SING READING. APPRENDERE LA LETTURA MUSICALE CANTATA

di Piero Chianura

Quando si tratta di insegnare canto ai bambini, usare un metodo che affianchi il solfeggio tradizionale alla lettura cantata consente di tenere alta l’attenzione dell’allievo nei confronti dello studio. Lo ha sperimentato in prima persona Claudio Fenoglio, maestro del Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino, che basa da tempo la sua attività di direzione corale su un proprio metodo che insegna ai ragazzi la lettura degli spartiti, ora diventato un testo per Volontè&Co. Scritto in collaborazione con il pianista, compositore e co-direttore corale Fabio Banchio, Sing Reading è articolato in dodici unità ed è accompagnato da oltre un centinaio di tracce audio. Incentrato sulla pratica vocale, si rivolge a un ambito musicale tra i più penalizzati dal distanziamento imposto dalle restrizioni anti Covid-19, pur con qualche risvolto non del tutto negativo sull’attività corale dei ragazzi, come ci raccontano Fenoglio e Banchio in questa intervista.

MusicEdu I protocolli che avete dovuto rispettare finora nello svolgimento dell’attività corale hanno reso molto difficile lavorare con i ragazzi?
Claudio Fenoglio Attualmente in teatro, un coro può esibirsi solo dopo tampone e con un distanziamento di due metri tra una fila e l’altra e di un metro e mezzo all’interno di ogni fila. Nel caso di un’opera lirica invece occorre usare anche la mascherina, perché si è in movimento. È a queste disposizioni che ci siamo dovuti attenere al Regio di Torino. Se vengono mantenuti gli attuali protocolli di distanziamento, ormai noi siamo attrezzati per continuare a lavorare. Abbiamo lavorato online per dei mesi, con un tipo di formazione che a me non dispiace, ma per fare coro bisogna poi essere in presenza e condividere uno spazio fisico. Il lavoro online mi ha comunque permesso di concentrarmi di più sulla solistica e insistere su alcuni aspetti della vocalità e della lettura su cui non c’è mai tempo di soffermarsi normalmente, perché quando sei in produzione con le opere e con i concerti durante il corso dell’anno, non hai mai tempo per lavorare dal punto di vista teorico.
Fabio Banchio Premesso che il mio ruolo all’interno del coro (Piccoli Cantori di Padre Medaille, NdR) è quello di pianista e compositore/arrangiatore delle parti vocali, durante il lockdown non abbiamo fatto lezioni online perché i bambini erano già impegnati con la didattica a distanza a scuola. Quando siamo tornati a lezione in presenza, invece, abbiamo dovuto spostare le prove del nostro coro dalla sala tecnologicamente perfetta che usiamo di solito a una palestra, proprio per garantire il distanziamento di due metri tra direttore e prima fila e un metro tra un corista e l’altro. Fortunatamente i bambini vengono tutti dalla stessa scuola e dunque non abbiamo il problema di dover registrare l’ingresso di esterni. Resta il fatto che non ci sono luoghi in cui poterci esibire al momento.

MusicEdu L’essenza del coro è la percezione di un’unica voce a cui contribuisce proprio la vicinanza dei coristi e la disposizione delle sezioni. Inoltre la riverberazione degli ambienti molto ampi necessari al distanziamento creano problemi all’ascolto individuale del corista.
Claudio Fenoglio Si sa che un coro deve comunque cantare in un’acustica più riverberata e non secca, e che già cantare in esterno è un enorme problema, visto che la maggior parte dei sistemi di amplificazione con cui ci troviamo a lavorare non è di qualità o è mal gestita, c’è però un fatto: sui bambini con cui io ho a che fare, che hanno età tra i 9 e i 15 anni, e che sono un po’ più strutturati musicalmente rispetto a bambini di altre realtà corali, non è del tutto negativo spazializzare un po’ il coro dal punto di vista didattico. La tendenza ad aggregare tanto e a trovare in ogni sezione una voce guida alla quale tutti gli altri coristi si affidano è un procedimento tipico di tutti i cori, ma aprirsi può voler dire responsabilizzare. Ho notato infatti che bambini anche piccoli, sollecitati dalla responsabilità di essere non solo udibili ma anche visibili individualmente da parte del pubblico, si sono dati molto da fare.

MusicEdu Ci sono problemi maggiori nei cori polifonici che hanno sezioni ben distinte e voci adulte di colore diverso.
Claudio Fenoglio Certo. Il coro di voci bianche ha un unico colore per definizione. Io stesso non uso la classica distinzione delle sezioni, ma le distinguo come voci 1, 2 e 3, dove la voce 3 si distingue dalla 1 per estensione vocale, cioè per la facilità di cantare su un registro più alto. Nel registro grave o centrale chiedo di lavorare un po’ con il suono di petto, che io non amo in generale e che caratterizza di più molti cori esteri abituati a spingere molto e anche un po’ di gola. Ne ho anche io la necessità sulla voce 3 quando le voci sono molto divise ed è sul registro grave che si ha bisogno di maggiore spinta.

