiancando sempre l’attività pratica alla conoscenza teorica e garantendo lo sviluppo di tutte le competenze didattiche necessarie ad affrontare singoli allievi o gruppi classe, molto più di quanto di fatto siano state capaci di fare le istituzioni pubbliche deputate alla formazione dei nuovi insegnanti di musica. 
Ma questa ricchezza è ancora molto equivocata e rischia di venire disgregata da una politica troppo poco attenta e da una scuola pubblica che, pur avendo per oltre quarant’anni instaurato collaborazioni educative e formative, non considera il Terzo Settore un interlocutore alla pari e in più, per ragioni non solo economiche, sta proiettando altrove i suoi interessi. 

SVILUPPO DELL’ASSOCIAZIONISMO MUSICALE E CRESCITA PROFESSIONALE
Facciamo ordine per spiegare meglio.
Negli ultimi quaranta anni, l’associazionismo musicale nelle sue varie forme si è diffuso capillarmente su tutto il territorio nazionale. Per verificarlo basta chiedersi quali e quante realtà si occupano di educazione musicale e attività musicali nella città che abitiamo o nei paesi limitrofi. Volendo tralasciare i grandi centri certamente fiorenti in questo, anche nei più piccoli paesi si può trovare una scuola di musica più o meno grande, più o meno prestigiosa, o corsi di strumento in un doposcuola o in parrocchia, un complesso bandistico, una sala prove, un coro. 
Verificate poi se nella scuola dell’infanzia o primaria che frequentano i vostri figli esistono degli “esperti esterni” che attivano in orario scolastico progetti di musica. Questi esperti con ogni probabilità appartengono ad associazioni del territorio specializzate e qualificate nell’educazione musicale a bambini e ragazzi. 

Da quando la musica è stata inserita a pieno titolo nella scuola dell’infanzia e primaria si è diffusa infatti la pratica di affidare a figure esterne attività e laboratori musicali nelle classi in orario scolastico allo scopo di integrare o addirittura sostituire la disciplina musicale da parte delle insegnanti di ruolo, stipulando contratti e convenzioni con associazioni del territorio. Per dare qualche dato non recente ma significativo, nel 2008 in occasione di un rapporto su “Musica e Scuola” a cura della Direzione Generale per gli ordinamenti Scolastici, la presenza di operatori esterni e la collaborazione con le associazioni del territorio nelle scuole primarie era attestata in una media del 25% di plessi interessati, toccando punte del 40% (quasi una scuola su due) in alcune regioni del centro e nord Italia. E chi lavora nella scuola sa che questa collaborazione negli ultimi anni si è progressivamente ridotta solo per ragioni economiche e non tanto nel numero di scuole interessate, ma piuttosto nel numero di ore di lezione affidate agli esperti. 

Il moltiplicarsi della richiesta educativa in ambito musicale ha portato alcune associazioni particolarmente sensibili e attente a perfezionare la propria competenza didattica intraprendendo viaggi all’estero, ispirandosi e allacciandosi alle più famose pedagogie musicali sviluppate sin dal secolo precedente ma senza perdere il contatto con il lavoro quotidiano su bambini, ragazzi e adulti: dall’Orff-Schulwerk al Dalcroze, dal Willems al Kodály e al Gordon, attraverso figure di grandi didatti come Giovanni Piazza, Roberto Goitre, François Delalande, Luisa di Segni-Jaffè, Carlo Delfrati e molti altri che hanno operato anche nei contesti associativi. 

Nel mondo associativo professionisti come loro, insieme a loro, ciascuno con una propria inclinazione e professionalità, con un percorso di studi e di vita anche molto diverso, attraverso un lavoro collaborativo che l’associazione richiede per poter funzionare e crescere con gli anni, hanno studiato, approfondito e sperimentato sul campo, nei contesti più diversi, perfezionando e adattando pratiche didattiche e repertori. 
Questa competenza e conoscenza che cresceva progressivamente ha iniziato a essere diffusa attraverso testi e pubblicazioni, convegni e seminari specifici, ricerche e sperimentazioni, promossi dalle associazioni stesse. Un fervore didattico si è quindi animato partendo dal basso e dalla pratica, dal lavoro quotidiano degli operatori musicali, dal confronto fra insegnanti di una stessa associazione e dalla messa in rete di associazioni affini per obiettivi e tipologia, allargando di molto i termini del confronto e di conseguenza della crescita professionale. Solo molto più tardi questi percorsi sono penetrati nei Dipartimenti di Didattica dei Conservatori e nelle Università e sempre piuttosto marginalmente, più come riflessione pedagogica che come attività pratica. 

La professionalità crescente del mondo associativo è stata riconosciuta dal Ministero, attraverso pratiche di accreditamento rivolte alle associazioni musicali, autorizzando formalmente la possibilità di formare e aggiornare il personale scolastico sui temi della didattica musicale, anche se senza alcun diverso sostegno, e con poco coinvolgimento e mai alla pari con il mondo istituzionale. 

