IL SOUND CHE CER… CAVI! WORKSHOP REFERENCE CABLES ALL’ACCADEMIA DEL SUONO
Nel calendario dei seminari tenuti da Angelo Tordini per sensibilizzare musicisti e tecnici sull’impatto del cavo sulla qualità sonora di una produzione musicale in studio e dal vivo, ha trovato posto lo scorso 27 maggio 2024 quello organizzato presso l’Accademia del Suono di Milano, struttura la cui offerta formativa è finalizzata a “coltivare al meglio il talento” di aspiranti Tecnici del Suono e Music Producer.
Organizzato in collaborazione con Palma Strumenti Musicali, l’incontro ha previsto due momenti distinti. Il primo, nel corso della mattinata, ha avuto un taglio teorico sulla struttura dei cavi tipici di una catena audio e sui punti più deboli su cui fare attenzione durante il cablaggio. Si sono proposte soluzioni ad hoc per migliorare la qualità del lavoro in studio di registrazione, mixaggio e mastering con l’obiettivo di ottenere un suono più trasparente, ricco e rispondente alla realtà.
Il secondo momento pomeridiano ha previsto la valutazione del suono dei vari strumenti di una band, con test di ascolto comparativi tra diversi cablaggi durante un lungo e attento soundcheck. Ricchezza armonica, rapporto segnale/rumore, contrasto dinamico e coerenza timbrica sono stati gli elementi presi in considerazione nella valutazione del cavo più adatto a ciascuna sorgente sonora. L’obiettivo che Reference Cables persegue da tempo è quello di arrivare a una versione evoluta della classica input list, che includa lo specifico modello di cavo scelto per ogni canale (sorgente sonora) in considerazione della sua natura di “filtro” passivo.
Il soundcheck pomeridiano è stato realizzato grazie alla partecipazione dei musicisti Alessandro Formenti (chitarra acustica e voce), Federica Mapelli (chitarra elettrica), Aldo Banfi (tastiere), Orazio Nicoletti (basso elettrico) ed Elia Micheletto (batteria). Con l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere con Stefano Pinzi, direttore dei corsi audio dell’AdS, che ha organizzato con Angelo Tordini il seminario.
Quando sei entrato in contatto con Angelo Tordini e hai deciso di organizzare un suo seminario in Accademia del Suono?
Stefano Pinzi Ci siamo confrontati sugli argomenti e gli ho spiegato la tipologia dei nostri studenti così che lui potesse calibrare meglio il suo intervento e indirizzarlo alla figura del fonico che si deve occupare e preoccupare dell’aver cura del suono delle sorgenti che deve registrare. La mattina è stata dedicata agli aspetti più teorici mentre il pomeriggio si è svolta la parte più concreta e interessante del seminario, quella della registrazione dei diversi strumenti suonati da musicisti professionisti con strumenti di qualità, tutto parte di una stessa catena che coinvolge anche i cavi, su cui ci siamo concentrati. Abbiamo fatto una comparazione di due cablaggi diverse proprio per mettere in evidenza cosa cambia sul suono dei diversi strumenti quando adottiamo cablaggi diversi su una stessa catena. Peraltro è stato un pomeriggio molto interessante anche per me, perché abbiamo potuto valutare anche il cablaggio che utilizziamo per il nostro studio, anche sui monitor audio in regia. Ma il messaggio principale che abbiamo voluto far passare ai ragazzi da un’esperienza di questo genere, non è stato tanto la gara tra quale sia il miglior cablaggio, quanto la consapevolezza che ci sono delle differenze e che molto spesso, come in quasi tutti gli ambiti tecnologici, la ricerca di una maggiore attenzione agli aspetti qualitativi e costruttivi di solidità e di affidabilità molto difficilmente riesce ad andare di pari passo con un prodotto economico. Per questa ragione mi è molto piaciuto il fatto che Angelo Tordini abbia affrontato i cavi dal punto di vista costruttivo, entrando nei particolari dei conduttori utilizzati che possono essere in rame, ma anche rame e stagno o altri metalli, così come il tipo di filamenti che possono essere tanti o pochi, più o meno spessi, avvolti una maggiore quantità di volte all’interno di uno stesso spazio lineare oppure no. Tutto questo influisce sui costi del prodotto finale. Io stesso questa mattina ho utilizzato diverse volte i termini “menù” e “ingredienti” perché, facendo un paragone con la cucina, si tratta di partire dalla materia prima con la consapevolezza che se vuoi ottenere di più, nella grande maggioranza dei casi dovrai spendere qualcosa in più.
In questa situazione Tordini ha potuto anche approfondire temi più tecnico-costruttivi perché per un fonico conoscere come cambia il suono a seconda dei materiali utilizzati è una conoscenza importante.
