ANNALISA SPADOLINI. UN’INSTANCABILE “RICERCATRICE SUL CAMPO” ALLA PRESIDENZA DEL CNAPM
di Piero Chianura
A fianco di Luigi Berlinguer nel Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti fin dalla sua istituzione nel luglio 2006, Annalisa Spadolini ha sempre coniugato la sua attività di musicista con quella di ricercatrice e formatrice. A seguito della recente scomparsa dell’ex Ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Prodi, l’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha nominato lei come suo successore alla presidenza del Comitato.
Anche se in politica nulla può essere dato per scontato, se ne comprendono le motivazioni: nel suo ruolo di coordinatrice, Annalisa Spadolini ha organizzato e gestito finora decine di progetti nazionali di ricerca e attività di formazione destinate ai docenti di musica e di strumento delle scuole italiane (compreso il progetto “Musica a scuola” in collaborazione con Indire). Ha collaborato alla stesura di importanti decreti legislativi e attuativi nell’ambito dei percorsi formativi a indirizzo musicale, partecipando a ricerche con università ed enti prestigiosi, integrate da varie pubblicazioni a suo nome. È da queste competenze ed esperienze che è derivata anche la sua instancabile attività di osservazione diretta dei progetti di pratica musicale all’interno delle scuole italiane perché, come lei stessa ci ha raccontato “non dobbiamo allontanarci mai dalla realtà sociale, territoriale e di ricerca perché solo così possiamo conoscerla nella sua verità“.
MusiceEdu Immagino che la scomparsa di Luigi Berlinguer lascerà in te un vuoto dal punto di vista personale, ma cosa pensi verrà a mancare invece in termini di competenze al mondo della formazione, pur così cambiato in questi ultimi anni?
Annalisa Spadolini Quando Berlinguer assunse il ruolo di Ministro della Pubblica Istruzione alla fine degli anni Novanta, il nostro sistema educativo aveva un bisogno urgente di essere modernizzato. Il contesto scolastico era molto centralizzato e ogni aspetto dell’educazione veniva governato da un’amministrazione centrale che impartiva direttive standardizzate a cui le scuole dovevano attenersi adottando programmi scolastici molto slegati dal processo di innovazione presente nella società. Luigi capì che le scuole avevano invece bisogno di maggiore libertà e fu così che arrivò al Decreto sull’autonomia delle istituzioni scolastiche, che diede più potere ai dirigenti scolastici, con l’idea che una scuola autonoma potesse diventare un centro di ricerca sia didattica che organizzativa. Peraltro, in quell’occasione avviò uno dei più ampi processi di consultazione mai avuto prima in Italia, ma si capì quanto fossero grandi le resistenze al cambiamento quando proprio sulla formazione dei docenti e sul cosiddetto “concorsone” (che avrebbe riservato aumenti di stipendio solo ai docenti meritevoli, NdR) cadde. Però la sua riforma affrontava diverse dimensioni, dalla governance scolastica alla gestione finanziaria della scuola, dalla selezione del personale didattico all’idea che ogni scuola dovesse creare il proprio piano programmatico in base al territorio. Di tutte le riforme che aveva promosso molto è stato abbandonato, ma non si sono fermate le sue idee e ci sono voluti venti anni perché fossero capite. Anche il nostro Comitato è il frutto di due sue idee che il ministro Fioroni ha poi aiutato a portare avanti, e che riguardano due fondamenti della nostra Costituzione, l’Arte e la Scienza. Sono stati cioè istituiti due comitati, uno per lo sviluppo della cultura scientifica e uno che promuove l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti, proprio per dare voce a quella parte creativa che nella scuola era relegata in un angolo. In definitiva, cosa mancherà, mi chiedi? Intanto mancherà una visione a lungo termine di un politico e di un sapiente intellettuale che conosceva molto di scuola e della sua gestione amministrativa. Mancherà la sua visione laica, progressista e liberale, che dava la possibilità alle scuole di riconoscersi in un’idea di scuola-ricerca. Mancherà poi la sua capacità di ascoltare tutti, in particolare i ragazzi, perché da sempre era convinto che la scuola è principalmente dei ragazzi e che a loro bisogna dare voce. Non a caso è stato lui a istituire la Consulta degli Studenti, all’interno della quale i ragazzi possono riunirsi e fare proposte.
