10 CANZONI “LEGGERE”. MADE IN ITALY ANNI VENTI (DEL 2000)
di Max Pontrelli
Arrovellandomi il cervello per stilare questa lista si è delineata l’ennesima conferma che le mode, quindi anche le canzoni pop, seguono canoni sconosciuti al mondo degli adulti. Il concetto di globale continua a nascondere velatamente ancora confini, zone. Così ho chiesto aiuto a un manipolo di ragazze quattordicenni chiedendo loro di stilare per me una lista di 10 canzoni con la falsa promessa di citarle alla fine di questo articolo e subito ho capito che anche in questo caso l’approvazione indiscussa dei brani ha a che fare sì con il concetto di aggregazione, ma in modo più circoscritto, quasi da mono cellula: il branco di appartenenza.
Scopro così che la differenza di scelta (e non l’unione, si badi bene) che c’è anche semplicemente tra le varie sezioni dell’istituto frequentato sono notevoli. Emergono le figure caratterialmente più forti e carismatiche che propongono (impongono?) determinati titoli i quali, dal preciso istante in cui vengono enunciati, diventano una sorta di repertorio proprietario del gruppo che ne acquisisce il diritto di identità. Il tutto suggellato da cantate corali, spesso accompagnate da balletti sincroni. I personaggi interpreti di questa lista sono esattamente l’archetipo del “giovane degli anni ‘20” (occhio: non del ‘900!): canottiera e tatuaggi. Il linguaggio, il gergo, la gestualità, il look, lo vediamo ogni mattina uscendo da casa. Inutile dirvi quanto per me sia interessante, oltre che divertente, perché mi rimanda al pensiero che “ai miei tempi” o eri “paninaro” o eri “metallaro”, che l’industria discografica sfornava pochi e selezionati artisti i cui dischi (dischi!) duravano 40 minuti scarsi e diventavano veri e propri inni per le diverse fazioni di giovani per almeno un anno. Tutti ascoltavano quella manciata di brani a disposizione e si ascoltava alla radio e nelle discoteche sempre le stesse canzoni, che ricordiamo molto bene anche oggi.
Passa il tempo e sembra che tutto sia sdoganato, vale tutto, tutti i ragazzi reclamano il diritto di essere se stessi, possibilmente originali, ma per quanto riguarda la musica pop l’offerta diventa addirittura esagerata, lo spessore artistico diminuisce (nella migliore delle ipotesi) e addirittura viene coniato il termine “artista meteora”: diventa normale che anche la proposta musicale (sempre in ambito pop, si intende) sia pensata per durare il tempo di una sola estate. Consumo allo stato puro. L’anno successivo arriverà il prossimo tormentone. Per concludere, si noti che tutti i brani che seguono sono di artisti italiani e che, considerata la fascia di età di fruizione, la comprensione del testo pare sia molto importante sicuramente più della musica che è relegata a mero accompagnamento di contorno. Clara, Sofia ed Emma (che ringrazio) scopriranno che c’è anche dell’altro da ascoltare ma, per ora, se vorranno continuare a sentirsi facilmente parte del branco, la colonna sonora delle loro giornate dovrà essere questa.
Will Zead “Latin mama”
Sfera Ebbasta “Calcolatrici”
Gheba “Madame”
Rhove “Ancora”
Guè “Bling bling”
Ultimo “22 settembre”
Baby Gang “Casablanca”
Villabanks “Papaya”
Boro, Artie 5ive, Andry The Hitmaker “Cadillac”
Vale Pain “In mezzo ai guai”
S-P-L-E-N-D-I-D-E
TUTTO CIO’ CHE ASCOLTO E’ QUI DENTRO.
Buongiorno,
grazie del riscontro. Come scritto nel testo dell’articolo introduttivo alla play list, mi sono avvalso di fruitrici contemporanee, necessarie ad aprire la visione anche su brani non propriamente mainstream. Una visione apparentemente “under the hood”, ma solo apparentemente. Le auguro una buona giornata e grazie ancora. Max Pontrelli