PAESAGGI MUSICALI DALLA PALESTINA. DIRITTO ALLA VITA, DIRITTO ALLA BELLEZZA
di Lorella Perugia*
In un tempo in cui le guerre sembrano sommergere le voci dei bambini, l’uscita di un libro come Paesaggi musicali dalla Palestina (Gesualdo Edizioni, 2025) a cura di Francesco S. Galtieri non è solo un fatto editoriale: è un atto educativo e civile.
Il volume inaugura la collana Fare per capire, promossa dal Polo di Formazione Continua, che raccoglie tre storiche realtà dell’associazionismo musicale italiano: la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia di Roma, l’Associazione internazionale Musica in Culla e l’OSI Orff-Schulwerk Italiano.
In un momento storico in cui le istituzioni educative e culturali faticano a prendere posizione, è proprio l’associazionismo a farsi carico della responsabilità di proporre un percorso: educare al diritto alla vita e al diritto alla bellezza.


LA SCELTA DELLA PALESTINA: OLTRE LA CRONACA
Ci si potrebbe chiedere: perché la Palestina? perché proprio ora, nel 2025, proporre un libro di attività didattiche e musicali ispirate al Medio Oriente? Da troppi anni, le immagini che i media ci restituiscono del Medio Oriente sono immagini di tragedie, bombe, stragi, urla e kamikaze. Da decenni l’immaginario collettivo europeo associa quella terra a immagini di guerra, distruzione, fanatismo. Ma la scuola non può limitarsi a ripetere gli stereotipi della cronaca. Al contrario, ha il dovere di proporre altri sguardi, altre narrazioni: i sorrisi dei bambini, la forza delle tradizioni, la resistenza di chi affida alla musica e alla danza la speranza di un futuro diverso.
Il libro non è un pamphlet storico-politico né una raccolta nuda e cruda di repertori. È una proposta didattica: canti e danze popolari palestinesi tradotti in attività educative, pensate per tutte le età (dal nido alla scuola secondaria, all’associazionismo non solo musicale). Attraverso il corpo, la voce, la body percussion, lo strumentario Orff e il movimento, gli insegnanti possono offrire ai ragazzi non solo un’esperienza musicale, ma anche uno spazio di incontro con un mondo spesso conosciuto solo in modo parziale e deformato.
DIDATTICA E DIRITTI
Come ricorda Mario Piatti nella prefazione, la diversità culturale non è più un fatto episodico nelle nostre scuole e associazioni, ma una realtà strutturale. Compito di chi educa è farne occasione di cittadinanza: “valorizzare l’unicità e la singolarità di ogni identità culturale” e, al tempo stesso, promuovere interazione e integrazione.
Le sette canzoni raccolte nel volume possono essere considerate “una sola musica”: libertà, pace, amicizia, fratellanza sono i valori che le attraversano, in netto contrasto con le tragedie vissute quotidianamente dal popolo palestinese. È qui che la didattica incontra i diritti: educare alla musica diventa educare al rispetto, alla cooperazione, alla pace.
Non si tratta di aggiungere un contenuto in più al programma, ma di compiere una scelta. Ogni scuola, ogni associazione decide, attraverso i materiali che adotta, quale mondo proporre ai suoi studenti. Paesaggi musicali dalla Palestina sceglie di proporre la bellezza come diritto universale.
IL CONTRIBUTO DELL’ASSOCIAZIONISMO
La forza di questo progetto sta anche nella sua natura collettiva. Undici musicisti ed educatori come Paola Anselmi, Maria Grazia Bellia, Luca Dalmasso, Eliana Danzì, Mascia Dionisi, Checco Galtieri, Michela Miccio, Ciro Paduano, Gianni Petta, Alessandro Piacentini e Sonia Russino provenienti da tutta Italia hanno contribuito al volume, rinunciando al proprio compenso in favore del Centro del Mosaico di Gerico, una ONG che unisce artigianato artistico, inclusione sociale e lavoro giovanile, soprattutto femminile.
È una scelta etica che parla chiaro: educare non è solo insegnare, è anche restituire. Dove le istituzioni restano prudenti, silenziose o paralizzate, l’associazionismo sceglie di esporsi, di dire, di agire. Non si tratta solo di trasmettere canti e danze, ma di affermare una posizione: il diritto alla bellezza appartiene a tutti, e la scuola deve farsene garante.

LA MUSICA COME RESISTENZA E CURA
Le parole della compositrice palestinese Rima Nasir Tarazi, autrice di alcuni brani presenti, illuminano il senso del progetto: “Scrivere queste canzoni è stato un modesto tentativo di rendere più dolce l’ambiente amaro che circonda i bambini palestinesi […]. Ho cercato di mantenere vive la speranza e la gioia nei loro cuori sensibili, offrendo loro una tregua dalle esperienze traumatiche della vita quotidiana”.
Portare queste canzoni nelle classi italiane non significa solo apprendere nuovi ritmi o melodie. Significa riconoscere che ogni bambino (in Italia come a Gerico e in tutta la Palestina) ha diritto di crescere nella bellezza, di danzare, di cantare. La musica diventa così un linguaggio di resistenza, ma anche un luogo di cura.

EDUCARE È PRENDERE POSIZIONE
Paesaggi musicali dalla Palestina ci ricorda che la scuola non è neutrale. Non lo è mai stata, non lo è oggi. Ogni scelta didattica porta con sé una visione di mondo. Questo libro dimostra che educare non è solo trasmettere competenze, ma anche difendere diritti: il diritto alla vita, il diritto alla bellezza, il diritto alla speranza. Educare significa formare cittadini consapevoli, capaci di riconoscersi non solo come italiani o europei, ma come membri di una comunità umana globale.
In questo senso, cantare e danzare la Palestina nelle scuole e nelle associazioni italiane non è un atto marginale: è un seme di pace e di umanità che riguarda tutti noi.
Ogni proposta è accompagnata da link a video, file audio e basi musicali disponibili gratuitamente sulla piattaforma: https://formazione.donnaolimpia.it/pages/collana-editoriale-fare-per-capire
Per acquistare il libro si può andare nei principali bookstore o direttamente alla casa editrice:https://www.gesualdoedizioni.it/bookstore/product/paesaggi-musicali-dalla-palestina/
Per approfondire la conoscenza del Centro del Mosaico di Gerico https://mosaiccentrejericho.com/
*Lorella Perugia è presidente del Centro Studi di didattica musicale Roberto Goitre APS