MusicEdu Da neo-presidente, immagino avrai fatto un consuntivo sull’attività del Comitato. Che cosa si è riusciti a fare e cosa no?
Annalisa Spadolini Da quando Fioroni affidò la presidenza del comitato a Luigi Berlinguer ormai 17 anni fa, è cambiata quella mentalità culturale che vedeva la musica come un semplice divertimento. Il Comitato di Luigi Berlinguer è riuscito a far capire quanto la musica sia invece una parte importante della cultura di questo Paese, utile a sentirsi cittadini più colti, anche se l’apprendimento della musica è ancora relegato a una parte del ciclo scolastico e non è per tutti come il Comitato vorrebbe che fosse. In tutti questi anni è però cresciuto il numero delle scuole a indirizzo musicale, che attualmente sono 1980, ovvero circa un migliaio in più rispetto a quelle attive quando venne firmato il decreto che le istituiva. Poi sono nati i licei musicali, la cui riforma abbiamo seguito con il ministro Gelmini, e che oggi sono 176. Di fatto, dal 1999 a oggi, saranno milioni i ragazzi formati sulla musica, anche se non hanno continuato il percorso formativo in ambito musicale. In questi anni, anche la didattica musicale ha fatto dei passi notevoli. Abbiamo messo in formazione circa 8.000 docenti sugli argomenti più disparati. Potrei ricordare anche l’ultima fatica normativa che porta oggi in fase di attuazione il Decreto Legislativo n.60 del 2017, con una notevole accelerazione verso il cosiddetto “Piano delle Arti”, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Tra gli altri decreti attuativi c’è anche quello che stabilisce la possibilità da parte degli enti esterni appartenenti al mondo del terzo settore di poter collaborare con le scuole, accreditandosi così presso il Ministero e, ancora, il nuovo decreto sui percorsi a indirizzo musicale, insieme alla nuova riorganizzazione dei percorsi a indirizzo musicale che favoriranno l’apertura di ulteriori nuove scuole… E poi i poli regionali a indirizzo artistico e performativo che lavoreranno su almeno tre tematiche artistiche performative… Il decreto 382 del 2018 sulla filiera, sulla continuità, che ha stabilito dei punti di contatto tra i due cicli scolastici e i conservatori, per il proseguimento del percorso formativo musicale… Insomma, i docenti di musica sono molto avanti nella ricerca e ben inseriti nel tessuto culturale anche perché abbiamo stimolato moltissimo i reparti scientifici a riflettere sul fatto che la musica ha un altissimo valore formativo e di crescita. Come Comitato abbiamo anche organizzato più di 300 convegni, elaborando documenti programmatici e facendo sì che la voce “musica” nelle indicazioni nazionali divenisse più evoluta e includesse concetti come improvvisazione, crescita creativa e libertà. Abbiamo collaborato con tutti gli Uffici Scolastici Regionali all’interno dei quali è stato creato il Referente per la musica. Con Indire abbiamo realizzato un sito a uso di tutti i docenti di musica e di strumento, che possono trovare qui le buone pratiche spiegate dall’inizio alla fine del processo educativo e con un quadro didattico-valutativo che ha creato anche un framework specifico per la certificazione delle competenze musicali assolutamente innovativo. Ancora, abbiamo realizzato diverse ricerche d’impatto con Università e Conservatori, non ultima quella sulle certificazioni internazionali di musica in collaborazione con Trinity College London, mentre altre stanno per partire. Infine, sono nate le reti delle orchestre regionali con centinaia di scuole associate. Un processo che abbiamo avviato e che io vorrò continuare nel mio mandato, è quello di inserire lo specialista di musica nella scuola primaria, ovvero un docente specializzato e ben formato con competenze pedagogiche specifiche sull’età degli studenti con cui lavora. Nella scuola primaria sono già entrati moltissimi docenti a insegnare anche se non ancora in organico, facendo comunque passare l’idea che per insegnare musica è necessario un personale specializzato. Questo perché gli insegnanti generalisti sono formati in scienze della formazione, competenza che prevede solo un piccola parte destinata alle arti laboratoriali e performative.
