I MATERIALI MONTESSORIANI PER LA MUSICA. LA LORO UTILITÀ NEI CONTESTI MONTESSORI (E NON SOLO)

di Valeria Ugliono

Seppur la musica non sia uno degli ambiti più conosciuti quando si pensa a Montessori e al suo metodo, l’educazione musicale Montessori e i materiali a essa collegati hanno avuto grandi ripercussioni nel campo della didattica musicale, diventando fonte di ispirazione per studiosi contemporanei e successivi alla pedagogista. Inoltre, la loro presenza è attiva ancora oggi in scuole a metodo Montessori e non, in tutto il mondo.

Il metodo Montessori, ideato dall’omonima Maria Montessori, si caratterizza per l’accostamento al processo educativo di un grande numero di materiali, che lei stessa definisce materiali di sviluppo o sensoriali.
Questi ultimi, a differenza dei sussidi didattici comunemente utilizzati nella scuola tradizionale, sono mezzi che consentono all’alunno di esercitare autonomamente determinati processi cognitivi all’interno di una situazione stimolo strutturata. 
Questi materiali contengono una serie di proprietà che li rendono, secondo Montessori, ideali per adempiere al loro compito: sostituire la maestra. Innanzitutto devono essere di qualità, ovvero belli, curati e facilmente maneggevoli, inoltre per facilitare l’ordine mentale del bambino, si consiglia di metterne a disposizione in ogni classe un numero limitato.
Una caratteristica indispensabile secondo Montessori è il controllo dell’errore, ovvero essi sono sviluppati in modo da rendere evidente l’errore che il bambino può compiere usandoli, permettendogli così di correggersi da solo, senza l’intervento dell’adulto.  
Infine, rispondono al criterio di isolamento di una qualità, ovvero si compongono di oggetti identici tra di loro tranne che per una sola caratteristica, ossia quella relativa al senso che si vuole sviluppare.

Montessori non era un’esperta di musica, infatti fu una sua allieva, Anna Maria Maccheroni, a consigliarle di creare una serie di materiali sensoriali per i suoni, esattamente come aveva già fatto per gli altri sensi. 
Da questa prima idea nacque l’educazione musicale Montessori o Psicomusica. 

Il primo materiale ideato e sperimentato dalle due donne è stato quello dei campanelli. Esso si compone di due file di tredici campanelli disposti longitudinalmente. L’insieme dei campanelli di ogni fila riproduce la scala di Do maggiore.
Ogni campanello della seconda fila genera la stessa nota del corrispondente nella fila superiore. Attraverso questo materiale i bambini possono lavorare sull’appaiamento di note uguali e sulla gradazione, ossia sulla costruzione dell’intera scala diatonica.

Il secondo materiale invece è quello denominato le scatole dei rumori, ovvero due scatole contenenti ciascuna sei cilindri. Una scatola e i relativi cilindri sono contrassegnati dal colore rosso, mentre gli altri dal colore blu. Ogni cilindro contiene un materiale diverso, e ciò comporta che scuotendoli producano rumori di intensità differente. A ogni cilindro della serie blu corrisponde un cilindro della serie rossa; ciò permette che i bambini, come per i campanelli, possano lavorare sull’appaiamento di suoni uguali e sulla loro gradazione (dai suoni più leggeri a quelli più forti).

Ai materiali montessoriani della Psicomusica sono state riservate diverse critiche, le quali affermano come essi , a causa della forte complessità, possano essere utilizzati solamente da pochi eletti, ovvero da coloro che possiedono una predisposizione per la musica. Il pedagogista Cesare Scurati, inoltre, ha definito l’educazione musicale Montessori e i suoi materiali “troppo precocemente tecnici e scarsamente espressivi” (Scurati, 1991).

Questa lettura si scontra con gli obiettivi che Montessori ha definito nella creazione della sua educazione musicale; infatti lei ha sempre mirato ad una formazione globale del bambino, che includa una crescita non solo cognitiva, ma anche creativa ed espressiva. Inoltre ciò che l’ha resa rivoluzionaria in questo campo è stata l’idea che chiunque possa accedere all’apprendimento musicale, fin dai primi anni di vita.
L’iniziale rigidità di utilizzo di questi materiali consente lo sviluppo di competenze che aiuteranno l’individuo a godere realmente della musica, a comunicare e a comprendere attraverso essa.
La loro utilità non è applicabile esclusivamente ai contesti montessoriani, ma al contrario può risultare interessante proporli in realtà caratterizzate da pensieri differenti, in modo da favorire uno scambio di idee funzionale all’apprendimento musicale dell’individuo. Infatti, “sarebbe necessario ampliare sia la didattica musicale che il patrimonio stesso dei materiali magari adottando in maniera sistematica oggetti sonori provenienti dalle esperienze più recenti e innovative della pedagogia musicale attiva” (Diambrini, 2018).

A sostegno di ciò, analizzando i pensieri di importanti studiosi di didattica musicale, come Dalcroze, Kodály, Orff e Gordon, si possono riscontrare diversi punti in comune con il pensiero di Montessori; questo dimostra come le sue proprietà possano essere facilmente adattabili a diverse realtà e ideologie.

APPROFONDIMENTI

  • – De Napoli I. (2014), Dal silenzio alla musica col metodo Montessori , Roma, Edizioni Opera Nazionale Montessori.
  • – Diambrini P. (2018), Parole e suoni. Attualità della psicomusica montessoriana nella convergenza fra sviluppo del linguaggio parlato e apprendimento della lingua musicale materna, “MOMO 15”, Fondazione Montessori Italia.
  • – Montessori M. (1916), L’autoeducazione nelle scuole elementari, Milano, Garzanti 2018.
  • – Werner Andrews S. (2023) (a cura di), La musica nel metodo Montessori. Liberare il potenziale musicale dei bambini , Torino, Il leone Verde.

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