TORNARE AD ASCOLTARSI. PER UN’EDUCAZIONE MUSICALE DIFFUSA

di Piero Chianura

L’educazione musicale nei primi gradi della scuola pubblica tende a specializzarsi sempre meno sullo studio del singolo strumento cercando di rendersi utile come disciplina trasversale. La trasversalità è insita nella natura del suono, nella capacità che esso ha di stimolare emozioni e favorire la nostra apertura verso il mondo esterno. Dopo aver puntato per decenni sul valore professionalizzante della disciplina musicale, oggi riscopriamo anche l’importanza dell’esperienza musicale come strumento di rigenerazione individuale (e sociale) a prescindere. Stiamo insomma cercando di ricostruire quella relazione con il nostro universo sonoro, che abbiamo perso nel rincorrere obiettivi estranei al nostro essere interiore.

Quando si fa educazione musicale ai bambini, ma anche agli adulti non musicisti, oggi li si porta sempre più a riflettere sul mondo sonoro in cui sono immersi. Che si tratti di soundscape ambientali o di scelte musicali a cui decidono di sottoporsi volontariamente, li si invita a riflettere sull’influenza che i suoni hanno su di loro nel bene e nel male. 

Con queste basi di ri-partenza, chi si occupa di formazione ha oggi l’opportunità di trasformare la pratica musicale in un’esperienza positiva non solo per chi deciderà di svolgere una professione nel mondo della musica, ma anche per la più numerosa schiera di futuri ascoltatori. Su questi ultimi dobbiamo fare affidamento se vogliamo ridare alla musica il suo ruolo originario di portatore di benessere collettivo e perché venga riconosciuto, di conseguenza, anche il valore del nostro lavoro di professionisti della musica.

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