LA MUSICOTERAPIA COME CURA DI CHI SI PRENDE CURA DEGLI ALTRI

di Antonella Zenga

È appena trascorso un biennio caratterizzato da preoccupazioni per il futuro. La pandemia ha modificato abitudini di vita, creando disagi profondi nelle famiglie e nei luoghi di lavoro. Come non bastasse, sul diffuso senso di precarietà si è innestata la minaccia di una guerra vicina e distruttiva. In questo contesto complesso sul piano emotivo e psicologico la MT si pone a pieno titolo come intervento di sostegno in una visione biopsicosociale.

Si è molto parlato ultimamente di sindrome del burnout, particolarmente temuta per i professionisti sanitari sottoposti a condizioni di stress così prolungate e quindi potenzialmente esposti a possibile stato di esaurimento fisico ed emotivo. Se allarghiamo lo sguardo, la realtà presenta un bisogno sociale di cura e autocura, che emerge particolarmente nella famiglia e negli ambienti educativi: genitori impegnati nella cura dei figli e figli in quella dei genitori improvvisamente fragili e soli; rapporti familiari da ricostruire; insegnanti ed educatori alle prese con il caos della DAD.
La MT può rispondere a tutto ciò costruendo una rete comunicativa e affettiva, che parta dal bambino/ragazzo coinvolgendo la famiglia, ora più che mai intesa in una visione intergenerazionale, dato ciò che la pandemia ci ha lasciato, e coinvolgendo se possibile educatori e docenti. La MT si basa sulla comunicazione non verbale che permette, aggirando le funzioni cognitive, di contattare attraverso il suono e la musica, emozioni e sensazioni di cui non sempre si è consapevoli. Tramite l’uso del corpo, della voce e degli strumenti essa consente alla persona di mettersi in gioco, condividendo e comunicando stati d’animo in un gruppo, aprendosi alla relazione e alla socialità, così carente in questi ultimi tempi. In questo panorama  caratterizzato da stress e rapporti fragili, la MT è uno spazio di ascolto reciproco e di sé, prezioso aiuto e cura per chi si prende cura degli altri.

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