ASCOLTO ATTIVO. LA COMUNICAZIONE MUSICALE E LA DIDATTICA DELL’ASCOLTO

di Carmelo Farinella

L’ascolto attivo costituisce uno dei nuclei fondanti della didattica musicale. Iniziando già con i bambini dell’età prescolare con la proposizione di attività utili a favorire la discriminazione uditiva, mediante il riconoscimento delle emissioni sonore e delle loro caratteristiche, occorre che il docente guidi gli studenti verso una fruizione consapevole dell’offerta musicale e stimoli la curiosità verso la conoscenza di repertori anche poco noti. In tale direzione, a tutti i livelli di studio è necessario far progredire la padronanza del patrimonio musicale della cultura di appartenenza e di opere provenienti da contesti geopolitici ed epoche storiche differenti 1.

Ci interroghiamo, pertanto, su quali condizioni occorra realizzare affinché l’ascolto divenga davvero attivo. Come per tutti i processi comunicativi, anche nei confronti dei repertori musicali è necessario instaurare un contatto autentico e creare empatia. Come ci insegna Ferrari, è necessario ricostruire il senso di un brano, liberando “l’ascoltatore dall’ingombrante fardello di immagini soggettive ed emozioni autobiografiche” che ostacolano la vera conoscenza delle opere musicali 2.
Accogliendo tale sollecitazione, appare evidente quanto alcune pratiche risultino inefficaci se ci si propone di trasmettere competenze musicali: non è vantaggioso, per esempio, proporre un ascolto senza lasciare spazio alla riflessione su significanti e significati o richiedere la libera interpretazione di un brano da parte dell’alunno mediante rappresentazioni grafiche autogovernate.
Promuovendo un apprendimento per scoperta e adottando la prospettiva multidimensionale dell’Universal Design for Learning, può essere fruttuoso, piuttosto, far associare repertori differenti a una serie di immagini/personaggi che opportunamente la musica sia in grado di evocare (nei primi approcci si pensi a suite sinfoniche o favole musicali come il Carnevale degli Animali o Pierino il Lupo), affinché gli alunni possano cogliere induttivamente il carattere affettivo di un brano, la sua struttura, familiarizzare con il contesto storico e l’autore 3.

È stimolante esplorare con gli alunni la struttura di un pezzo mediante la produzione di gesti-suono, l’esecuzione di danze strutturate, la riproduzione vocale e strumentale di frasi e periodi, l’elaborazione di accompagnamenti ritmico-melodici. Ai livelli più alti di studio, è importante anche comparare diverse interpretazioni dello stesso repertorio, individuandone analogie, differenze e riflettendo sulle intenzioni dell’autore.
E ancora, è cruciale scoprire la funzione sociale dei repertori e dei generi musicali, sviscerare la musica utilizzata nella pubblicità e nel cinema che, per buona parte, appartiene alla musica colta di cui l’ascolto autenticamente attivo potrà farne cogliere la ricchezza.


1 Un contributo interessante in tale direzione è: Baroni, M L’orecchio intelligente, guida all’ascolto di musiche non familiari. Lucca: LIM (2004).


2 Ferrari, E. “Ermeneutica musicale e didattica dell’ascolto”. Musica domani (pp.1-12). Torino: EDT (2010).


3 Per una valida guida sull’ascolto musicale nella Scuola dell’Infanzia e nella Scuola Primaria si veda: Mari, M. (a cura di) Vivere la musica nella scuola dell’infanzia e primaria. Novara: UTET Università (2021).

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