MusicEdu Tutto quello che hai descritto mette in luce una complessità difficile da gestire, che non è solo del nostro settore, ma che richiede un approccio ancor più competente. Per il vostro Comitato riportare al Ministero la fotografia di questa realtà complessa, promuovere le buone pratiche e governarle, richiede un impegno enorme, molto maggiore rispetto ad altri momenti storici, in cui venivano seguiti modelli di interpretazione e governo del mondo della formazione più semplici. La domanda che viene da fare è: quali sono gli elementi che rendono difficile la gestione di questa complessità che, in molti casi, sarebbe governabile con il buon senso e la competenza di docenti e dirigenti scolastici responsabili?
Annalisa Spadolini La nostra scuola è stata da sempre centralista. Nata come luogo gerarchico gestito a livello centrale da un’amministrazione “materna” a cui obbedire, è stata il luogo in cui realizzare l’unità del nostro Paese, ma è anche servita all’alfabetizzazione. Al di là di questo, è nella mentalità di noi Italiani l’idea che si debba essere “governati” da una struttura centrale, mentalità che fu proprio Luigi a voler scardinare nel mondo della scuola. Il fatto è che, anche se oggi questa visione decentralizzata si sta affermando, l’amministrazione centrale che si esprime attraverso la burocrazia non ha seguito l’onda culturale di cambiamento della nostra società (anche se poi non riesce a centralizzare il controllo a tutto i livelli, visto che parliamo di numeri enormi). In pratica, negli ultimi decenni la società è cambiata molto velocemente, ma la burocrazia tiene saldo il controllo resistendo alle sollecitazioni esterne, mentre la politica non riesce più a comprendere e governare il mondo reale, in quanto non ha sempre le competenze necessarie per farlo, soprattutto se parliamo dell’ambito musicale. È per questo che ci vuole così tanto tempo per scardinare questa idea ottocentesca che la musica sia solo divertimento. Ci abbiamo messo 17 anni solo per far capire che la musica è fuori da qualsiasi ideologia politica: non è né di destra né di sinistra, perché parliamo di “politica educativa”. Ed è stata forse per questa nostra capacità di lavorare in modo trasversale che l’attività del Comitato è stata sempre confermata in tutti questi anni da governi di colore differente.
MusicEdu Direi piuttosto che sia la politica a “tirare la musica per la giacchetta” da una parte e dall’altra, proprio per sfruttare la sua capacità di emozionare le persone e attirarle a sé per acquisire consenso.
Annalisa Spadolini Esatto. Perché gli artisti “ci fanno tanto divertire”… È per questo che il maggiore impedimento al nostro lavoro è di tipo culturale, ovvero la mancanza di conoscenza del senso alto che ha il vivere musicalmente e armoniosamente all’interno di un processo educativo, in una scuola di stampo “gentiliano” in cui il linguaggio e la scienza la fanno da padrone.
MusicEdu Mi ha sempre molto colpito la tua intensa attività sul territorio. Hai promosso e partecipato in prima persona a molte iniziative a carattere locale. Lo fai perché solo così si può comprendere la complessità di cui parlavamo e riportarla correttamente a livello ministeriale?
Annalisa Spadolini In effetti ho conosciuto tantissime realtà sul territorio. Considera anche che prima ho insegnato per venticinque anni nella scuola pubblica, dove sono anche stata vice-preside, e ho fatto esperienza nel sindacato ad alto livello. Quindi penso di avere una visione abbastanza ampia. Però mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato il fatto che io mi muova sul territorio perché la motivazione è proprio quella che hai detto: uno dei princìpi fondamentali del Comitato è quello di non allontanarsi mai dalla realtà e cioè far in modo che la realtà sociale, territoriale e di ricerca sia conosciuta nella sua verità. Occorre sempre andare e vedere con i propri occhi e quello che ho visto in tutti questi anni è un’Italia molto appassionata per quel che riguarda la formazione musicale. Dietro le scuole che fanno pratica musicale ci sono docenti che, nella maggior parte dei casi, sono stati artisti che hanno capito quanto il benessere ricevuto nella loro attività di musicisti potesse essere restituito anche ai ragazzi.
