CORRADO RUSTICI. ALLA RICERCA DI NUOVE VISIONI

di Piero Chianura

Da Zucchero a Elisa, da Ligabue ai Negramaro, Corrado Rustici ha prodotto negli ultimi decenni alcuni dei più quotati nomi della discografia italiana, sempre con un approccio internazionale e in studi di registrazione e apparecchiature all’avanguardia, ma mai prescindendo dalla qualità del progetto musicale di partenza. “Il ruolo del produttore artistico nella produzione musicale è quello di aiutare l’artista a realizzare la propria visione, sfidandolo al tempo stesso a spingersi oltre la propria zona di comfort e a provare cose nuove“. Questa definizione di produttore artistico, tratta dal suo recente Breviario del Produttore Artistico (Volontè & Co, 2024), appare in totale contraddizione con ciò che evidenzia l’attuale industria discografica: l’omologazione su pochi e ripetuti schemi che non prevede quella ricerca delle diversità, che rappresenta da sempre l’essenza della creazione artistica e che dovrebbe essere alla base di qualunque corso di alta formazione musicale

Nel Breviario del Produttore Artistico Corrado Rustici offre una sua visione dell’arte e della musica contemporanea, senza però lesinare su consigli tecnici e di approccio professionale destinati agli aspiranti produttori artistici, anche attraverso numerosi aneddoti dalla sua lunga e autorevole carriera.

MusicEdu Cosa ti ha spinto a scrivere Breviario del Produttore Artistico?
Corrado Rustici È stato Marco Volontè a chiedermelo [l’editore, Ndr]. Ho avuto sempre qualche difficoltà a scrivere un libro perché ho sempre pensato che non fosse interessante quello che avevo da dire. Invece, dopo aver testato il livello dei ragazzi che fanno musica oggi, ci ho riflettuto su e ho capito che la mia storia mi ha dato la possibilità di vedere le cose da un punto di vista unico, che credo possa essere utile anche a loro.

MusicEdu Spesso la dannazione dei liberi pensatori è proprio acquisire consapevolezze senza la certezza che possano essere apprezzate anche da altri. E sono proprio gli editori a spingerli a scrivere, perché ne intravvedono l’utilità per i lettori. In fondo è un po’ lo stesso ruolo che avevano una volta i produttori delle case discografiche nei confronti dei musicisti.
Corrado Rustici Soprattutto quando ti spinge a farlo qualcuno che stimi e rispetti, come è successo a me quando a 19 anni mi sono ritrovavo nei Trident Studios di Londra. Ero lì per fare un assolo e ricordo che chiusi gli occhi pensando di essere John McLaughlin. Quando li riaprii mi accorsi che John era in regia a battere il tempo. Ricordo ancora la frase che mi disse mentre approvava quello che stavo suonando: “Take Your Time”…

MusicEdu Frase che con oggi non direbbe più nessuno… Nel tuo libro mi ha colpito una definizione che hai dato ai musicisti contemporanei. Li chiami “orfani della musica”.
Corrado Rustici Sono tutti quelli abbandonati dall’industria musicale che ha smesso di investire come faceva una volta, quando guadagnava con tutte le produzioni popolari, dai Beatles a Elvis Presley a Frank Sinatra e tutti quelli che sono venuti dopo, ma investiva anche una parte di quei guadagni nella fascia media degli artisti, quella più marginale che però influenzava con nuove idee gli artisti più popolari.

MusicEdu Nel tuo libro vai dritto al punto e senza giri di parole fai una fotografia dell’industria musicale contemporanea, oggi succube di esigenze economico finanziarie e disinteressata alla cosiddetta “arte musicale”. 
Corrado Rustici Io non voglio sembrare polemico e non credo neppure che sia un problema legato a un genere piuttosto che a un altro. Nel libro ho semplicemente voluto essere vero affermando che la musica oggi non è più arte.

