MAURIZIO DISOTEO. MUSICOLOGIA AUTOBIOGRAFICA

di Antonella Zenga e Carmelo Farinella

Da poco è stato pubblicato La Musica scrive la vita. Note per una musicologia autobiografica, ultimo lavoro di Maurizio Disoteo. Il libro edito da Mimesis nella collana Quaderni di Anghiari-Gialli, è frutto della collaborazione con la Libera Università dell’autobiografia di Anghiari, con cui l’autore ha condiviso fin dalle origini le esperienze sviluppate nel gruppo di ricerca dedicato alle “Autobiografie musicali”.
Per conoscere l’evoluzione di un lavoro che ha mosso i suoi primi passi alla fine del secolo scorso, MusicEdu ha intervistato Maurizio Disoteo fondatore del centro Maurizio di Benedetto, docente presso il Centro Artiterapie di Lecco e collaboratore della LUA Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.

MusicEdu Nel tuo lavoro hai approfondito alcuni concetti rilevanti della personalità, ovvero l’identità e l’autobiografia musicale. Ce ne vuoi parlare?
Maurizio Disoteo Negli anni Novanta per alcuni educatori musicali si cominciò a sentire l’esigenza di incentrare l’esperienza sonora non tanto sull’ascolto di musiche scelte a priori dall’operatore, ma tenendo conto dell’identità musicale dei destinatari. Il riferimento era un modello educativo che, in una visione centrata sull’allievo, non perseguisse solo una trasmissione di contenuti e abilità, ma fosse in grado di offrire un’esperienza capace di valorizzare le diversità. Il discorso autobiografico è emerso in maniera preponderante grazie alla collaborazione con Duccio Demetrio, fondatore della Libera Università dell’Autobiografia, che ha introdotto in Italia il metodo autobiografico per la formazione. Emerse allora la necessità di parlare dell’identità in termini narrativi e autobiografici. È in questo senso che mi ha affascinato il rapporto fra identità musicale e autobiografia.

MusicEdu Nell’ambito del concetto di identità musicale ci sono molti punti di contatto con il principio dell’ISO e dell’Identità Sonora di Rolando Benenzon: tu cosa ne pensi?
Maurizio Disoteo Ci sono sicuramente connessioni fra l’identità musicale e l’ISO anche perché in Italia il concetto di identità musicale ha iniziato ad affermarsi ad Assisi, dove presso la sezione musica della Pro Civitate Christiana si organizzavano incontri dedicati sia all’educazione musicale sia alla musicoterapia. L’identità musicale non è qualcosa di statico, ma si crea e si modifica attraverso la relazione con gli altri, così come l’identità in generale. Identità e alterità si alimentano reciprocamente. Ogni individuo presenta tante identità e quindi tante autobiografie, che sono legate ai luoghi e ai momenti che ciascuno vive sul piano sociale. C’è un’identità religiosa, sportiva, lavorativa, culturale, familiare… L’identità individuale si adatta nell’incontro con ogni identità collettiva. Le nostre identità sono una sorta di teatro sociale spesso ben armonizzate fra loro. La musica è un fattore di modificazione dell’identità e dell’autobiografia. Questa non va pensata solo come retrospezione della propria musica, ma anche dei suoni che l’hanno caratterizzata. Il paesaggio sonoro che ha accompagnato lo sviluppo dell’identità in ogni suo periodo di vita è ricco di suoni e voci che implicano la relazione. Non a caso l’antropologia della musica parla adesso di acustemologia, ovvero di rapporto con lo spazio, l’ambiente, gli altri.

MusicEdu Oggi si torna a parlare molto di identità, spesso con accenti forti che non consentono di aprirsi all’altro su un piano multiculturale. Come furono affrontati questi temi negli anni Novanta e cosa avviene oggi?
Maurizio Disoteo In quegli anni nelle scuole c’erano molti corsi sull’intercultura. Attualmente c’è molto meno, sebbene sia stata istituita una classe di concorso di italiano per gli alunni neo arrivati, un aspetto importante, ma insufficiente. L’identità può diventare una prigione, impedire la crescita e il cambiamento. Spesso il concetto di identità fa sorgere malintesi: come detto, l’identità non è qualcosa di statico, ma si modifica proprio nell’incontro con l’altro. Tuttavia a volte tendiamo a difenderla oltre misura come per esempio capita se c’è un background migratorio. Anche per questo occorre che l’operatore promuova nel soggetto un’identità dinamica nel rapporto con gli altri.

MusicEdu La tua recentissima pubblicazione La musica scrive la vita risulta stimolante perché viene approfondita l’indagine sulla propria musicalità e la conoscenza di sé nell’interazione con il musicale. In questo senso quale legame c’è con la scelta e la pratica di uno strumento?
Maurizio Disoteo Se è consapevole, la scelta di uno strumento dice qualcosa su di noi. Per questa ragione occorrerebbe lavorare a favore anche di un orientamento strumentale. Lo strumento può rappresentare un modo di essere in termini di postura, gestualità, ma anche da un punto di vista simbolico o rappresentativo. Ricordo la risposta di una ragazza che alla domanda su quale strumento avrebbe voluto essere, rispose “Una chitarra, perché tutti l’abbracciano”. 

MusicEdu La musica sollecita emozioni che possono essere le più disparate. Questo incontro con le proprie emozioni può procurare disagio?
Maurizio Disoteo Nel mio libro viene sottolineata l’emotività nel racconto della propria autobiografia ma è bene sottolineare che è sempre possibile raccontare ciò che vogliamo omettendo ciò che non vogliamo. Ho svolto molti laboratori autobiografici sia in generale che incentrati sulla musica, talvolta è emersa l’espressione forte dell’emotività. Ritengo che occorra sempre verbalizzare la possibilità di non partecipare a un’esperienza che possa risultare destabilizzante per l’individuo. Per questo motivo nei laboratori autobiografici prediligo musiche non molto conosciute. L’autobiografia musicale consente una maggiore conoscenza di sé, un tempo di cura per se stessi ed è anche democratico, perché tutti possono esprimersi e non solo gli esperti che vantano un’ampia conoscenza musicale. Ciascuno è spinto a raccontare la propria esperienza musicale in un confronto con gli altri in cui tutti sono competenti. L’educazione musicale oggi è una materia complessa anche perché i ragazzi hanno una competenza in alcune aree musicali che, per la maggior parte dei casi, non collimano con quelle dell’insegnante. Anche per questo è importante parlare di democrazia musicale. 

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