MusicEdu Non pensi che ci sia ancora un’eccessiva specializzazione in chi si occupa di formazione musicale nelle scuole, che non favorisce l’affermarsi della musica come pratica trasversale?
Annalisa Spadolini In parte gli insegnanti di musica vengono ancora visti all’interno della scuola come una componente a sé. Per esempio, i docenti di strumento nella scuola media lavorano di pomeriggio e si relazionano con i loro colleghi solo in occasione dei concerti. Così gli stessi dirigenti finiscono per considerarli “quelli del pomeriggio” anche un po’ strani, ma che in realtà sono portatori di una visione educativa e creativa differente, che per natura propria della musica è portata a rompere degli schemi. Talvolta sono gli stessi insegnanti di musica che si autoescludono dalla vita politica e sociale della scuola, forse perché non hanno ben risolto il conflitto tra l’essere artisti e l’essere insegnanti inseriti nel contesto scolastico. Si può essere insegnanti e artisti nello stesso momento perché insegnare nulla toglie alla professione dell’artista. È anche per questo che ritengo molto importante che gli anche insegnanti di musica siano presenti nei luoghi collegiali, nei consigli d’istituto e decisionali in generale, perché bisogna esserci dentro alle cose per cambiarle.
MusicEdu Da questo punto di vista il Piano delle Arti avrebbe dovuto dare un impulso all’integrazione della musica all’interno di programmi scolastici pensati in ottica creativa.
Annalisa Spadolini Sì, anche se siamo un po’ preoccupati perché dopo aver dimezzato i finanziamenti lo scorso anno, ora speriamo che il Governo almeno li confermi anche per il 2024 perché si tratta di un grande esempio di civiltà. La scuola sta andando verso una concreta tecnicizzazione attraverso le nuove tecnologie, ma non dobbiamo dimenticare la componente umanistica e creativa. Il Piano delle Arti, che abbiamo fortemente voluto, è uno strumento che promuove una piena realizzazione in chiave umanistica dei ragazzi, che possono sviluppare le loro capacità artistiche e creative attraverso la libera espressione. Un artista non si può ingabbiare e la sua creatività è una delle poche cose che non è possibile governare.
MusicEdu C’è qualcosa in particolare che chiederai all’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito?
Annalisa Spadolini Intanto chiederò di avviare un confronto sull’inserimento della figura del maestro specialista di musica nella scuola primaria, come ti dicevo. Non l’ennesimo specialista, ma una figura portatrice di una differente visione della musica nelle scuole, anche come figura di raccordo di supporto alle maestre. Poi proporrò di proseguire con i nostri concorsi nazionali, progettando nuove ricerche e concludendo quelle che sono già state avviate, organizzando anche nuovi convegni con particolare attenzione alla tematica dell’inclusione. E poi c’ è ancora tanto da fare sulla formazione docenti, sul loro reclutamento, sulla necessità che la musica sia presente anche nella secondaria di secondo grado dove è inaccettabilmente assente…
MusicEdu La definizione “per tutti gli studenti” che precisa i destinatari del vostro lavoro di promozione della pratica musicale non riguarda infatti solo il coinvolgimento di tutte le scuole, dalla scuola dell’infanzia in poi, in termini quantitativi, ma entra anche negli aspetti qualitativi dell’approccio inclusivo.
Annalisa Spadolini Nella definizione del Comitato ci sono due termini importanti, “pratica” e “per tutti”, proprio perché fin da quando è nato nel 2006 è forte la convinzione che la scuola, allora ancora riservata a coloro che avessero la possibilità di usare un livello cognitivo di un certo tipo, poteva accogliere proprio grazie alla musica anche chi non aveva questo livello cognitivo, abilità e/o competenze. Perciò la definizione “per tutti” significa sì dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado, per quanto riguarda il numero degli studenti italiani coinvolti, ma anche tutti gli studenti nelle loro diversità.
MusicEdu Veniamo al progetto pilota sulle certificazioni internazionali realizzato dal CNAPM in collaborazione con Trinity College London. Avete appena presentato i risultati relativi all’impatto del progetto sulle scuole italiane che hanno aderito.