MusicEdu Nel libro ci sono anche riflessioni filosofiche e aneddoti sulla tua relazione con personaggi e discipline apparentemente estranee al mondo della musica. Credi che il libro sia il frutto del tuo approccio sempre più multidisciplinare all’attività di produttore? 
Corrado Rustici Senz’altro. Il fatto è che, dal punto di vista professionale, mi sono trovato in quest’onda positiva che ho avuto la fortuna di vivere capendo molto presto che cosa volessi dalla musica. Parliamo della fine degli anni Sessanta, inizi anni Settanta, un periodo in cui l’Italia non era il terzo mondo del mercato musicale, ma diceva la sua a livello internazionale e veniva anche copiata, rispettata e rinomata, anche se nell’immaginario degli americani l’Italia è sempre e solo il Paese del bel canto. In quegli anni però sentivo che la musica era anche rivoluzione e la si usava per dare calore umano e sottolineare i cambiamenti che la società stava vivendo in quel momento. La musica era cultura mentre oggi è solo svago. Quello che vorrei è che le nuove generazioni non fossero solo impegnate nei videogame o nel divertimento fine a se stesso, ma che recuperassero anche il valore di quello che fanno. E parlando della musica, è paradossale che soprattutto in Italia tutti amino le canzoni, ma nessuno le consideri come un lavoro, un’arte. A me piacerebbe farlo capire ai più giovani perché altrimenti rimarranno bloccati sulla visione soltanto commerciale della musica, senza una prospettiva culturale. Detto questo io sono ottimista, perché sono sicuro che, a un certo punto, le prossime generazioni se ne renderanno conto da sole.

MusicEdu Una società dettata da regole economico-finanziarie in cui tutte le attività umane si misurano attraverso il denaro come unico elemento di riferimento rende impossibile il cambiamento dell’industria della musica dal suo interno. 
Corrado Rustici È per questo che è importante agire fin dalla base, cioè dalla scuola, con un modello di insegnamento che prevede di appendere il tuo ombrello esistenziale su una verità di base: accettare che non siamo tutti uguali. Da qui parte la mia considerazione che un musicista può fare musica commerciale utilizzando Spotify e piattaforme streaming di quel genere. Poi, però, dall’altra parte c’è anche chi è consapevole che questo sistema non è fatto per chi ama fare quello che fa e considera importante dare il proprio contributo al “piatto culturale” del mondo della musica, indipendentemente da quanto guadagnerà economicamente. Sarà necessario creare uno spartiacque per riconoscere entrambe queste due posizioni solo apparentemente diverse perché, come accadeva una volta, senza le idee di chi fa musica per cultura non potrà esserci neppure il guadagno di chi ha bisogno di queste idee per produrre nuova musica commerciale.

MusicEdu Da questo punto di vista, all’interno del mondo scolastico si sta già facendo una riflessione sulla necessità di ricostruire una relazione con la parte umanistica dei ragazzi, proprio nel momento in cui si sta affermando l’intelligenza artificiale. 
Corrado Rustici Secondo me la grande difficoltà è che i ragazzi di oggi sono troppo abituati ad apparire. Negli Stati Uniti c’è una forte crisi degli adolescenti, di ragazzine dai 14 ai 18 anni che non si piacciono a causa della superficialità del post moderno che vuole tutti omologati a un canone di bellezza. È quella democrazia sbagliata che non ha niente a che fare con l’opportunità di espressione. Parlando di musica, oggi si può andare su una music chat bot di intelligenza artificiale che in 30 secondi realizza un brano musicale come vuoi, ma la cosa preoccupante è che quel brano è così simile a quelli che senti in radio che fra un po’ non ci sarà più differenza. Anche io sto usando l’IA per alcune mie composizioni, ma so come spingere la mia creatività oltre i miei limiti senza rinunciare alla mia personalità artistica. La tecnologia detta sempre: dipende da come la usi. Con un coltello puoi tagliare un pezzo di pane o ammazzare qualcuno. 

MusicEdu Soprattutto nella parte iniziale, il tuo libro sembra una sorta di manifesto da cui far partire il cambiamento. Hai già in programma la promozione di una rete di soggetti che condividano i tuoi obiettivi?
Corrado Rustici C’è bisogno di un’alleanza che rappresenti sia chi ha deciso di perseguire obiettivi solo economici, sia chi abbia sposato un modo alternativo di pensare la musica come progresso culturale e non come strumento di arricchimento economico. Una cosa che andrebbe spiegata ai ragazzi è che se non sai suonare uno strumento e non conosci neppure i nomi degli accordi, puoi anche avere la fortuna di azzeccare una hit, ma poi come fai a costruire una carriera? 

