QUALITÀ DELL’APPRENDIMENTO NELL’ERA DIGITALE. LETTURE MUSICALI TRA MEDIA CARTACEO E MEDIA DIGITALE
di Laura Patrizia Rossi
Nell’era digitale ogni editore musicale ha dovuto adattare il catalogo delle sue pubblicazioni alla richiesta di prodotti digitali in aggiunta a quelli cartacei. Ovviamente questo ha richiesto investimenti economici cospicui per ognuno di essi e proprio nel momento di peggior crisi del mercato degli spartiti, con la conseguente mancanza di ritorno economico di quanto investito. In questi articolo vogliamo analizzare se e come gli sviluppi dell’offerta nell’apprendimento digitale nel mondo dell’educazione musicale influiscono sui sistemi cognitivi di chi si occupa di musica ed economici per chi vende prodotti editoriali musicali.

Nella valutazione degli aspetti negativi e positivi dell’offerta digitale, dobbiamo però precedere con un concetto di distinzione basilare dell’età del fruitore del servizio, spesso completamente ignorata, ma che è dimostrato essere la chiave di lettura principale nell’educazione digitale.
Un nativo di generazione X (1965-79) o precedenti, cresciuto ed educato senza digitalizzazione, ha un apprendimento e una risposta all’educazione digitale completamente diversa da un nativo di generazione Y e successive generazioni nate e cresciute nell’era digitale, perché le sue capacità cognitive si sono sviluppate inizialmente senza l’uso del digitale. La generazione X oggi riesce a raccogliere e usufruire in modo completo e soprattutto con una criticità unica di tutti i servizi digitali e delle nuove tecnologie, perché conosce le due opportunità e le sa gestire in maniera equilibrata e opportunista.
Al contrario di quanto si è indotti a credere, soprattutto dalla manipolazione delle informazioni digitali controllate da AI e Social, la generazione X è la stessa che ha promosso e sviluppato le nuove tecnologie. È stata la prima protagonista della trasformazione digitale ed è certamente quella che risponde in forma più produttiva all’apprendimento digitale nel suo lato positivo.
Proprio grazie alla rete, oggi trovare un equilibrio tra apprendimento per via digitale e cartacea è molto semplice. Molti editori ormai offrono prodotti e metodi in cartaceo con il supporto digitale interattivo. Se poi ci aggiungiamo che il tutto potrebbe essere in inglese, abbiamo certamente trovato l’equilibrio perfetto per offrire ai nostri studenti la migliore delle formazioni didattiche, per portarli verso un futuro concreto.
Nel campo dell’educazione musicale possiamo quindi considerare che l’aspetto positivo dell’offerta digitale è il possibile futuro dato dall’immediatezza della reperibilità del prodotto?
È noto che la crisi del mercato mondiale dell’editoria musicale, ma soprattutto la mancanza di una vera propria formazione di addetti in questo settore, ha fatto sì che i negozi fisici vadano via via calando l’offerta dello spartito e del venditore professionale al servizio dei musicisti e degli studenti. In Italia pensiamo soprattutto alla chiusura di tutti i reparti di spartiti della catena Feltrinelli, rinunciando per sempre alla preziosa eredità acquisita con l’acquisto del patrimonio degli storici negozi Ricordi a metà degli anni Novanta del secolo scorso, e senza neanche avvantaggiarsi di un’offerta online di musica stampata. Il tutto acquisito in modo naturale da un’utenza che ormai ha rinunciato completamente a rivendicare la criticità del reperimento dei propri strumenti di lavoro.
A questa criticità si aggiungono che web online di giganti come Amazon e altri vendano spesso spartiti sottocosto, cosa peraltro ammissibile solo nel nostro Bel Paese.
Lo spartito cartaceo quindi non interessa più? Lo spartito digitale è il futuro?
La risposta sta in fatti concreti. Lo spartito cartaceo resta saldamente al suo ruolo leader di mezzo fondamentale per l’educazione musicale e per il musicista, ma ovviamente il prodotto digitale offre un costo minore ed è più fruibile. Il fatto è che quando parliamo di “prodotto digitale”, non pensiamo al prodotto autorizzato scaricabile e a pagamento dal sito dell’editore musicale, ma quasi interamente alla gratuità di un pdf, spesso di dubbia provenienza, passato velocemente e senza impegni economici da professore a studente, da musicista a musicista ecc.
In scelte come queste, quindi, non trascuriamo gli effetti collaterali che questi subdoli meccanismi scatenano, perché oltre al lato illecito e antieconomico, dobbiamo pensare in primis al futuro che stiamo offrendo ai nostri studenti.
Le Neuroscienze hanno coniato il nuovo concetto di “demenza digitale”, dove si conferma che ogni strumento digitale, oltre a rappresentare una potenziale dipendenza, riduce l’uso delle capacità cognitive come la memoria, l’attenzione, la curiosità e la creatività. Vogliamo dunque privare i nostri studenti di musica di quelle che sarebbero le capacità uniche e imprescindibili che lo studio della musica regala a ognuno di loro?
Oggi sappiamo bene che le nuove tecnologie digitali creano nuove opportunità, ma solo se usate in modo critico e con attenzione a ogni uso improprio.
E la scelta dello spartito e del metodo? Nella carenza di visibilità del prodotto cartaceo, dobbiamo ovviamente affidarci alla rete. Lasciamo quindi che sia l’AI a scegliere i metodi per noi? Magari possiamo opportunamente usarla per visualizzare quanto offre il mercato, anche se in base agli sconosciuti algoritmi, molti prodotti di grande qualità ne restano esclusi, ma può un insegnante lasciare la scelta dei suoi strumenti di educazione ad una mente artificiale? In caso affermativo l’insegnante dovrebbe considerare che in futuro la stessa AI potrebbe sostituire anche il suo lavoro di educatore…