BILINGUISMO E LINGUAGGIO MUSICALE. EDUCAZIONE MUSICALE E CANTO IN CONTESTI EDUCATIVI BILINGUI

di Riccardo Nardozzi *

Il presente articolo prende le mosse dalla mia esperienza pluriennale in qualità di educatore e insegnante di musica in contesti educativi e scolastici dove è presente il bi- o il trilinguismo. Vivo e lavoro in Germania, a Monaco di Baviera, dal 2015, dove mi occupo di educazione musicale in strutture per l’infanzia italo-tedesche e sono maestro di musica nelle classi della scuola elementare italo-tedesca Leonardo da Vinci, prima scuola italiana in Baviera dal 2013, con classi dalla prima alla quarta (scuola primaria) e dalla quinta alla tredicesima (Gymnasium). 
Prima del mio trasferimento in Germania, ho avuto modo di collaborare come insegnante di musica per diversi anni con La Maisonnette in Roma, nido e scuola dell’infanzia dove viene praticato il trilinguismo (italiano, francese, inglese).

Il potere e, mi si permetta, la magia della musica come linguaggio universale, in ogni dove e in ogni quando, è cosa risaputa. Per altro, non dispiace sottolineare ancora una volta la splendida natura dell’arte dei suoni (e dei silenzi). Ma, in questo articolo, a partire dall’esperienza di cui sopra, vorrei soffermarmi, con l’invito alla riflessione curiosa, su tre aspetti più specifici del legame “musica-parola” che da tempo hanno colpito la mia attenzione: 

1. la tendenza di bambini che crescono nel bilinguismo e nel trilinguismo e abituati a lingue diverse, a rapportarsi alla musica come a un linguaggio altro/ulteriore con spontaneità e naturalità; 

2. la correlazione, in termini psicologici, che esiste tra l’attitudine musicale e le lingue (correlazione molto meno presente o indagata in altri àmbiti/materie); 

3. la preferenza dei bambini bilingue o dei bambini tedeschi in Germania che studiano anche l’italiano a scuola, a preferire la lingua italiana nel canto. 

ITALIANO, TEDESCO, INGLESE, FRANCESE… MUSICHESE! 
I bambini che frequentano i nidi e le scuole dell’infanzia La Maisonnette sono coinvolti nella loro quotidianità da educatrici e educatori madrelingua che si rivolgono ai piccoli ognuno nella propria lingua madre, italiano, inglese o francese. Dal 2008 al 2015 ho collaborato, in qualità di educatore musicale, con due sedi La Maisonnette in Roma. Ho osservato bambini di pochi anni, abituarsi a sintonizzarsi con l’educatore che avevano di fronte, di volta in volta, e a comunicare nella loro lingua. In questo modo, la mia presenza come educatore di musica, faceva sì che i bambini, durante le ore insieme, si sintonizzassero in modo ancora più spontaneo del solito, sul canale musicale nella comunicazione e nell’interazione con me. Da questo punto di vista, la metodologia che pratico e di cui sono esperto, la Music Learning Theory (“metodo Gordon”) si sposa benissimo in contesti dove viene praticato il plurilinguismo. Secondo Gordon, i corsi di musica rivolti ai bambini di pochi anni, infatti, si basano sul presupposto che la musica venga appresa dai piccoli secondo i medesimi meccanismi con cui i bambini apprendono la lingua parlata, nella considerazione della musica come un linguaggio con una propria sintassi. Pertanto, durante le ore insieme ai bambini, l’unica lingua è quella musicale e si canta: i brevi brani tonali e ritmici proposti ai piccoli sono senza parole, vengono intonati con poche ed efficaci sillabe neutre (come “pam” o “bah”). I bambini vengono informalmente invitati, attraverso il gioco e il corpo in movimento, a imitare pattern tonali e pattern ritmici, che nell’ottica dell’apprendimento musicale, svolgono, semplificando, il ruolo che le parole svolgono nell’apprendimento della lingua parlata. 

