10 CANZONI LEGGERE. LA FRONTIERA DELL’ARTE NELLA MUSICA POP

di Max Pontrelli

È sicuramente ardua impresa sviluppare in poche righe il concetto di “frontiera dell’arte”, ma il periodo storico che stiamo vivendo, che circoscrivo per comodità negli ultimi 60 anni, ha dato adito ciclicamente a giudizi avanzati da personaggi più o meno autorevoli rispetto alle produzioni pop che continuano a essere in qualche modo la colonna sonora dello scorrere del nostro tempo. Questo breve excursus, seguito dalla consueta lista di brani, vuole essere uno spunto per attivare una riflessione a riguardo

Genialità o semplice “cialtronaggine”? Arte o prodotto di consumo pensato solamente per vendere? Dietro a ogni successo in ambito musicale pop c’è (quasi) sempre stato un attento studio di marketing da parte di chi ha seguito gli artisti nel loro percorso di realizzazione dei loro brani musicali. Questo settore è sempre stato un’interessante macchina da soldi. Ultimamente (e anche qui il termine è da molto tempo che viene associato a quanto segue) il risultato di questo lavoro viene chiamato “prodotto”. Il produttore musicale, infatti, produce ma è necessario fare un distinguo tra un produttore come, per esempio, George Martin (“il quinto Beatle”) e un produttore qualunque che si inventa, con scorciatoie tecniche e ammiccanti “copia/incolla” che attingono dalla giungla ancora selvaggia dei campionamenti di frammenti di musica già edita, una hit destinata a diventare il tormentone estivo dell’anno in corso. Non si vuole negare il successo del prodotto di turno, si vuole piuttosto mettere in discussione il valore artistico dello stesso. Ci siamo mai resi conto che dove compare storia dell’arte come materia scolastica non è mai inclusa la storia della musica? Tornando per un momento ai Beatles: abbiamo mai pensato, se ne conosciamo la storia, che il famoso quartetto di Liverpool decise dal 1966 di non esibirsi più dal vivo perché il loro pubblico era formato quasi esclusivamente da fan in delirio poco preoccupati da quello che stavano ascoltando ai loro concerti? Al giorno d’oggi una decisione del genere sarebbe una vera manna dal cielo e, se ci pensiamo bene, personaggi come Travis Scott (solo per citarne uno a caso) ha, come molti suoi colleghi, abbracciato la formula del “concerto-happening”: grandi platee per saltare al ritmo della sua musica, trasmessa da file e non suonata dal vivo. Da solo sul palco davanti a un pubblico in delirio. Giocando con Google e la proprietaria domanda “le persone hanno chiesto anche”, ci imbattiamo in una conseguente curiosità da parte dei fan di Scott (o potenziali tali) legata solamente a gossip o contorni di tendenza: “perché Travis Scott si è lasciato?” (qui avrei da reclamare anche sulla qualità sintattica della domanda, ma proseguiamo), “quanto costano le Nike Travis Scott Cactus Jack?”, “quanto guadagna al giorno Travis Scott?”. Nulla di riferito alla sua musica. Niente. Da ragazzino, scorrendo la stampa che parlava di musica negli anni ’80 trovavo già dell’inutilità nel leggere solamente quanto era lunga la lingua di Gene Simmons (il “vampiro” bassista dei Kiss) mentre cercavo il testo, magari anche tradotto, di “Detroit rock city” o addirittura qualcuno che mi facilitasse la vita scrivendo gli accordi della canzone. Anche Elvis Presley veniva letteralmente venduto dal Colonnello Tom Parker per il ciuffo imbrillantinato e per i movimenti pelvici. Dal 1954 Presley aveva rivoluzionato la musica pop mondiale ma dovette aspettare fino al 1974 per rendersi conto dell’inutilità del manager e licenziarlo. La storia si ripete, ma oggi nella miriade di proposte musicali in ambito pop è lecito chiedersi se la facilità di realizzazione di un brano musicale abbia tolto ogni filtro dato da un giusto senso critico che possa aiutare l’opinione pubblica a tenere un po’ più alta l’attenzione verso ciò che non solo sia di qualità, ma anche pertinente rispetto all’arte della musica. Sempre che ci interessi ancora far rientrare la musica pop in questa categoria. 

Buon ascolto e ricordiamoci che l’espressione estetica fa leva sì su accorgimenti tecnici, ma anche e soprattutto su emozioni. Non un codice oggettivo, quindi. Ma se dovessimo oggi mettere in atto il concetto di “realizzato a regola d’arte”, che pensieri scaturirebbero dall’ascolto di molta musica che riempie il nostro tempo?

Elvis Presley “Hound dog” https://www.youtube.com/watch?v=aNYWl13IWhY

The Beatles “The long and winding road” https://www.youtube.com/watch?v=yDP3dwpoVTo

The Rolling Stones “Start me up” https://www.youtube.com/watch?v=SGyOaCXr8Lw

The Beach Boys “Surfin’ U.s.a.” https://www.youtube.com/watch?v=2s4slliAtQU

David Bowie “Heroes” https://www.youtube.com/watch?v=JFHC6t13hi0

Tina Turner “Nutbush city limits” https://www.youtube.com/watch?v=HUApHigFfSc

Abba “Dancing queen” https://www.youtube.com/watch?v=xFrGuyw1V8s

Kiss “Detroit rock city” https://www.youtube.com/watch?v=VfiV77Q_8zk

Travis Scott “Goosebumps” https://www.youtube.com/watch?v=gANeLBnW-wc

Salmo “Russell Crowe & the island” https://www.youtube.com/watch?v=Z4KBqyxbMLU

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