DIDATTICA SPECIALE AFAM (3). CODICI DI NOTAZIONE ALTERNATIVI: LA LETTURA CANTATA
di Emilio Piffaretti
Qual è il metodo migliore per affrontare la lettura cantata per uno studente con disturbo dell’apprendimento?
Rispondere a questa domanda non è facile e forse una risposta univoca non c’è o non è possibile fornirne una che raccolga in sé tutta la complessità del fenomeno. Certamente l’approccio alla lettura cantata passa inevitabilmente attraverso la consapevolezza di possedere un proprio e unico strumento espressivo, la voce, che si manifesta attraverso l’azione del cantare.
Ma cosa significa “so cantare”?
Anche in questo caso non vi è risposta univoca. Per certo l’abilità di intonare una melodia è processo estremamente complesso che coinvolge molteplici aspetti legati alla sfera cognitiva e biologica.
Evitiamo di addentrarci in argomenti complessi che rischiano di sconfinare in un settore scientifico molto distante dai contenuti di questa breve rubrica e che rimangono saldamente ancorati ai codici di notazione musicale non formali.
Allora iniziamo col presentarvi l’esperienza svolta lo scorso anno accademico con un gruppo di studenti particolari: italiani e cinesi, tipici e atipici.
Capita spesso, in conservatorio, di trovarsi di fronte a classi formate da studenti provenienti da culture diversissime tra loro e capita, con altrettanta frequenza, che in questi gruppi la presenza di DSA/BES/L.104/92 non sia per nulla marginale.
Il gruppo in questione era costituito da 12 persone, 4 italiani (con 2 DSA e 1 Bes) e 8 cinesi (con 1 DSA e 2 con forti difficoltà di comprensione della lingua italiana, potremmo dire con un BES di tipo culturale/linguistico).
Gli obiettivi del corso erano quelli di fornire agli studenti specifiche competenze e abilità nella lettura cantata a prima vista (1), nella capacità di intonare (una melodia o un articolato di formule melodiche) in un contesto formale o informale (2) e, in ultima battuta, la capacità di controllare la complessità ritmica (3), in parole semplici, la capacità di comprensione di un testo musicale e suo controllo durante il processo di lettura intonata.
Questi obiettivi (fondamentali per uno studente che aspira alla carriera di musicista) sono stati raggiunti partendo dalla definizione di un metodo di studio. Pare scontato, ma è proprio attraverso l’applicazione di procedure chiare e semplici che si ottengono i risultati migliori.
Una delle caratteristiche del metodo passa attraverso la conoscenza dei “campi armonici” e dalla comprensione delle strutture base del linguaggio musicale, ivi comprese le strutture ritmiche base.
A questo punto con il gruppo si è lavorato attorno alla costruzione di una modalità di approccio alla lettura alternativa a quella tradizionale utilizzando i soli codici di notazione musicale non formale: le lettere (Kodaly), i numeri (Chevé e Ward) e una notazione mista utilizzata per gli intervalli (Piffaretti) ed estesa all’intonazione melodica su bordone implicito ed esplicito (Piffaretti).
In ambito ritmico l’utilizzo dell’approccio coi numeri (già citati nell’articolo precedente) ha consentito di ridurre notevolmente il margine di indeterminatezza insito nella notazione formale, in particolare in presenza di multimetria o polimetria.
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Nella prima parte del percorso, si sono definite le basi per l’acquisizione del controllo dell’intonazione dell’intervallo e, successivamente si è proceduto con la costruzione di modelli replicabili costituiti da elementi ridondanti (l’attenzione doveva essere rivolta alla capacità di riconoscere strutture ripetitive associandole a un “gesto o modulo” sonoro).
Procedendo in questa direzione si è cercato di favorire negli studenti lo sviluppo della capacità di riconoscimento rapido di strutture ridondanti presenti all’interno di una melodia, sviluppando in questo modo la consapevolezza di uno spazio sonoro finito costituito da un corredo di altezze riconducibili ora al modo maggiore, ora al modo minore ma anche verso sistemi sonori più complessi o con una quantità di altezze inferiori o superiori a sette.
Dopo aver acquisito il controllo dell’intonazione, nel passaggio successivo il gruppo ha iniziato a lavorare sulla transizione delle abilità di lettura e intonazione acquisite nel contesto della notazione musicale atipica verso il sistema di notazione musicale formale.
Da un punto di vista meramente procedurale, il lavoro si è svolto principalmente sugli elementi acquisiti in precedenza favorendo il rinforzo del principio di recupero dell’informazione, per esemplificare: una triade maggiore mantiene le stesse “sonorità” indipendentemente dal punto di intonazione scelto e dalla successione dei suoni cui è formata: 135 (dms) o 315 (mds) o 153 (dsm) ecc.