Nei corsi Gordon, gli educatori musicali, durante il corso di musica proposto al gruppo di bambini, non insegnano, ma, attraverso un approccio informale, naturale, non direttivo, sono musica, rappresentano la musica per i bambini. Nel contesto de La Maisonnette notai da subito che, più che in altri contesti dove operavo con bambini che crescevano monolingua (sia a casa che a scuola), i bambini si lasciassero coinvolgere in una comunicazione senza parole, fatta solo di suoni, in modo molto spontaneo e naturale e che, abituati a rapportarsi all’adulto di riferimento a seconda della lingua da questi parlata, si aspettassero da me nient’altro che… il canto: una comunicazione, un gioco relazionale e uno scambio fatti di pam-pam intonati. 
Non appena i bambini mi vedevano arrivare, si rivolgevano a me cantando. E poi mi salutavano dicendo “ciao Pam-Pam”, oppure “ciao, Musica!”. Ho addirittura il ricordo di una bambina piccola che, una volta seduti in cerchio a terra per dare inizio alla nostra lezione di musica, sentendomi parlare anziché cantare, disse, sospirando: “canta, per favore”. 
Ho ritrovato questo contesto qualche anno dopo, quando, trasferendomi in Germania, ho iniziato a operare con corsi di musica presso diverse strutture, tra cui due scuole dell’infanzia italo-tedesche, frequentate perlopiù da bambini che anche a casa crescono nella maggior parte dei casi con le due lingue, con uno dei due genitori di lingua italiana e uno di lingua tedesca. Al Girotondo e al Doppiomondo, a Monaco di Baviera, i bambini frequentanti da 1 a 6 anni trascorrono le loro giornate con la metà degli insegnanti di madrelingua tedesca e la metà di madrelingua italiana, e sono solitamente abituati a parlare l’una o l’altra lingua tra di loro, o con gli adulti. 

Anche in queste strutture, esattamente come era stato per me a Roma a La Maisonnette, mi sono reso conto di come la musica arrivasse ai bambini come un linguaggio ulteriore, in modo spontaneo e naturale. I bambini si sintonizzano sul canale giusto. Pur parlando entrambe le lingue, scelgono di rivolgersi all’adulto di riferimento con la “lingua giusta”. E, in mia presenza, tendono a rivolgersi a me cantando; come se rappresentassi un po’ per loro una “terza” lingua, quella musicale. Ricerche recenti mostrano che i bambini plurilingui sin dall’infanzia sviluppano non solo migliori capacità metacognitive, ma anche migliori capacità metalinguistiche. Posso oggi, una volta di più, senz’altro affermare con convinzione che l’insegnamento informale della musica come ‘lingua’, la comunicazione naturale e guidata in musica, proprio come l’adulto fa con i bambini per il linguaggio parlato, rappresenta senz’altro la via migliore e vincente nell’approccio all’educazione musicale con bambini piccoli, e che ciò si manifesta in maniera ancora più accesa, evidente e veloce in quei bambini che hanno la fortuna di crescere con due lingue. 

LINGUA E ATTITUDINE MUSICALE
La comprensione del linguaggio parlato richiede all’ascoltatore di percepire le unità segmentali rilevanti che compongono le parole, inclusi i suoni associati a particolari consonanti e vocali. Alcuni studiosi in anni recenti hanno indagato sulla forte correlazione esistente tra le capacità fonologiche dei bambini e la loro attitudine alla musica; di contro, gli adulti che hanno una scarsa percezione dei toni, mostrerebbero deficit nell’elaborazione fonologica. Diversi studi hanno indagato sulla correlazione evidente tra l’abilità di apprendere una seconda lingua e il training musicale: in altre parole, l’allenamento musicale sembra apportare benefici, miglioramenti e facilitazioni nell’apprendimento di una lingua straniera. Studi specifici hanno indagato sulla correlazione tra attitudine musicale ed elevate capacità di pronuncia della lingua inglese in soggetti di altra madrelingua. La musica viene inoltre da sempre utilizzata con i bambini per l’apprendimento delle lingue straniere, giocando, attraverso le melodie, sul rinforzo della memoria semantica. È altresì invece interessante notare come una credenza comune, supportata anche da diversi ragionamenti, voglia legare da sempre l’attitudine musicale alla matematica. Ma è doveroso distinguere, e fare attenzione: il fatto che la musica si avvalga di proprietà matematiche, come le durate, le frequenze armoniche, i numeri in chiave, ecc., non significa, in realtà, che le abilità matematiche siano correlate all’attitudine musicale, e viceversa. 