MusicEdu Con il distanziamento avete scoperto qualcosa di nuovo sui singoli coristi che non avevate inquadrato prima?
Claudio Fenoglio Io seguo i ragazzi già singolarmente e so già quali di loro hanno qualità e affidabilità, che per noi significa presenza a quello che è un lavoro finalizzato all’esibizione sul palcoscenico in teatro. Durante il lockdown ho notato che i ragazzi sono stati molto rapidi nel riadattarsi e nel rimettersi in piedi, molto più di noi adulti. A fine dello scorso luglio/primi di agosto era prevista la rappresentazione dei I Pagliacci e così ho fatto avere loro lo spartito e le basi usando mezzi che non avevamo mai usato, come la condivisione dei file sul Drive del teatro, e quando è stato il momento di fare la prima prova dell’opera, erano già abbastanza pronti da dover solo lavorare di fino. Soprattutto lo hanno fatto in un tempo che se avessimo lavorato in presenza sarebbe stato almeno il doppio. Così ho deciso di mantenere questo modo di lavorare anche nella normalità.

MusicEdu Veniamo a Sing Reading. Quando nasce l’idea di questo metodo?
Claudio Fenoglio L’idea nasce ben prima del Covid da una necessità concreta che era quella di impostare un lavoro con bambini anche molto piccoli per un percorso di preparazione all’attività corale. Il Teatro Regio aveva una convenzione con il Conservatorio di Torino per insegnare loro la lettura della musica e il solfeggio, ma in realtà io ho sempre promosso un lavoro di lettura cantata, cioè ho voluto sempre far coincidere fin dall’inizio il segno grafico sullo spartito con un intervallo e con un ritmo vissuto, non con un’astrazione di teoria ritmica e percezione musicale. A un cantore non serve come a un violinista la certificazione C per l’ammissione al Conservatorio, ma serve imparare a intonare gli intervalli di base avendo percezione di cos’è una terza maggiore o una quinta e muoversi bene con la lettura ritmica fino a una difficoltà media o anche medio-bassa, perché una partitura corale, che non sia musica contemporanea, non presenta cose così difficili da eseguire. Se penso a Carmen, Boheme, Tosca o Turandot, raramente mi avventuro in parti vocali dove la scrittura sia molto frastagliata. Ho fatto studiare cose più complesse perché fa un gran bene al coro in generale, ma non è il focus del nostro lavoro. Secondo noi, un bambino deve ricevere da un corso del genere quello che abbiamo cercato di mettere in tutti i modi nel libro e cioè la capacità di partire da una traccia audio per associare un do o un re con qualcosa che sta anche ascoltando. Per questo in Sing Reading ci sono le basi e, grazie a Fabio che ha fatto un gran lavoro di armonizzazione, di esecuzione pianistica e registrazione, abbiamo scelto di realizzarle usando due voci femminili che sono molto vicine alle voci bianche, perché anche loro arrivano da quell’esperienza. Il metodo sottintende un’impostazione legata al periodo d’oro della coralità non solo infantile ma certamente per la voce chiara che è quella quattro/cinquecentesca di compositori come Orlando Di Lasso e i suoi Bicinia, che sono il modello dei nostri contrappunti a due voci, dal punto di vista dell’atteggiamento vocale. L’aspetto della vocalità sottintende anche i brani che utilizzano l’armonia blues, dietro cui c’è un taglio sempre vocale.
MusicEdu Concretamente, come avviene il lavoro di preparazione attraverso Sing Reading?
Claudio Fenoglio A lezione si assegna al bambino un piccolo brano alla volta da studiare a casa usando la duplice formula del play along e del demo (base di pianoforte con e senza parte vocale, NdR). Ora stiamo applicando tantissimo il metodo dopo averlo testato con i nostri allievi e in questi mesi ho visto un immediato avvicinamento alla lettura in chi inizia con una traccia e non quella dissociazione che ho sempre notato molto forte nel momento in cui studiavano a casa sui metodi classici, e solo se erano in grado di suonare le note su una tastiera.
Fabio Banchio Il modello che forniamo è una voce bianca intonata e curata ritmicamente che crea il desiderio di fare lo stesso.
Claudio Fenoglio La dimensione dell’imitazione è importante nei bambini, che poi diventano autonomi con l’aiuto dell’insegnante. E questa dimensione sta portando molti dei miei ragazzi a voler fare un percorso che li porti alle certificazioni del Conservatorio, a partire dal cantato e non dal solfeggio.