Annalisa Spadolini La ricerca su questo progetto pilota, che ha coinvolto circa 220 scuole, ha dato dei risultati eccellenti. Oltre agli esperti del Trinity College e a me, la ricerca ha visto la collaborazione degli esperti dell’università di Lancaster che hanno fissato il protocollo. Si voleva capire quale potesse essere l’impatto sull’apprendimento in un nucleo di unità didattiche in cui l’insegnamento dello strumento musicale fosse finalizzato all’ottenimento di una certificazione. Non solo sugli studenti, ma anche sugli stessi insegnanti. Proprio sui docenti c’è stato un notevole passo avanti, perché proprio loro hanno potuto riflettere sul proprio processo educativo ricercando obiettivi diversi, ovviamente finalizzati, ma che dessero loro la capacità di utilizzare un certo tipo di repertorio e con un atteggiamento più propositivo nel corso delle lezioni. Il fatto di dover raggiungere un obiettivo più ravvicinato dà, non solo allo studente, ma anche all’insegnante una carica in più, sia per la sua efficacia nell’insegnamento che nel risultato che il ragazzo deve raggiungere. La ricerca ha evidenziato questo entusiasmo sia da parte degli insegnanti, sia dei ragazzi che dovevano studiare per raggiungere un risultato che sarebbe poi stato valutato da qualcuno molto competente ed esterno alla scuola. Presenteremo i risultati della ricerca a marzo in occasione di Didacta di Firenze.
MusicEdu In chiusura, vorresti dire due parole sull’uomo Luigi Berlinguer, con cui hai lavorato così tanti anni?
Annalisa Spadolini Io sono molto grata a Luigi per tutto quello che mi ha insegnato in questi anni. È stato un grande maestro di vita, oltre che di politica educativa e scolastica, un amico, un padre, una presenza accogliente, sincera e generosa. Mi definiva “libera e laica in tutto” ma io lo sono diventata grazie a lui. Io so che ricoprirò indegnamente un ruolo che è stato il suo, ma oltre che per “spirito di servizio”, l’ho fatto anche perché lui stesso mi diceva sempre che questo lavoro di tanti anni si sarebbe dovuto portare avanti. Un comitato così evoluto e composto da figure così autorevoli, tra pedagogisti, didatti, artisti, dirigenti e docenti all’interno di un ministero così importante, è una cosa davvero rara. In tutti questi anni abbiamo lavorato insieme per uno scopo che ancora non abbiamo raggiunto. La realizzazione piena della visione di Luigi di una pratica musicale come un diritto per tutti richiede ancora tempo e soprattutto un impegno costante che ho sentito di voler garantire ancora, accettando umilmente l’incarico.
MusicEdu Gli uomini passano ma le loro idee restano… purché ci sia qualcuno che decida di portarle avanti. E chi altri, se non la donna che ha lavorato fin dall’inizio al suo fianco, avrebbe potuto farlo?
COMITATO NAZIONALE PER L’APPRENDIMENTO PRATICO DELLA MUSICA PER TUTTI GLI STUDENTI
Il Comitato Nazionale per l’Apprendimento Pratico della Musica per tutti gli studenti d’Italia, fortemente voluto dall’onorevole Luigi Berlinguer, è stato istituito dal MIUR nel luglio 2006 (con il secondo governo Prodi) e riconfermato ogni tre anni fino alle modifiche sostanziali apportate nel giugno del 2016 (sotto il governo Renzi) che lo hanno rafforzato, grazie anche alla legge “La Buona Scuola”, che riconosce la musica, e la pratica musicale, come componente essenziale per la formazione dei nostri alunni. Successivamente riconfermato, il CNAPM è costituito da funzionari, docenti e artisti di estrazione classica e jazz. Da quando il CNAPM è stato insediato ormai 17 anni fa, ha supportato e promosso all’interno dell’amministrazione scolastica sia politiche normative sia politiche di attività rivolte a tutte le scuole di Italia, per potenziare e ampliare la rete delle scuole musicali italiane, ma anche per promuovere una cultura di pratica musicale per tutti gli studenti. Strategiche sono le figure dei referenti per la musica istituite presso tutti gli Uffici scolastici regionali, attraverso i quali si punta all’allargamento degli organici necessari a rendere realizzabile l’obiettivo di insegnamento della musica in tutte le scuole.