AUF ITALIENISCH, BITTE!
Nella famosa scena in cui Mozart incontra l’imperatore Giuseppe II, nel noto film Amadeus del 1984 di Miloš Forman, quando l’imperatore comunica al compositore il loro intento di commissionargli un’opera, si rivolge alla sua corte, domandando: “Come decidemmo, poi? In tedesco, o in italiano?”. Al che il direttore d’opera risponde: “Ecco Sire, come rammenterà certo, è stato preferito l’italiano”. Anche se nella scena in verità subito dopo verrà poi scelta la lingua tedesca, per Die Entführung aus dem Serail, è sicuramente un fatto che per molti secoli, l’italiano l’abbia fatta da padrone nei teatri di tutta Europa, dal centro Europa fino alla Russia, e fu proprio il Settecento il secolo in cui l’italiano ebbe nel teatro musicale la supremazia sulle altre lingue. Lo stesso Mozart, di lingua tedesca, imparò la lingua italiana fin da bambino, utilizzando espressioni colorite per scrivere al padre, per esempio, o nelle sue lettere d’amore. 
Nella deutsch-italienische Schule Leonardo Da Vinci a Monaco di Baviera, dove insegno musica da qualche anno, con i bambini della scuola primaria di 6, 7, 8 anni, non siamo in una corte dell’imperatore, ma la domanda su quale lingua sia più adatta al canto se la pongono spontaneamente i bambini stessi! Insegno canzoni in tutte e due le lingue, molto spesso si tratta di brani da me composti nelle due lingue, e spesso li cantiamo sia in tedesco che in italiano. La scuola italo tedesca di Monaco offre due sezioni parallele, quella italiana e quella tedesca, dove viene utilizzata, appunto, più una o l’altra lingua, anche per rispondere, naturalmente, a esigenze diverse di famiglie diverse (si pensi, per dirne una, a quelle famiglie italiane che sono solo di passaggio un paio di anni in Germania e che trovano nella scuola italo-tedesca una buona soluzione per i loro figli). Per bambini di 6 o 7 anni italiani che vivono a Monaco e che stanno imparando la (difficile) lingua tedesca, la preferenza nel cantare nella loro lingua è di fatto facilmente comprensibile. Ma ciò che mi colpisce da tempo, è, invece, il notare come spesso anche i bambini di madrelingua tedesca, che non parlano ancora l’italiano, o poco, preferiscano cantare le canzoni in lingua italiana: “Maestro, auf italienisch, bitte!”

È luogo comune ormai consolidato che l’italiano sia la lingua più adatta al canto, sia anche solo per ragioni fonetiche, con le numerose vocali, soprattutto alla fine delle parole, e in assenza di consonanti gutturali o aspre, presenti invece in altre lingue. Certo, in verità, gli aspetti da prendere in considerazione dovrebbero essere tanti, e diversi, così come la presa in atto di angolazioni e punti di vista altri. Tuttavia, al di là degli stereotipi, e senza la pretesa qui di indagare un tema che merita approfondimenti scientifici, oltre che la presa in esame di parametri diversi, alcuni dei miei piccoli allievi forse sarebbero d’accordo con l’imperatore Leopoldo I, che nella metà del XVII secolo era convinto che valesse di più «un’aria italiana cantata da un cavallo che un’aria tedesca in bocca di brava e bellissima artista»! 
Si fa per sorridere, con leggerezza. Ma torno serio, nell’esprimere il mio rinnovato stupore e la mia gioia grande ogniqualvolta sento cantare in italiano e in tedesco bambini di madrelingua diverse, nella consapevolezza della fortuna e dell’arricchimento, per la mia stessa crescita personale, di operare in un contesto dove le due culture si incontrano e crescono tenendosi per mano… cantando. 

* Riccardo Nardozzi è docente per la materia Metodo Gordon per I’Università Lumsa di Roma (Master in Tutor Accademico specializzato in didattica musicale inclusiva e Master Gifted. Didattica e psicopedagogia per gli alunni con alto potenziale cognitivo); collabora come formatore con diverse istituzioni e associazioni in Italia e in Germania (tra cui SIEM Milano e CDMT-Roma). Compositore, autore di libri, articoli e saggi, è musicologo, insegnante di pianoforte, maestro ed educatore musicale per bambini e ragazzi a Monaco di Bavieria (Germania). 

Info: www.bambini-musik.euinfo@bambini-musik.eu

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