MusicEdu Secondo te, perché gli artisti più popolari, quelli che avrebbero la possibilità di farsi ascoltare non si sono mai posti l’obiettivo di fare rete per promuovere un modello virtuoso di industria musicale?
Corrado Rustici Secondo me il male più grande dell’umanità e la paura della vita stessa. Noi abbiamo paura di quello che la vita ci può dare, quindi prendiamo rischi fino a una certa età perché siamo inconsapevoli e incoscienti, dopodiché entriamo in protezione di quello che abbiamo e che non vogliamo più perdere. Io stesso ho avuto varie esperienze di produzione con artisti che all’inizio, quando erano sconosciuti, mi lasciavano fare in un vero e proprio team work. Poi, la cosa più importante per loro era diventata proteggere o rafforzare un’immagine che non era la loro o quella della loro musica, ma quella creata per il pubblico, perché siamo portati a credere che essere rilevanti è solo essere popolari. Invece la rilevanza di una persona è quello che riesce a dare nel suo piccolo universo di riferimento. 

MusicEdu Cosa conosci delle nuove produzioni musicali?
Corrado Rustici All’inizio, quando sei un teenager hai voglia di dimostrare quanto sei bravo e sei attratto dai tuoi modelli di riferimento. È successo anche a me, ma quando ho avuto la fortuna di incontrare un mio mito come John McLaughlin, per esempio, che è poi diventato mio amico, mi sono reso conto che mi considerava un musicista “alla pari”, cosa che pochi giovani musicisti hanno la possibilità di verificare. Da quel momento ho anche cominciato ad ascoltare pochissime altre produzioni, perché ho avuto la consapevolezza di avere già tutto quello che mi serviva per continuare a tirar fuori le mie cose. Ovviamente ascolto ogni tanto della musica popular, ma mi concentro su un altro tipo di musica proprio per il discorso che facevo prima, di andare da un’altra parte, dove ci sono delle idee originali che mi ispirano. Ultimamente sto ascoltando tantissima musica classica. Sto riscoprendo molto Bach, Beethoven e tanti altri autori, ma ho sempre avuto un debole per i grandi del jazz, che poi ho anche avuto la fortuna di incontrare suonandoci assieme.

MusicEdu A un certo punto nel libro ipotizzi un futuro in cui il musicista riprenderà la sua relazione con la musica come arte per ricominciare a produrre qualcosa di nuovo e inascoltato. Eppure viviamo in un periodo in cui sembra non si possa più inventare nulla di nuovo.
Corrado Rustici Lo pensiamo quando non siamo artisti. Se riuscissimo a immaginarlo non ci sarebbe più bisogno dell’arte, perché l’artista serve proprio a questo, a spaziare oltre quello che riusciamo a immaginare. Che poi l’artista diventi popolare o meno non ha nessuna importanza una volta che il suo lavoro viene aggiunto al piatto dell’umanità.

MusicEdu Quindi la tua è una percezione, non hai in mente una direzione sonora particolare…
Corrado Rustici Noi conosciamo solo il passato, l’eterno ora nel momento in cui esplode tutto il Big Bang di idee. 

MusicEdu C’è chi afferma che noi abbiamo avuto la migliore musica dopo la grande guerra perché è stato come ripartire da zero e questa cosa potrebbe ripartire allo stesso modo solo dopo un grande trauma.
Corrado Rustici Non credo che rinascerà allo stesso modo perché, per come la vedo io, il Rinascimento musicale è già partito e non credo che possa ricrearsi un grande imbuto culturale verso cui tutti guardano, come è accaduto, per esempio, con l’idea della democrazia dopo la guerra. Vedo invece una frammentazione tipica del post-moderno, che nel trans moderno potrà portare invece all’integrazione di quello che è successo finora non verso un solo nuovo modo di pensare, ma nel dare voce a individui diversi che possano risuonare nel cuore di altri individui. 

MusicEdu A me piace pensare all’evoluzione dell’umanità così come viene rappresentata dalla letteratura e resa popolare dalla cinematografia. Dall’idea di un futuro asettico e controllato dai computer in Odissea 2001 a quello sporco, analogico e digitale al tempo stesso in Blade Runner fino alla virtualizzazione di Matrix. 
Corrado Rustici La mia idea è più ottimista, più vicina a Star Trek che ha ispirato e continua a ispirare la scienza e la filosofia, anche se penso che ora siamo in una situazione più simile a quella di Matrix, in cui però non dimentichiamoci che ci sono anche i ribelli!

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