Stefano Pinzi Il cablaggio è un argomento sul quale si tende comunque a insinuare una riflessione da parte dei ragazzi che sono chiaramente molto giovani e ancora agli inizi del loro percorso di formazione, quindi ancora in quella fase nella quale ci si preoccupa di riuscire a fare in modo che tutto funzioni e in cui il passaggio a che tutto funzioni, ma a un livello qualitativo superiore non è ancora avvenuto. All’inizio vince il fascino del microfono più pregiato o l’equalizzatore e il compressore più prestigioso. Ci sono invece alcuni passaggi su cui non ci si fa troppe domande, come quello che riguarda la scelta dei cavi, e altri sui quali è difficile dare delle risposte, come per esempio la qualità dei convertitori delle interfacce audio, che presentano tutte gli stessi valori circa le frequenze di campionamento e i bit di risoluzione, ma se c’è un divario nei costi tra un modello e l’altro, ci deve essere una giustificazione. Capisco che a vent’anni non si hanno da parte i soldi che servirebbero per comprare la migliore, ma ogni tanto val la pena di ricordargli che c’è una differenza tra un modello economico e uno costoso. Potrà capitare di lavorare in uno studio dotato di attrezzature di alta qualità, ma l’attenzione alla qualità nasce prima dentro la nostra testa. In quest’ottica il cavo è considerato spesso l’ultima ruota del carro perché si parla sempre di catena audio e della qualità e affidabilità di tutti gli elementi che la compongono, ma poi questa catena è garantita dalla qualità e dall’affidabilità dei cablaggi. In questo senso i cavi possono rivelarsi il peggiore dei disastri perché quando cominci ad avere su un palco o in studio decine e decine di cablaggi, se anche solo il 5% di quei cablaggi genera rumore di fondo, ronzii o filtra parte del segnale audio, se tutto va bene hai una gran perdita di tempo, ma nel caso peggiore non ti accorgi che stai portando a casa un risultato che non è quello che avrebbe dovuto essere.
I ragazzi che studiano sound engineering in Accademia del Suono si trovano in una posizione privilegiata rispetto ai musicisti che studiano strumento perché il corretto cablaggio analogico e digitale di uno studio di registrazione sarà parte delle loro competenze.
Stefano Pinzi Qui in Accademia del suono abbiamo due indirizzi di corso, uno di Audio Engineering e uno di Music Producer. Dal punto di vista tecnico gli elementi fondamentali per queste due figure professionali a oggi sono gli stessi perché è importante che ci sia una formazione solida, anche per chi magari è più indirizzato verso la produzione artistica di un progetto, è più musicista ed è più interessato ad approfondire la conoscenza della musica. A oggi, tra gli strumenti di lavoro di un produttore moderno ci deve essere anche la capacità di lavorare autonomamente sulle apparecchiature, sapendo distinguere fin dove è possibile arrivare nel proprio studio e quando invece è meglio affidarsi a studi professionali meglio attrezzati. Perciò i ragazzi hanno un primo anno di corso in comune con i due indirizzi in cui si confronta chi ha già un’impostazione un po’ più tecnica, ma non ha magari competenze musicali, con chi viceversa ha conoscenze tecniche un po’ meno solide ma è musicalmente più preparato.
Si tratta di imparare il lavoro delle diverse figure professionale per averne rispetto quando ci si trova a lavorare in team.
Stefano Pinzi È che oggi ormai viviamo in un mondo, anche al di fuori della musica, in cui tantissime cose le possiamo fare da soli. Quindi potremmo davvero metterci un paio di cuffie in testa nel nostro studiolo di casa e portare a termine un progetto dalla sua ideazione alla pubblicazione senza averlo mai fatto ascoltare a nessun altro. Invece quando si trovano a scuola la comunicazione che nasce tra di loro spesso diventa collaborazione perché già al secondo anno cominciano a capire l’importanza del dualismo tecnico-musicista che riportano poi nelle loro produzioni in studio di registrazione, dove chi è più musicista si affida alle competenze di chi è più tecnico e viceversa, perché sono tante le attività coinvolte in una produzione. L’esempio che faccio molto spesso ai ragazzi è: chi decide durante una registrazione se una take va bene o se è meglio farne un’altra? O se l’interpretazione della parte suonata o cantata potrebbe essere rivista in un’altra prospettiva o se è intonata? Il fatto è che chi decide di fermare la registrazione non è quasi mai chi si occupa della parte tecnica, mentre uno studente fonico è portato a pensare che siano solo ragioni tecniche a motivare la sostituzione di una take.
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