TRA PUBBLICO E PRIVATO SOCIALE: LEGAMI E FRAINTENDIMENTI
Quanto fin qui emerso rileva la profonda relazione che esiste tra Associazionismo e Scuola pubblica e che si esprime, abbiamo visto, attraverso principalmente tre modalità 
– il lavoro in orario scolastico da parte degli operatori musicali esterni nella Scuola;
– l’offerta formativa e di aggiornamento, integrata da quella editoriale, che l’associazionismo propone da decenni; 
– l’altissimo numero di docenti di musica, che negli anni sono arrivati a essere assunti nella scuola pubblica e che sono partiti e sono cresciuti nel mondo associativo musicale approdando nella scuola pubblica con un grande bagaglio di esperienze e competenze didattiche acquisite e sperimentate.

Una relazione che richiede di essere meditata, ancora più oggi, rispettata e valorizzata con lo scopo di fornire una proposta educativa sempre più efficace e avere una ricaduta migliore verso il fine ultimo del lavoro di un insegnante: bambini e ragazzi. 
Eppure il post pandemia ha modificato non poco queste relazioni: il boom della formazione on-line sta minando tutte le realtà associative che si occupano di quella formazione didattico-musicale basata su voce, corpo, strumentario che non può essere surrogata in un corso a distanza. Nello stesso tempo le infinite proposte di attività musicali on-line per bambini e ragazzi illudono gli insegnanti con meno competenze di educazione musicale che sia sufficiente mostrare video del genere per fare educazione musicale in classe o fornirsi di kit di attività pre-confezionate.

A queste nuove tendenze, di cui è ancora difficile dare delle stime, non si sono mai risolti pregiudizi e visioni limitate e limitanti verso il mondo associativo che la sempre più stringente burocratizzazione dell’amministrazione scolastica e una insufficiente competenza del personale amministrativo delle scuole acuiscono: come l’idea erronea che accomuna privato sociale no-profit, a cui l’associazionismo musicale afferisce, al privato tout-court legato al profitto e al mercato che è alla base, per esempio, della tendenza a non voler promuovere esplicitamente un’associazione all’interno di un plesso scolastico, neppure se essa ha stipulato una convenzione con la scuola. Così come è diffusa l’abitudine a indire bandi d’incarico, stipulare contratti e collaborazioni con liberi professionisti senza coinvolgere l’associazione musicale a cui essi stessi magari afferiscono. 

Tra i pensieri poco utili e diffusi c’è quello che l’associazionismo rappresenti un momento di passaggio in vista di un lavoro più qualificante quale quello rappresentato dall’insegnamento nella scuola pubblica. A cui si aggiunge il pregiudizio che chi resta nell’associazionismo non abbia i titoli per entrare nell’insegnamento pubblico. 
Tutti fraintendimenti che sarebbe d’obbligo sfatare, già solo per tutto il discorso sopra esposto sulla qualità professionalizzante dell’associazionismo. 
A questo si potrebbe obiettare che il mondo associativo comprende livelli qualitativi molto variegati, ma lo stesso possiamo dire del mondo pubblico e dell’istituzione. La qualità da sempre la fanno le persone e non i titoli e le abilitazioni. Per questo solo una più approfondita conoscenza può garantire di interfacciarsi con enti qualificati, in entrambe le direzioni. 

I PROFESSIONISTI DELLE ASSOCIAZIONI MUSICALI
È importante prendere coscienza del fatto che l’associazione musicale dà spazio a quei professionisti che prediligono rapporti di lavoro più flessibili, che hanno bisogno di sentirsi meno vincolati a una serie di sovrastrutture e mansioni di cui, per esempio, la scuola pubblica negli anni si è dotata e che finiscono con il mettere molto spesso la didattica in secondo piano. 
Affidarsi agli “esperti” delle associazioni, come la scuola stessa li definisce, garantisce nella maggior parte dei casi di affiancarsi a persone che vivono l’ambiente musicale sotto diverse prospettive, mantenendo costanti i rapporti con il mondo musicale performativo, che apporta ulteriori stimoli e competenze al lavoro di insegnante. Persone che si muovono in contesti continuamente diversi, anche gestionali, non potendo l’associazionismo coinvolgere personale tecnico specifico per ciascuna delle mansioni che sono richieste al suo mantenimento. Musicisti educatori che creano reti e collaborazioni, che rinunciano alla sicurezza economica per seguire il flusso di un mondo in continuo cambiamento e che, per conservare una posizione lavorativa in una realtà estremamente concorrenziale, sono fortemente stimolati a sviluppare e a mantenere un alto profilo professionale. 
Ma fino a quando non si comprenderà profondamente tutto questo, compresa la ricchezza che l’associazionismo culturale e musicale rappresenta per il mondo istituzionale oltre che per i territori, nessuna politica si impegnerà veramente per garantirne, tutelarne, favorirne la crescita e la diffusione; e la cooperazione e coprogettazione che si auspica nel nuovo Codice del Terzo Settore rischia di restare solo sulla carta. 

* Vicepresidente del Forum Nazionale per l’Educazione Musicale

3 commenti su “ASSOCIAZIONISMO MUSICALE. UN CONTRIBUTO ALLA CRESCITA PROFESSIONALE E DELLA DIDATTICA MUSICALE

  1. Siamo Associazione Amici della Rosamarina di San Michele di Serino AV abbiamo organizzato dei corsi di Tammorra, Ciaramella Zampogna e Organetto. Obbiettivo portare avanti tradizione nel nostro paese, i ragazzi che danno lezione sono diplomati liceo musicale e frequentano conservatorio. In caso di domanda di contributo a enti va bene i titoli scolastici che hanno? Grazie

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