MusicEdu Il fatto di non utilizzare tracce di brani appartenenti a un repertorio noto non rende più difficile questo processo imitativo?
Fabio Banchio Noi ci siamo chiesti se scegliere melodie note oppure no. Poi ci siamo resi conto del fatto che queste melodie note sono tratte da composizioni strumentali che hanno estensioni non adatte e non consentono il “controllo della materia”. Così abbiamo deciso di scrivere noi le melodie ma dandoci delle regole. Abbiamo scelto di non andare oltre alle due alterazioni in chiave e di progredire in maniera graduale, introducendo un accompagnamento sempre in linea con le difficoltà del brano. Il tutto scritto nel registro corretto senza forzature. Abbiamo deciso anche gli stili delle nostre melodie: passiamo da sonorità “barocche” ad altre che rimandano al mondo del jazz e del pop e i canoni sono costruiti secondo modelli che si rifanno al contrappunto serio, anche piuttosto complessi da cantare. Lavorare a casa in pre-produzione sui brani originali ci ha permesso anche di valutare tutto limando fino all’ultimo le velocità, il controllo dell’estensione e la diversità dei brani. Ne è uscito un libro in grado di offrire materiale originale utile anche in preparazione agli esami ministeriali, dove non fanno cantare una melodia nota, ma una melodia originale scritta da loro. La disponibilità delle doppie tracce, con e senza parte vocale, permette ai ragazzi un po’ più grandi di studiare in autonomia con una qualità audio elevata, visto che le registrazioni le abbiamo fatte in uno studio professionale con un pianoforte Steinway e un microfono Neumann, oltre che con belle voci.
In definitiva, i bambini non si fanno problemi circa l’originalità del brano ma vengono attratti da alcune caratteristiche che li colpiscono e li aiutano a ricordare. Il nostro non è un testo di armonia e di lettura, ma permette di concentrarsi sul cantato leggendo in maniera graduale, proprio grazie alla scrittura di melodie originali. Nel secondo volume di Sing Reading l’idea è quella di creare un’interazione con il bambino, dandogli la possibilità di costruire delle melodie e dei testi, supportati dal video.
Claudio Fenoglio Nel secondo volume porteremo avanti le difficoltà della lettura con materiale nuovo e più complesso, ma soprattuto inseriremo nuovo materiale destinato ai docenti. Abbiamo pensato a un prontuario sotto forma di video che prenda per mano il docente dandogli la possibilità di acquisire in maniera diretta gli strumenti per approcciare alla vocalità, compresa la gestualità per la direzione del coro. Quello che mi convince ogni giorno di più di quanto possa essere utile il nostro testo sono le lamentele di tutti i direttori dei cori di voci bianche dei grossi teatri che si lamentano del fatto che i bambini non si esercitano nella lettura degli spartiti. Abbiamo pensato anche di concentrarci sul testo, perché nelle pubblicazioni per canto, il rapporto tra testo e musica non è sempre curata, soprattutto nei primi studi.

MusicEdu Correggerete finalmente tutti gli accenti e le sillabazioni sbagliate che girano anche nel mondo della didattica vocale?
Claudio Fenoglio Gli spartiti di operine per ragazzi, anche di case editrici importanti, sono spesso pieni di errori. Non solo musicali relativi all’armonia, ma anche, banalmente, di impaginazione e stampa che li rendono illeggibili, con caratteri minuti e sillabazioni mal distribuite musicalmente, che devi correggere prima di darle in mano ai bambini. Il terzo volume vorrebbe essere invece repertorio, particolarmente delle operine, il cui uso è stato necessario soprattutto nel periodo del lockdown. Le operine sono costituite da un copione di una fiaba più o meno nota di durata complessiva di 15/20 minuti, all’interno della quale esistono anche una serie di brani facili che vengono collocati nella storia. Vorremmo produrre partiture di qualità e ben stampate accompagnate da basi suonate con strumenti che non siano quelli elettronici inaccettabili che si trovano in giro.

MusicEdu Un repertorio sviluppato ad hoc sarebbe fantastico per sviluppare la pratica corale, visto che è proprio la ricchezza e la qualità del repertorio a favorire l’interesse di direttori ed esecutori nei confronti dei generi musicali.
Claudio Fenoglio Oggi in Italia c’è finalmente interesse ma il problema è proprio il livello. Pierangelo Valtinoni, uno dei compositori più quotati sulle opere per voci bianche a livello europeo, è veramente molto in alto, ma il livello di cui abbiamo bisogno è anche quello più veloce e basso che ponga però la qualità al centro, perché dovrebbe andare nelle mani di operatori musicali. Anche una maestra o un maestro elementare dovrebbe essere in grado di mettere in piedi un’operina. Il che sarebbe un risultato fantastico perché un bambino conoscerebbe il teatro, il teatro d’opera, il canto corale magari anche solistico e la lettura di un testo.

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